Lettera del segretario Pd al portavoce delle Sardine, Mattia Santori: “Gli alleati non possono sentirsi avversari”. E sul partito: “E’ ora di mettere in discussione le correnti”
Quello di Zingaretti è un vero e proprio progetto. Cambiare il Pd, anche mettendo in discussione il sistema delle correnti. Il segretario lo illustra in una lettera a Tpi, in risposta a Mattia Santori, uno dei fondatori delle Sardine. “Occorre – spiega – una organizzazione nuova al nostro interno. Che privilegi il merito, l’esperienza, la creatività, la disponibilità anche a quei lavori umili e concreti ai quali ogni dirigente, a qualsiasi livello, non dovrebbe mai sottrarsi. Significa mettere in discussione un sistema di correnti a canne d’organo dove si intende racchiudere tutto, lasciando fuori coloro che non si vogliono arruolare. Significa trasformare le correnti in aree creative di pensiero, di cultura, di egemonia progettuale e ideale. Significa capovolgere la piramide, dare ruolo ai territori e agli amministratori, ricollocare gli eletti alle differenti zone del Paese e non ai capi corrente. Significa costruire sedi autorevoli di direzione, riconosciute e di alta qualità, capaci effettivamente di costruire un gruppo dirigente attorno al segretario. Significa guardare a noi stessi, ma anche a un campo più largo di forze che pur mantenendo la loro autonomia, innervino la politica della sinistra e democratica e contino nelle scelte, per evitare che esse affluiscano e defluiscano nella scena politica come onde che non lasciano un segno”.
Ma occorre soprattutto un “lavoro culturale” perchè “l’antipolitica è un dato strutturale della società italiana” e “troppi vogliono lasciare il popolo in uno stato di poverta’ culturale” mentre “quel popolo non va respinto, ritenuto estraneo; altrimenti si diventa una oligarchia che invoca il riformismo ma realizza nel concreto la disfatta delle nostre idee. Quel popolo va affrontato, in un confronto serrato, in un corpo a corpo paziente ma risoluto, affinché si aprano spazi di dialogo vero, di reciproca conoscenza, di crescita di tutti in una esperienza comune”. “E, infine – conclude – una nuova organizzazione così come la battaglia culturale, debbono alimentare la pratica politica. La politica è sempre pratica politica, se vuole evitare di diventare ideologica o improduttiva e astratto posizionamento”.