“Il Collegio Elettorale si è espresso. Quindi voglio congratularmi con il presidente eletto Joe Biden”. Così Mitch McConnell, senatore repubblicano del Kentucky e leader del Senato, dopo sei settimane dall’esito elettorale che aveva determinato la sconfitta di Donald Trump. McConnell aveva inizialmente riconosciuto pubblicamente tutti i diritti dell’attuale inquilino della Casa Bianca di contestare la votazione. In effetti, aveva dato la sua benedizione a Trump di ostruire secondo i suoi desideri. Questi, come si sa, le ha tentate tutte, da ricorsi legali, politici, minacce, ed ancora non ha ammesso sconfitta anche se non gli rimangono che pochissime carte da giocare. L’ultima e remotissima opportunità potrebbe essere la proclamazione del nuovo presidente da parte della Camera e Senato che avverrà il 6 gennaio. In quell’occasione, come per tradizione, il vice presidente, Mike Pence in questo caso, dovrà formalizzare l’esito elettorale e annunciare che Biden ha vinto ed è il nuovo presidente.
McConnell non ha partecipato attivamente all’ostruzione di impedire a Biden di iniziare la transizione e lanciare le preparazioni per il suo governo, che ufficialmente inizia il 20 gennaio. Lo ha fatto però per queste sei settimane passivamente e silenziosamente. Il leader del Senato è un esperto ostruzionista quando i democratici controllano la Casa Bianca. Lo ha fatto per tutti gli otto anni del mandato di Barack Obama ma anche quando i repubblicani erano in minoranza nelle due Camere legislative (2008-10). McConnell riuscì a limitare anche se non completamente l’agenda del presidente. Nei due anni del primo mandato di Obama in cui i democratici ebbero la maggioranza in ambedue le Camere riuscirono a fare approvare uno stimolo per l’economia che versava in condizioni disastrose e approvarono la riforma sulla sanità, la cosiddetta Obamacare. Nonostante gli attacchi politici e legali sferrati dai repubblicani il programma continua tuttora. Con la perdita della maggioranza democratica alla Camera nell’elezione di midterm del 2010 e quella del Senato nel 2012 l’ostruzionismo di McConnell divenne più potente. Va ricordato l’esempio più eclatante. Nel 2016, dopo la morte del giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, Obama nominò Merrick Garland come sostituto. McConnell si rifiutò di concedergli le audizioni negandogli la conferma. L’ostruzionismo di McConnell fu così efficace che Obama si trovò con le mani legate, costretto a fare uso di ordini esecutivi per promuovere anche se in maniera limitata la sua agenda. Uno di questi ordini esecutivi più noti ed efficaci fu la protezione dei “dreamers”, i giovani portati dai loro genitori in America senza permesso legale. L’ordine di Obama, il Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), diede autorizzazione legale temporanea a questi giovani, permettendo loro di studiare e lavorare legalmente. Trump, da presidente, revocò l’ordine di Obama ma il sistema giudiziario glielo ha impedito e il programma rimane ancora in vigore.
Joe Biden fu vice presidente di Obama per otto anni ed è a piena conoscenza dell’ostruzionismo dei repubblicani. Nel suo caso, però, l’ostruzionismo è iniziato prima della sua inaugurazione con il rifiuto di Trump di accettare l’esito elettorale. Il presidente uscente ha temporeggiato per tre settimane prima di permettere a Emily Murphy, direttrice della General Service Administration, di informare Biden dell’inizio della transizione presidenziale. Biden ha dunque perso tre preziose settimane per l’inizio dell’organizzazione del suo governo perché non aveva accesso a risorse e informazioni necessarie.
L’ostruzione di Trump però ha incluso una ottantina di denunce, pressione a governatori e legislature di alcuni Stati, cercando di ribaltare l’esito elettorale, facendo persino uso di minacce poco velate con i suoi velenosi tweet. I sostenitori del presidente uscente hanno creduto alla frode elettorale e non poche sono state le minacce ricevute da leader repubblicani di alcuni Stati. Nel caso della Georgia, Arizona, Michigan e Nevada, i pericoli non sono stati solo diretti ai leader statali ma anche ai dipendenti e semplici funzionari della burocrazia elettorale. Il clima è divenuto così pericoloso che non pochi di questi individui hanno dovuto fare ricorso a scorte di polizia, temendo possibili attacchi fisici e persino letali. Un alto funzionario della Georgia, Gabriel Sterling, è stato costretto a fare una conferenza stampa in cui ha chiesto direttamente a Trump di incoraggiare i suoi sostenitori a calmare le acque. L’attuale inquilino della Casa Bianca non ha ascoltato le parole ed ha continuato ad incoraggiare la lotta per ribaltare i risultati elettorali.
La campagna di Trump di ostruire Biden anche prima che inizi il suo mandato sta producendo frutti corrosivi. Il 70 percento degli elettori repubblicani crede che l’elezione di Biden sia illegittima. Il 45esimo presidente ha il grande talento di creare una realtà basata sul nulla. Trump è riuscito a convincere i suoi sostenitori a non credere ai suoi avversari né a quello che dicono i media. La verità per i suoi sostenitori esce solo dalla bocca del loro leader. Considerando le sue menzogne che il Washington Post aveva calcolato a più di 20mila, Trump è anche riuscito a convincere giustamente i suoi avversari a non credere quello che lui dice. In effetti, Trump è riuscito a ferire gravemente la realtà condivisa che permette il funzionamento della democrazia.
Biden sa benissimo che il suo compito non sarà facile poiché la sua agenda è già ostruita dal partito avversario. Trump alla fine uscirà dalla Casa Bianca ma continuerà a ostruire la politica dal di fuori del governo. Il ballottaggio in Georgia del 5 gennaio per determinare i due senatori dello Stato potrebbe rivelarsi determinante per stabilire la maggioranza al Senato. In caso di vittoria democratica in ambedue i seggi della Georgia, Biden avrebbe la maggioranza (50 a 50) con il voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris. Comunque vada, il fatto che McConnell abbia riconosciuto l’esito elettorale del 3 novembre, andrebbe visto come l’offerta di un ramo di olivo. Biden, conosce bene McConnell e sa benissimo che durante la sua presidenza la strada sarà difficile. L’ostruzionismo gli arriverà non solo da McConnell ma anche da Trump. Ambedue gli sbarreranno la strada dalla parte interna del sistema ma anche dal di fuori.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.