L’allontanamento dalle famiglie da parte di minori, resta un argomento sempre troppo delicato e di cui troppo spesso si conosce poco o nulla. Ed è per questo che la psicologa forense Maria Barbarisi ha deciso di realizzare un’opera di divulgazione sui social con lo scopo di aiutare le persone in difficoltà.
La psicologa forense oltre a lavorare per il Tribunale di Roma e Velletri collabora con diverse associazione per la tutela dei bambini e delle donne. Fra queste, spicca l’associazione Scarpette Bianche e Rinasco da ME nel Diritto.
Allontanamento dalle famiglie: un po’ di dati in Italia
Dal 1 gennaio 2018 al 30 giugno 2019 sono stati circa 12.338 i minori allontanati da entrambi i genitori e collocati in quello che viene definito “ambiente terzo” con un ritmo di circa 23 collocamenti al giorni. Questo termine si riferisce ad altre famiglie, strutture o comunità.
Di questi, circa il 12,5% dei bambini allontanati (all’incirca 1540 bambini) sono tornati nelle famiglie d’origine.
Negli ultimi anni, la politica non ha potuto spezzare il meccanismo per cui ad assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti, la maggior parte dei quali svolgono il proprio mestiere in modo encomiabile, è per permesso di decidere senza alcuna forma di reale controllo preventivo o successivo, del destino dei bambini allontanati.
I genitori hanno il sacrosanto diritto di difendersi e spiegare le proprie situazioni sin dall’inizio del procedimento che porta all’allontanamento del minore. Il bambino deve avere un suo rappresentante autonomo, il curatore speciale, che potrà rappresenterne gli interessi e le istanze affettive. Le indagini eseguite dagli assistenti sociali devono essere documente e quando possibile videoregistrate.
I consigli di Maria Barbarisi: come tutelare le famiglie?
Maria Barbarisi nei suoi video parla proprio di questo: della salvaguardia delle famiglie ed in particolar modo dei minori a rischio allontanamento. Con il suo lavoro, la psicologa forense, non vuole mettere in discussione il sistema di allontanamento dalle famiglie. Tutt’altro. Lei non giudica l’operato degli assistenti sociali ma alcuni fatti di cronaca (vedasi le indagini a Reggio Emilia) hanno destato alcuni sospetti. Per questo motivo, il duplice compito che la dottoressa si è prefissata è la tutela dei minori e delle famiglie e allo stesso tempo conferire nuovamente credibilità ai servizi sociali che operano per il bene della Comunità.
Nel suo ultimo video, Maria Barbarisi ha parlato su come comportarsi in caso di segnalazione da parte delle istituzioni che possono convergente in un probabile allontanamento dei minori dalle famiglie. In circa sei minuti spiega come rapportarsi con gli Enti incaricati per la procedura e lo fa focalizzandosi su alcuni aspetti importanti:
- presentarsi davanti a tali enti con un avvocato penalista e civilista;
- farsi accompagnare anche da uno psicologo forense/psicoterapeuta che abbia un master in criminologia/psicodiagnosta che possa evidenziare eventuali incongruenze nella procedura durante il CTU;
- non presentarsi mai da soli senza qualcuno che tuteli gli interessi del protagonista della vicenda.
Un’importanza fondamentale ce l’ha il verbale redatto al termine del CTU poiché, tramite il consulente di parte, è possibile sollevare delle questioni se ci sono irregolarità. Qualora non fosse possibile permettersi un consulente di parte, l’avvocato può essere presente durante la perizia da parte del giudice e riscontrare delle illegittimità nella procedura. Allontanare dalle famiglie un bambino è un’operazione che deve essere valutata attentamente e che non può essere effettuata con leggerezza. L’allontanamento è un prezzo enorme da pagare per i minori, un trauma con cui dovranno convivere per tutta la loro vita. Per questo bisogna ponderare attentamente questa scelta e domandarsi se ne vale la pena portare a termine lo procedura o aiutare la famiglia a trovare una soluzione. Ovvio che se questa operazione può aiutare il minore e non ci sono scelte è un sacrificio che va affrontato. L’importante è che si tenga presente una cosa: la vita di un bambino non è una merce di scambio.
Gabriele Proto