Principale Politica Il suprematismo bianco

Il suprematismo bianco

Di Daniela Piesco

Il potere bianco (“white power”), chiamato anche supremazia bianca e suprematismo bianco è un movimento ideologico, basato sull’idea generale che gli uomini bianchi siano superiori agli altri gruppi razziali. Il termine è talvolta utilizzato per descrivere l’influenza che hanno personalità bianche nella scena politica e sociale globale.

Il movimento sposa ideologie come il supremazismo, il razzismo, l’identitarismo, il razzialismo e l’etnocentrismo, volte all’egemonia della “razza bianca” su quella nera e sulle altre.

E’ bene sapere, ai fini che sottendono le riflessioni presenti in questo articolo,che le minacce legate al terrorismo globale non si focalizzano solo sullo stato dei gruppi jihadisti, ma soprstutto sull’evoluzione del suprematismo bianco. Di fatto l’estremismo suprematista affligge regolarmente gli Stati Uniti, e questa minaccia non ha una natura solo locale ma sta manifestando le sue caratteristiche transnazionali.

Il Soufan Center, che si occupa di fornire risorse, ricerche e analisi legate a problemi di sicurezza globale e minacce emergenti ha pubblicato un report dal titolo: “L’ascesa transnazionale del violento movimento suprematista bianco”. Secondo lo studio, più di 17 mila persone provenienti da 50 Paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno viaggiato in Ucraina negli ultimi anni per combattere sia per le forze pro-ucraine che per quelle russe.

Se osserviamo come si sta sviluppando il suprematismo bianco notiamo parallelismi con l’evoluzione dei gruppi jihadisti nella seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta: come gli jihadisti, i suprematisti bianchi giustificano l’uso della violenza come autodifesa intrinsecamente necessaria a combattere la violenza degli avversari. Gli jihadisti, identificano i nemici nell’Occidente che cerca di distruggere l’Islam mentre gli estremisti suprematisti bianchi temono il multiculturalismo, l’immigrazione che porterebbe a quella che definiscono l«islamizzazione» della società.

La violenza diventa così mezzo della “guerra ideale” che conducono ma anche modello per reclutare altri sostenitori. E finisce per generare identità. La minaccia alla propria identità che questi gruppi percepiscono li rende uno lo specchio dell’altro.

Non essendo considerati gruppi terroristici i suprematisti bianchi hanno modi trasparenti e legali di finanziamento. Molti hanno sfruttato le piattaforme social per avvalersi di donatori che condividono la loro ideologia .

Il suprematismo bianco è responsabile di più morti in America che gli attacchi terroristici di matrice jihadista dopo l’11 Settembre. Per anni, l’Fbi ha generalmente descritto gli estremisti violenti di destra o come “razzisti” o come “terrorismo domestico”, e gli estremisti violenti ispirati da gruppi militanti islamici come al Qaeda e lo Stato islamico come “terrorismo internazionale .

Sfortunatamente l’America non ha trattato per lungo tempo il suprematismo bianco come ha trattato la minaccia dei gruppi jihadisti.

Il suprematismo bianco e dunque il ricorso all’uso della violenza sono stati legittimati da D.Trump durante il suo primo dibattito televisivo con l’avversario Joe Biden.

Specchio di una campagna elettorale, tra le più divisive della storia americana,è stato proprio lo scambio che ha avvolto tale dibattito : «Signor presidente, s’impegna a condannare i suprematisti bianchi e le milizie?», chiede il moderatore Chris Wallace dopo un’ora di dibattito, tendendo un filo rosso fra gli scontri seguiti per mesi alla morte di George Floyd e quelli di Charlottsville del 2017, quando il presidente addossò le responsabilità a «entrambe le parti». Trump esita, sembra quasi che stia per esprimere una condanna, invece chiama a raccolta i suoi e si lancia in un attacco agli Antifa e ai gruppi di sinistra, che ritiene gli unici responsabili delle violenze scoppiate durante l’estate in molte città americane. «Quasi tutto quello che vedo è causato dai radicali di sinistra, non è un problema dei conservatori», afferma, portando all’estremo la sua strategia del «law and order»: le rivolte sono provocate dalla sinistra, questa sarebbe l’America di Biden se venisse eletto, solo io posso mantenere sicuro questo Paese.

Le parole di Trump che, a domanda diretta, si rifiuta di fatto di rispondere, suonano come un messaggio che il presidente degli Stati Uniti ha inviato agli afroamericani in un momento di profonda divisione del Paese, travolto dalle proteste per la giustizia sociale.

Difatti ,del confronto televisivo resta soprattutto la risposta del presidente, «Stand back, and stand by» – «State indietro e state in allerta» “Stand back” significa fare dei passi indietro, ma “stand by” vuol dire essere pronti a ad agire». Insomma, indietro sì, ma state allerta.

E dunque ci sono tre cose che restano di questo dibattito : «Primo, che Donald Trump non ha denunciato il suprematismo bianco; secondo che il presidente degli Stati Uniti non ha denunciato il suprematismo bianco; terzo che il comandante in capo di questo Paese non ha denunciato il suprematismo bianco».

(Cosi’ il commentatore afroamericano di Cnn Van Jones pochi minuti dopo la fine.)

Daniela Piesco.

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