di Adriana Domeniconi
I bimbi crescono con i racconti delle favole e per questo hanno spesso la visione di un mondo fatato dove emergono e vincono quasi sempre la battaglia sul male i principi, le principesse e tutti i personaggi definiti buoni e vengono annientati, invece, tutti coloro che impersonano l’iter del male. Ma la vita, purtroppo, non è una fiaba, anzi riserva amare sorprese e i bambini quando crescono e diventano adolescenti non, tutti, perseguono quel modello di persone amabili, diligenti e con corrispondenza di sentimenti amorosi.
Molti, invece, hanno un atteggiamento violento che perpetrano soprusi ed angherie contro il più debole, la vittima predestinata, a volte, a tavolino. E disquisendo e ragionando su questo tema la nostra mente, purtroppo, fa riferimento al bullismo, nonostante tra adolescenti esistano anche altre espressioni di violenza, anche più diffuse ed estremamente gravi. Se solo dovessimo reputare che, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2 adolescenti su 50 hanno subìto aggressioni fisiche dal proprio partner già a partire dai 14–15 anni, che 1 adolescente su 10 ha paura o ha avuto paura del proprio partner e che 3 ragazzi su 50 si sentono incastrati nella propria relazione sentimentale perché vittime di un fidanzato/a che li minaccia, dovremo obbligatoriamente prendere consapevolezza di quanto sia diffusa la violenza anche nelle coppie di adolescenti.
Il 33% degli episodi di cyberbullismo è di tipo sessuale, non abbiamo idea di quante ragazze siano vittime di vendette pornografiche, sommate ai migliaia di adolescenti invisibili, quelli che la violenza la rivolgono verso se stessi, verso il proprio corpo, che si nascondono nei rifugi virtuali perché vivono in una società che non è in grado di accogliere i quasi 2 adolescenti su 10 autolesionisti.
Spesso ci chiediamo il perché di questo tipo di comportamenti, nonostante tante risposte siano già palesi, chiare e davanti ai nostri occhi. La maggior parte delle volte, la violenza è nascosta e celata dietro un’apparente normalità ed è per questo che non si riesce a capire a percepire il senso del suo dilagare fin dalla più giovane età. Ciò che preoccupa maggiormente è proprio la superficialità e la non sensibilità con la quale questi ragazzi si comportano in modo violento ritenendolo un banale gioco e un momento di divertimento.
Chi si muove senza empatia, senza rispetto di sé stesso, degli altri, degli oggetti, non è neanche in grado di dare valore a niente e a nessuno. Sono ragazzi che vivono seduti su un’altalena che si muove tra la consapevolezza di rimanere impuniti e l’inconsapevolezza di essere violenti. Sono figli di un’assenza di pilastri educativi dove i genitori sono assenti o giocano a invertire i ruoli, a voler assumere la funzione e la veste di figlio vanificando i modelli autorevoli e le alleanze educative. Sono figli del conflitto, della disgregazione familiare, scolastica e sociale.
La famiglia, molto spesso è assente e lascia un vuoto incolmabile e i ragazzi non hanno più punti di riferimento; gli insegnanti, impegnati con mille scartoffie burocratiche, dettate dalle linee guida impartite dal governo, non hanno più tempo e forse anche voglia di operare una introspezione nell’animo dell’alunno che, senza l’ausilio di un educatore, si ritrova in balia delle onde che lo travolgono. Anche perché, a volte, l’insegnante viene messo sotto accusa dal genitore del ragazzo che si sente autorizzato a difendere a spada tratta il figlio, anche quando quest’ultimo è indifendibile. Così si genera un conflitto che scaturisce nel lasciare il ragazzo senza una guida su cui contare.
Allora per l’adolescente, la cosa più semplice e facile per ottemperare a qualsiasi suo malessere o disagio psicologico è quello di rivolgersi al compagno di turno che spesso è portato a elargire consigli errati perché nemmeno lui ha in seno la serenità, la tranquillità che dovrebbe albergare nel cuore di un giovane seguito e confortato da adulti che siano veramente dei maestri di vita, dei pedagoghi che si prendano il compito di traghettarlo lungo l’iter e l’excursus vitae del ragazzo. . Quindi se l’ambiente in cui i fanciulli crescono e si muovono non è in grado di rispondere in maniera efficace alle loro richieste, si determina in loro un deficit nel riconoscimento e nella regolazione delle emozioni, che rischia di guidarli ancora di più verso manifestazioni comportamentali dirompenti e violente.
Alla base dei problemi relazionali c’è l’incapacità di riconoscere, utilizzare e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle dell’altro, aspetto che porta inevitabilmente a fenomeni come il bullismo, l’aggressività e la violenza. Siamo circondati da una nube di malsano egoismo e le relazioni, comprese quelle familiari e scolastiche, sono fondate su una competitività distruttiva .Sembra che ognuno sia portato e abbia in animo ad impegnarsi a coltivare il proprio orticello senza volgere lo sguardo nel “prato” del vicino Quando si parla di violenza, si parla di una distanza che viene violata, di un’invasione intenzionale degli spazi dell’altro, un entrare prepotentemente senza un limite dentro chi è già inibito dalla paura e indebolito da una sensibilità emotiva che oggi rischia quasi di diventare un difetto La cronaca, purtroppo è colma di racconti di chi è vittima, e di chi è carnefice, perché dobbiamo guardare il problema da tutti i punti di vista per riuscire ad avere una visione più veritiera e profonda, senza puntare un dito accompagnato da un contorno di parole, ma con la forza di voler rimuovere il problema dalla radice, per estirpare il germe della violenza insito in questi ragazzi sempre più normalmente violenti, per evitare che si ripresenti sotto altre forme. Infatti per alcuni ragazzi vivere perpetrando la violenza, a volte, non è operare una scelta, è una condizione di vita di cui ci si accorge solo quando si è invischiati nel meccanismo ed è molto arduo uscirne da soli Si sentono legati in un vortice e in un mondo non normale, artefatto, dove tutto è falso e dove non sono liberi di essere se stessi Sono incordati e non sono liberi di andare nella direzione giusta, quella del bene come se fossero trasportati nell’inferno del male da un malefico pifferaio magico che con il suo suono melodioso ed intrigante li conduce dove desidera lui e cioè negli inferi della perdizione e della violenza.
di Adriana Domeniconi
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