Principale Ambiente & Salute Una conversazione con Antonio Giordano

Una conversazione con Antonio Giordano

Di Nicoletta Montesano

Frontiers Immunology ha pubblicato uno studio condotto dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Antonio Giordano, docente di Anatomia patologica all’Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, sul decorso clinico della malattia Covid-19, sui possibili meccanismi molecolari responsabili di un peggior esito dei pazienti e sulle varie strategie terapeutiche che possono essere adottate per contrastare la malattia e le sue complicanze.

In particolare gli autori, anticipando i loro risultati preliminari, fanno riferimento al sistema HLA (antigene leucocitario umano), che ha un ruolo chiave nel modellare la risposta immunitaria antivirale, sia innata che acquisita, suggerendo che uno specifico assetto genetico, costituito da particolari varianti dei geni HLA, potrebbe essere alla base della suscettibilità alla malattia da SARS-CoV-2 e della sua severità.

Ciò premesso ho voluto parlare personalmente  con il professor Giordano, caro amico che ho raggiunto a telefono il 23 dicembre, giorno di rientro negli States dopo una breve visita nella sua città d’origine, Napoli.

“Non ce l’ha fatta” sono state le prime parole che mi rivolge al telefono comunicandomi la scomparsa di una nostra amica in comune (Lady Napulè).

Al di là della tristezza che ha riempito i nostri cuori per la drammatica notizia ci siamo fatti forza e abbiamo voluto parlare dell’evoluzione dell’emergenza Covid-19 in Italia e negli Stati Uniti, vista la recente risalita della curva dei contagi nel nostro Paese per obbligo d’informazione nei confronti dei lettori.

Durante la nostra conversazione mi spiega, che la malattia Covid-19 si è ingannevolmente presentata come una banale influenza. Oggi, purtroppo, sappiamo che la Sars-CoV-2 è tutt’altro che una semplice influenza. “Facendo la spola tra Stati Uniti ed Italia” mi dice: “ho vissuto due diverse realtà e da subito, da quando cioè la situazione in Italia ha cominciato a precipitare, ho cercato di rispettare le norme di contenimento sociale e ho cominciato a studiare con il mio gruppo di ricerca le caratteristiche di questo virus.”

Lui molto carinamente mi conforta e allo stesso tempo mi invita a non cantare vittoria. Difatti sostiene che per dimostrare la totale efficacia e sicurezza di un qualsiasi prodotto medicinale sono necessari gli studi di fase 3 che prevedono: confronti tra soggetti a cui e’ stato somministrato il vaccino e soggetti a cui, invece e’ stato somministrato un placebo e la suddivisione dei soggetti trattati in maniera randomizzata e quelli trattati in maniera casuale.

In Russia, invece, sono stati trattati 76 soggetti (tra cui una delle figlie di Putin) e pare sia stata saltata la fase 3. Ad oggi, nel resto del mondo, sono in via di sperimentazione circa 200 approcci vaccinali, 4 di essi sono in fase avanzata e ogni step è ben documentato! Inoltre, sostiene che la maggior parte delle malattie croniche, incluso il cancro, oggi possono essere associate ad un’origine ambientale, correlate a stili di vita errati e all’esposizione ad inquinanti ambientali.

L’inquinamento potrebbe essere uno dei co-fattori che, plausibilmente, aggrava la severità dell’impatto di una pandemia che attacca il sistema respiratorio.

Ma per “ambientale” non bisogna solo intendere le esposizioni ad eventuali inquinanti chimici, fisici e biologici, ma anche fattori psicologici come l’ansia.

Vorrei sottolineare che l’attività di ricerca, del professor Giordano da quando nel 1993, ha individuato e clonato il gene oncosoppressore RBL2/p130, si è focalizzata sullo studio dei meccanismi di deregolazione del ciclo cellulare nel cancro. Ma oggi è ben noto che il tumore è una patologia multifattoriale e che tra le varie cause dello sviluppo c’è anche l’esposizione ad inquinanti ambientali.

Contestualmente, da anni, si interessa alla situazione campana, meglio nota come “Terra dei Fuochi”, incoraggiando studi di biomonitoraggio, per incentivare attività di bonifica e provare a far ridurre l’incidenza di svariate patologie.

Ancora, valuta le potenzialità benefiche di alcuni alimenti che possono apportare benefici in termini di prevenzione e di miglior efficacia di trattamenti chemioterapici. Infine, si sta dedicando attivamente allo studio del nuovo virus Sars-Cov 2. Tutti questi studi sono solo apparentemente scollegati tra loro, ma il fine ultimo e comune è di migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre l’insorgenza di patologie severe.

Concludo la mia telefonata chiedendogli contezza della cosiddetta fuga dei cervelli e mi risponde spiegando  che l’America ha capito l’importanza della ricerca, facilitando il lavoro dei giovani ricercatori di tutto il mondo per cui molti stranieri, tra cui quelli italiani per poter svolgere velocemente e in modo competitivo la loro passione spesso sono costretti a “fuggire”.

Nel ringraziarlo per l’attenzione prestatami avviso il lettore che questo mio scritto sarà il primo di una lunga serie di approfondimenti anche con altri emeriti scienziati tra cui Susy Marina oncologa  dell’ospedale MADONNA DELLE GRAZIE Matera, ed il Dott.Erasmo Bitetti, illustre medico.

Nicoletta Montesano.

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