Passata con strascichi deludenti la disfatta di Reggio Emilia che, pian piano, sta venendo smaltita con ecumenica rassegnazione, si prova a pensare al futuro che, al 99%, sarà serie C con tutte le difficoltà del caso: Palermo, Catania, Avellino, Catanzaro, Monopoli, verosimilmente Cosenza, Trapani, la solita outsider e le altre che non regaleranno nulla così come è stato per l’anno appena trascorso (Ternana e Teramo, con ogni probabilità, cambieranno girone): questa sarà la nuova serie C dove il Bari ha il non facile compito (per non dire obbligo) di importarsene poco e costruire una squadra per vincere il campionato. Difficile, molto difficile, tenuto conto anche, malauguratamente, delle altre squadre degli altri due gironi ove dovesse andare di nuovo ai playoff. A ciò si aggiunga – come scrive la Gazzetta del Mezzogiorno – il terzo impegno economico cui la famiglia De Laurentiis dovrà far fronte per allestire una squadra che sia la più forte di tutti dopo i quasi 13 milioni di euro spesi tra serie D e serie C, un campanello d’allarme che la famiglia romana ha l’obbligo di tenere sotto controllo dovendo gestire al meglio le uscite che, come noto, non prevederanno entrate particolari se non quelle “misere” degli sponsor, senza dimenticare i mancati introiti, ove si dovessero riaprire gli stadi, dovuti alla scarsa presenza di pubblico dovuta al rispetto delle regole del distanziamento sociale che faranno calare notevolmente gli abbonamenti e gli spettatori paganti. A ciò si aggiunga lo scoramento diffuso per un secondo torneo in C che vedrà sicuramente un ridimensionamento del pubblico che si abbonerà, a cui si lega la diminuzione imposta dai decreti relativi alla pandemia, e si tiri la linea. Insomma, un futuro prossimo dagli scenari non facili nonostante una proprietà dalle solide certezze economiche, ma si sa, i soldi non buttano, piuttosto si investono, ma fino a un certo punto.
De Laurentiis ribadisce che il progetto proseguirà senza intoppi, per cui ci saranno nuovi investimenti che dovranno servire per allestire una squadra molto competitiva tale da rassicurare i tifosi che così da abbandonerebbero per sempre lo scetticismo e la delusione riabbracciando l’ottimismo.
Nel frattempo si sta ancora valutando se proseguire con Vivarini o affidarsi a d un nuovo allenatore. Quello abruzzese è vincolato al Bari per ancora un anno, ma è chiaro che lo stesso non ha potuto disporre del materiale che avrebbe voluto facendo di necessità virtù con ciò che si è trovato fra le mani e col quale, occorre dire, è riuscito ad arrivare in finale risultando imbattuto per ben 27 turni che, tuttavia, non son bastati ad entusiasmare, sia come gioco che come risultati, i tifosi del Bari. Se dovesse restare bisognerà accontentarlo mettendogli a disposizione giocatori capaci di integrarsi facilmente al suo modo di giocare. Se invece la proprietà vorrà affidarsi alla rosa già esistente, allora va valutato se Vivarini risponde all’identikit dell’allenatore giusto perché altrimenti ci si orienterà verso altri tecnici.
Lo scorso anno è stata allestita una rosa composta da gente di grande esperienza e di giovani, la miscela ideale per comporre un gruppo di valore, un gruppo che, debitamente rinforzato, avrebbe fatto bene, probabilmente, anche in serie B. Ma dovendo ripartire dalla serie C – prosegue ancora la Gazzetta del Mezzogiorno – occorrerà verificare le motivazioni di ognuno per proseguire in serie C perché qualcuno potrebbe ritrovarsi svuotato da ogni volontà di riprovarci.
E a prescindere da tutto, il Bari si trova con 16 giocatori di proprietà, ovvero Marfella, Frattali, Ciofani, Berra, Sabbione, Di Cesare, Perrotta, Corsinelli, Hamlili, Bianco, Scavone, Schiavone, Maita, Terrani, Antenucci e Simeri. A costoro vanno aggiunti i giocatori andati via in prestito, ovvero Nannini, Bolzoni, Kupisz e Neglia. Inoltre vanno considerati Costa, Folorunsho e D’Ursi che, essendo di proprietà del Napoli, hanno un contratto che prevede un prestito biennale, senza dimenticare il ritorno di Ferrari mandato in prestito al Livorno. Quindi il Bari si ritrova con ben 24 giocatori, due più di quelli previsti dalla normativa della Lega Pro che riduce la rosa a 22 elementi alcuni dei quali già avanti con l’età. Ovvio che qualcuno verrà ceduto, ma ciò non toglie che non ci sarà rivoluzione. Probabilmente si opterà per l’innesto di cinque-sei giocatori in grado di fare la differenza sempre che si voglia proseguire con Vivarini. Altrimenti va rivisto tutto, ma occorre fare in fretta.
Massimo Longo