“Oggi la vostra amarezza, la vostra delusione, è anche mia, ed è quella del gruppo straordinario che in questo anno ha lavorato con impegno e abnegazione. Un impegno che, a volte, non è sempre tangibile e resta dietro le quinte, nel lavoro quotidiano che ogni singolo membro di questa famiglia ha profuso instancabilmente dal primo all’ultimo minuto di questa stagione. Abbiamo commesso qualche errore, ma è da qui che vogliamo e dobbiamo ripartire, tenendo stretto quanto di buono è stato costruito imparando dagli errori, stringendoci ancora di più a una piazza straordinaria che non ci ha mai fatto mancare il suo supporto. Reggio Emilia deve essere solamente una tappa del nostro percorso di crescita. Non ci fermiamo, la nuova stagione è già oggi, il nostro percorso continua con la stessa forza e la stessa carica e lo stesso entusiasmo del primo giorno. Ripartiamo! Facciamo lo insieme perché Noi Siamo Bari”.
Questa la sintesi della lettera divulgata ieri pomeriggio dall’Amministratore Unico del Bari Luigi de Laurentiis da dove si evince la volontà di dimenticare l’immediato passato e pensare sin da subito al futuro che prevede una ripartenza repentina con entusiasmo ammettendo, tuttavia, di aver commesso quale errore anche se molte cose sono state fatte bene, errori e positività dalle quali ripartire.
Resta di fatto che, nonostante i 27 turni senza sconfitta, nonostante Vivarini abbia risollevato il Bari dall’undicesimo posto fino a portarlo al secondo ed in finale playoff, e considerate le aspettative iniziali, c’è da ammettere che si è fallito l’obiettivo. Perché la verità è questa senza tanti e troppi giri di parole. E quando l’obiettivo in un’azienda (perché il Bari di De Laurentiis, al pari del Napoli, è un’azienda che deve produrre profitto e parallelamente infondere gioie ai tifosi) fallisce l’obiettivo, occorre individuare i “colpevoli” e allontanarli con garbo e con misura. E’ sempre stato così nelle aziende funzionanti a regime come è adesso il Bari. Nelle precedenti stagioni soprattutto in quelle dei Matarrese – si ricorderà – quando si falliva l’obiettivo (che poi l’obiettivo che era sempre quello della promozione in serie A si costruiva con l’improvvisazione e senza specifici programmi ad hoc), si tendeva a non allontanare mai i responsabili in quanto diventavano personaggi di famiglia e, come tali, Matarrese non se la sentiva di sollevarli dall’incarico per una questione di affetto, segno tangibile che quella non era un ‘azienda ma una società a carattere familiare.
Il problema, magari, sarà quello di individuare il responsabile di questa disfatta. Si parla tanto di Matteo Scala e di Vincenso Vivarini, reo, quest’ultimo, di non aver dato una identità di gioco alla squadra, di aver giocato quasi sempre per il pareggio e quasi mai per la vittoria: troppi in effetti, i pareggi deleteri conseguiti soprattutto quelli ottenuti quando si era in vantaggio, dimostrando incapacità nella gestione del risultato, anche leggendo male la gara, e sbagliando quasi sempre i cambi, ma potrebbe essere pure che i cambi non fossero all’altezza, dunque la responsabilità di Vivarini cadrebbe e si punterebbe l’indice verso Scala. Queste, almeno, sono le considerazioni dei tifosi circolanti sul web.
Ma, a prescindere da tutto, è tempo di riflessioni sul da farsi anche se c’è da tener presente due diversi possibilità: quella di rimanere in serie C – la più probabile – e quella di un eventuale, difficile, ripescaggio in serie B. E se si ripartirà dalla serie C la società dovrà muoversi per tempo confezionando un gruppo che sia pronto sin dall’inizio evitando di innestare nella rosa giocatori alla spicciolata come quasi sempre si tende a fare, consapevoli che fallire il secondo obiettivo potrebbe essere fatale e potrebbe ridimensionare i programmi della società che farebbe subito due conti tra quanto speso tra serie D e due anni di C senza rientrare in alcun modo nelle spese, perché questo occorre dirlo, nonostante l’amore incondizionato che la società ha profuso verso la città, la sua affidabilità e la solidità finanziaria.
Vivarini, come si sa, è legato al Bari da due anni di contratto, un allenatore capace di non perdere per ben 27 turni ma che ha perso l’unica partita valida ed utile per confermare il programma della società, e ha perso male, molto male, andando incontro ad una delle più brutte gare del Bari, anzi, forse la più brutta in assoluto, una sconfitta che ha, di fatto, alterato gli scenari tecnici ed economici. Lo stesso allenatore abruzzese, sia pur sotto voce, ha spesso ricordato di essersi trovato nella condizione di adeguare un gruppo trovatosi a disposizione poco idoneo al suo modello di gioco, per questo, probabilmente, ove dovesse rimanere (e la volontà della società è quella di confermargli il secondo anno di contratto), vorrebbe contare di più nel mercato così da trovare giocatori funzionali al progetto, pescando – aggiungiamo sommessamente noi – non proprio dalla serie A ma reperendo giocatori giovani affamati e motivati a fare bene, magari attorniandoli da giocatori esperti di categoria ma anche di B. I vari “nuovi” Corsinelli, Folorunsho e simili devono trovare spazio e non essere relegati in panchina.
Ma occorre sgombrare sin da subito il campo da pericolose iniziazioni sbagliate così come avvenuto lo scorso anno quando si decise per la conferma di Cornacchini. Occorrerà coraggio, intelligenze imprenditoriale e tecnica, nonché di volontà. Stavolta non si può e non si deve sbagliare per nessun motivo nonostante si preveda una serie C agguerrita con squadre forti e pericolose forse più di questo torneo appena concluso.
Massimo Longo