Principale Economia Tutto quello che c’è da sapere sulla patrimoniale

Tutto quello che c’è da sapere sulla patrimoniale

L’imposta che colpisce il patrimonio sia mobile che immobile e che lo Stato tiene a disposizione per far fronte a un’emergenza.

© FOTOSTAND / K. SCHMITT / DPA PICTURE-ALLIANCE VIA AFP – Contante, euro

Quando i soldi scarseggiano e servono con urgenza lo spettro della patrimoniale è il primo a tornare ad aleggiare sulle tasche dei contribuenti. Una sorta di ‘tasto rosso’ che lo Stato si tiene a disposizione per far fronte a un’emergenza. Per questo, di solito, imposte di questo tipo vengono decise in periodi eccezionali, in presenza di conflitti bellici o catastrofi economiche.

Cos’è una patrimoniale

La patrimoniale è un’imposta che colpisce il patrimonio, sia mobile che immobile: denaro, case, azioni, valori preziosi, obbligazioni. Può colpire sia le persone fisiche che quelle giuridiche. Può essere fissa o variabile. Nel primo caso, viene versata indistintamente da tutti i contribuenti per lo stesso importo. Nel secondo, varia in funzione del patrimonio dei contribuenti. Inoltre, può essere “straordinaria”, vale a dire applicata una sola volta e senza alcuna periodicità, o periodica, quando viene invece versata con cadenza regolare. Si parla di imposta e non di tassa patrimoniale perché corrisposta non a fronte di un servizio ricevuto ma per servizi che lo Stato o gli Enti pubblici corrispondono alla collettività nel tempo.

La proposta Fratoianni-Orfini e il rilancio di Grillo

La patrimoniale torna ora in pista con un contestato emendamento alla manovra, firmato da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), dal quale però hanno preso le distanze il governo e lo stesso Pd sottolineando che non è questa la strada da percorrere. Sostanzialmente la proposta prevede un prelievo progressivo sui grandi patrimoni. Si chiede l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per sostituirle con un’aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro.

Per il 2021 la proposta di modifica prevede un’aliquota del 3% per i patrimoni superiori al miliardo di euro. L’emendamento prevede inoltre, per i patrimoni all’estero “suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia”, multe che vanno dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato. Dopo un primo stop della commissione Bilancio della Camera che aveva dichiarato la proposta inammissibile per copertura, l’emendamento, che è stato sottoscritto anche da altri deputati, è stato riammesso all’esame dopo il ricorso dei firmatari, e figura tra quelli segnalati dai gruppi.

Tuttavia si tratta di una proposta che, oltre a scatenare le proteste dell’opposizione, non trova sostegno nella stessa maggioranza. E se M5s si schiera contro la patrimoniale, il suo fondatore Beppe Grillo sposa la proposta e sottolinea che “un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo genererebbe un’entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi. Uno del 3% dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori”.

La storia della patrimoniali in Italia

Di patrimoniali la storia d’Italia ne ricorda più d’una, a partire da quella varata dal governo Nitti, nel 1919, per far fronte ai debiti contratti dalla Stato durante la prima guerra mondiale e recuperare parte degli extraprofitti incassati dagli industriali durante il periodo bellico. Anche nel 1936, per la Guerra di Etiopia, e nel 1940, per la seconda guerra Mondiale, furono i ‘cannoni’ a spingere all’introduzione di una patrimoniale.

Mentre l’imposta straordinaria per la ricostruzione del 1947 durò fino agli anni Sessanta, quando fu trasformata nell’Invim, la tassa sull’incremento di valore degli immobili. Nel 1992, fu lo spettro del crack finanziario a spingere il governo Amato a introdurre, nottetempo, un prelievo straordinario del 6 per mille sui conti correnti e l’Isi – che quando smise di essere straordinaria si trasformò in Ici – sugli immobili. Ma come patrimoniali vanno intese anche l’imposta di bollo sulle attività finanziarie e l’estensione dell’Ici-Imu sull’abitazione principale decise dal governo Monti nel 2012. Così come la reintroduzione dell’imposta di successione.

Le patrimoniali ‘nascoste’

La Cgia di Mestre calcola che di ‘patrimoniali’ in Italia ce ne siano già una quindicina. Nel 2017 hanno generato un gettito che ha sfiorato i 46 miliardi di euro. La parte del leone la fanno le imposte sugli immobili, che hanno consentito all’Erario di incassare 21,8 miliardi. Dal bollo auto sono arrivati nelle casse dello Stato 6,7 miliardi, mentre l’imposta di bollo ne ha portati altri 6,3. L’imposta di registro e sostitutiva è ammontata invece a 5,3 miliardi. –

Perché sì, perché no

I fautori della patrimoniale sostengono che sia uno strumento di ‘giustizia sociale’: in tempi di crisi chiede un sacrificio ‘straordinario’ ai più ricchi per aiutare chi, altrimenti, non ce la farebbe ad andare avanti. Per i contrari, invece, è ingiusta perché tassa per una seconda volta il patrimonio che, generalmente, è stato accumulato attraverso redditi già assoggettati a prelievo fiscale.

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.