Di Avv. Giuseppina Chiarello
LE AVVOCATE ITAIANE
Come ho accolto la giornata internazionale contro la violenza sulle donne?
Come tutte le altre giornate in difesa del cane, della natura, dei minori: con un fastidio che mi è corso lungo la schiena.
E mi sono sentita beffata due volte:
beffata da fiumi di retorica inutile, sterile, necessaria più a chi parla e scrive che a chi ascolta e legge;
beffata poi dai due femminicidi commessi in questa giornata dedicata, messaggio sub liminale per dire che “ noi, i carnefici, ci siamo e ci saremo, forti, nonostante tutti voi”.
A nulla è valsa la modifica del codice penale, i centri antiviolenza ( che avrebbero dovuto chiamarsi post violenza), e i fiumi in piena della retorica spiccia.
Non è servita neppure la Ferragni!
Ma poi mi guardo dentro me quale donna:
cosa abbiamo conservato delle straordinarie battaglie delle nostre mamme sessantottine? Dove sono finiti i richiami alla sostanza e non alla forma, sugellati da vestiti improbabili, eskimo e espadrillas?
Risucchiate in un sistema che ci vuole appagate solo se belle e senza rughe, sul pezzo a mostrare curve da urlo, magari con l’aiutino del photoshop,
Il richiamo alla sostanza non fa bene al capitalismo e all’economia, agli uomini, a cui contendiamo ruoli di potere, il potere.
Sarà per questo che dietro la finta solidarietà, il maschilismo becero e subdolo te lo ritrovi finanche nelle righe di articoli di giornale a tiratura nazionale, dove la vittima del ricco e drogato imprenditor stupratore, diventa una escort, per aver semplicemente deciso di essere sessualmente libera. O ancora te lo ritrovi nelle istituzioni ottuse e cieche che invece di solidarizzare con la insegnante vittima di revenge porn, la licenzia.
Dunque, a dispetto di finta solidarietà, scarpette rosse, panchine rosse e fiocchetti, siamo forma, orpello, soprammobile da scartare se non è più di moda, se l’età incalza inesorabile, e restiamo paralizzate in una gabbia dorata, laccata e profumata, mentre lì fuori il mondo cresce e suda e puzza di cadaveri di donne!
Non la voglio la giornata internazionale della violenza sulle donne, voglio 365 giorni di coerenza, di giustizia, di difesa a tutto tondo, di sostegno economico alle mamme stuprate e cacciate con i loro figli, alle giovani promesse della cultura e della scienza, e per gli stupratori, i violentatori, i mariti maneschi , così riconosciuti dalla giustizia, voglio l’obbligo di lavoro gratuito per le comunità di sostegno alle vittime.
Come diceva mia nonna “le parole se le porta il vento” e quanto a parole in Italia siamo maestri!