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La Costituzione nel pensiero salviniano: un grave ostacolo alla conquista del tanto sospirato potere assoluto

di Raffaele Vairo

I comportamenti di certi politici mi fanno venire in mente un detto pugliese: la chitarra in mano ai cafoni. Normalmente chi ricopre funzioni pubbliche dovrebbe considerare la Costituzione come un vangelo laico e rispettarne il dettato. Invece! Ci sono parlamentari che la considerano un ostacolo alla loro attività esercitata, a loro dire, nell’interesse della Nazione. Tra costoro brillano, sena alcun dubbio, i politici della destra e, in special modo, i leghisti. Nella seduta del Senato per discutere e approvare la proroga dell’emergenza sanitaria, un senatore della Lega, rifacendosi ai suoi studi di giurisprudenza, sosteneva una strana tesi, secondo la quale  lo stato di emergenza non sarebbe previsto dalla Costituzione e, quindi, il Governo e la maggioranza che lo reggono approfitterebbero della pandemia virale per consolidare un potere illegittimo in danno dei cittadini. Conseguentemente la limitazione delle libertà costituzionali, giustificata dalla presenza del Covid 19, avrebbe quale finalità di appropriarsi di poteri non consentiti in democrazia.

Al senatore che con una certa protervia si è reso autore di affermazioni completamente destituite di fondamento, consiglierei di rileggere la Costituzione, che finora ci ha garantito l’esercizio dei nostri diritti fondamentali anche contro certe tentazioni della destra più retriva che vorrebbe riportarci al tempo dello Stato assoluto con l’attribuzione al sovrano di poteri di vita e di morte sui sudditi. La nostra Carta costituzionale ci attribuisce varie libertà (libertà di circolazione, di riunione, di associazione, di fede religiosa) che non possono essere compresse se non nelle ipotesi previste dalla stessa Costituzione (motivi di salute pubblica o di ordine pubblico). Infatti, gli articoli 16 e seguenti prevedono che il Parlamento, organo sovrano, può limitare le predette libertà per ragioni sanitarie e di ordine pubblico. In tali casi il Governo provvede con decreti legge da emanarsi per ragioni straordinarie di necessità e urgenza e da convertire in legge entro sessanta giorni (art. 77). In proposito è bene ricordare che “la mia libertà finisce dove inizia la tua”, principio efficacemente sintetizzato dal nostro Mattarella che, in occasione della cerimonia del Ventaglio, ha precisato “Libertà non è il diritto di fare ammalare gli altri”.

Dunque, la Costituzione contiene norme che conferiscono al Governo, potere esecutivo, di emanare decreti aventi forza di legge con l’obbligo ovviamente della loro conversione in legge attraverso il voto del Parlamento.

Cari parlamentari, sarebbe opportuno istituire corsi di formazione e di recupero di diritto costituzionale da rendere obbligatori per tutti i politici che esercitano funzioni pubbliche o si accingono a esercitarle.

In merito alle indagini su Attilio Fontana, il famoso sedicente rappresentante della razza bianca, il capitan fracassa, interpretando il sentimento dei leghisti di fede padana, ha affermato trattarsi di giustizia a orologeria. Come se i magistrati, nullafacenti, si fossero trasformati in agenti dei servizi segreti contrari al “grande successo” conseguito dalla Regione nella gestione della pandemia lombarda e fossero interessati a eliminare (politicamente, si intende) la classe dirigente della Lega. Ignorando, o fingendo di ignorare, che, nello specifico, le indagini giudiziarie non sono state avviate per iniziativa autonoma dei magistrati, ma per la segnalazione dell’Ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, allertato dall’Unione fiduciaria di Milano, che aveva bloccato un bonifico urgente ordinato da Fontana il 19 maggio 2020. Errore che Fontana, considerato grande e noto avvocato d’affari, avrebbe dovuto evitare.

A rafforzare certe teorie, che definire strane sarebbe un generoso eufemismo, il capitan fracassa sostiene che il voto, anche il voto regionale, è come l’acqua del Giordano che, utilizzata per il battesimo, emenda da tutti i peccati. Nello specifico renderebbe piena giustizia sia a Salvini sia a Fontana, liberandoli dall’assalto di quella che egli definisce malagiustizia. Dimentica, il nostro, che l’Italia è uno Stato democratico che rende tutti i cittadini uguali davanti alla legge. Anzi, i politici dovrebbero essere ancora più soggetti alla legge  proprio per il ruolo che ricoprono.

Raffaele Vairo

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