Il Nazareno “è pronto a sostenere qualsiasi scelto del governo utile a contenere la pandemia”, chiarisce Zingaretti, dopo che il costituzionalista dem Ceccanti si era espresso positivamente sull’apertura di Conte a un passaggio parlamentare. Fallisce così il tentativo di FI di creare un fronte trasversale. Ma nella maggioranza c’è ancora chi scalpita
La questione della proroga dello stato d’emergenza per gestire ogni possibile sviluppo relativo alla diffusione del coronavirus vede sempre il centrodestra sulle barricate – e non manca di attraversare trasversalmente anche qualche settore della maggioranza – ma è Nicola Zingaretti a ‘blindare’, almeno sul tema, Palazzo Chigi. “Il Pd è pronto a sostenere qualsiasi scelta del governo utile a contenere la pandemia”, chiarisce il segretario Pd che con la sinteticità di Twitter annota ancora solo, ma significativamente, che “chi nel mondo non lo ha fatto sta pagando un prezzo drammatico”.
Non riesce dunque il tentativo di creare un fronte trasversale messo in atto da FI. “Ai 5 stelle non chiediamo niente, sarebbe pretendere troppo, ma ci rivolgiamo invece a Partito democratico e Italia viva, affinché dicano no a questa inutile incoronazione pretesa da Conte”, è l’appello che arriva da Mariastella Gelmini. Vero è che Davide Faraone, capogruppo dei senatori Iv, non lesina critiche a Palazzo Chigi: “La proroga dello stato di emergenza fino a fine anno rappresenta un problema enorme per la nostra economia, che stava piano tornando a una seminormalità”, avverte. L’esponente renziano non manca di aggiungere che “francamente le decisioni del presidente Conte lasciano interdetti per vari motivi” e dice che “come troppo spesso è accaduto negli scorsi mesi, il premier confonde le conferenze stampa con le aule parlamentari”.
Dal Pd, era stato, in effetti, il costituzionalista, e deputato, Stefano Ceccanti a segnalare che “nella serata di ieri è giunto un importante chiarimento sulla necessità della presenza del presidente del Consiglio in Parlamento prima dell’eventuale proroga dello stato di emergenza, per spiegarne motivi e modalità, oltre che per ricevere indirizzi delle Camere, nella fisiologia di un sistema parlamentare di una democrazia consolidata”.
Lo stesso Ceccanti osserva che “dal momento che martedì è già previsto un intervento del ministro Speranza, in origine pensato solo per illustrare gli intenti fino al 31 luglio, senza sminuire in nulla il decisivo intervento successivo del presidente del Consiglio, è lecito però attendersi già alcuni primi chiarimenti sugli indirizzi che stanno maturando nell’esecutivo per la fase successiva”. E sempre da Leu, Stefano Fassina non nasconde di ritenere “preoccupante la proroga dello stato di emergenza proposta dal governo, sia per le implicazioni sul terreno sanitario, economico e sociale, sia sul terreno democratico”. “Sui rischi per la salute, l’affidabilità del ministro Speranza è provata sul campo ma la dichiarazione dello stato di emergenza non può essere semplicemente oggetto di un’informativa del presidente del Consiglio alle Camere”, chiarisce il deputato. “Il governo deve continuare a mettere la salute dei cittadini al primo posto e avere come asse portante della sua strategia di contrasto al Covid 19 il principio di precauzione.
L’eventuale proroga al 31 dicembre dell’emergenza nazionale per il Covid 19 non ha nulla a che vedere con i pieni poteri al presidente del Consiglio sul modello di Orban in Ungheria”, taglia corto da Leu il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro.
Roberto Calderoli non molla e accusa: “Con l’emergenza Covid, il governo si e’ indebitamente appropriato di pieni poteri straordinari attribuibili, come previsto dall’articolo 78 della Costituzione, solo nello stato di guerra, stato che deve essere deliberato dalle Camere. Quindi il governo si è mosso fuori dal solco della carta costituzionale”.