Dopo alcune settimane di pausa dovute alla festività, tornano a essere pubblicati i sondaggi sulle intenzioni di voto da parte dei principali istituti demoscopici. E ritorna quindi anche la nostra Supermedia, la prima di questo 2021. Per il momento possiamo basare la nostra analisi solo su 5 rilevazioni, effettuate da 4 diverse case sondaggistiche (EMG, Euromedia, Tecnè e SWG). I riscontri sono però estremamente interessanti, perché qualcosa sembra essersi effettivamente mosso nelle settimane a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.
Anche in questo inizio di 2021 è la Lega il partito con i maggiori consensi virtuali: con il 23,5% il partito di Matteo Salvini replica sostanzialmente il dato del 24 dicembre (-0,1%) restando in cima alla classifica delle liste. Stabile anche Fratelli d’Italia, terzo partito con il 16,3% (+0,1). Forza Italia è al 7,4% oggi come a fine dicembre: nel complesso, quindi, il centrodestra sembra non essersi affatto mosso da dove era prima di Natale.
Le novità riguardano invece i partiti di maggioranza: il Partito Democratico perde un punto esatto, restando in seconda posizione ma scendendo sotto quota 20 per cento (19,6%); cattive notizie anche per il Movimento 5 Stelle, che perde lo 0,9% e precipita al 14,2%, uno dei dati peggiori di sempre per il M5S che non scendeva sotto il 15% dal marzo dello scorso anno (appena prima che l’inizio dell’emergenza Covid rivitalizzasse i consensi del Governo – e di Giuseppe Conte in particolare).
Ma se i due principali partiti della maggioranza perdono quasi due punti e il centrodestra è immobile, chi beneficia delle perdite giallorosse? Un primo indiziato è Azione, che guadagna un robusto +0,7% portandosi a ridosso del 4% e facendo segnare il miglior risultato di sempre dalla sua fondazione, avvenuta poco più di un anno fa. Ma guadagna qualcosa (lo 0,2%) anche Italia Viva, partito decisamente nell’occhio del ciclone in queste settimane in cui lo scontro tra Matteo Renzi e il premier Conte è infine sfociato in una crisi di Governo conclamata. Lievi variazioni positive anche per i Verdi (+0,3%) e per Più Europa, entrambi intorno al 2%.
Sul piano degli schieramenti parlamentari, questi numeri si traducono in un notevole aumento del divario tra maggioranza giallo-rossa e opposizione di centrodestra: quest’ultima vale nel complesso (contando anche l’1% circa attribuito a Cambiamo di Giovanni Toti) il 48,2%, mentre i partiti della maggioranza di Governo – in cui, per ora, continua a essere compresa anche Italia Viva – accusano un ritardo di quasi 8 punti, essendo precipitati al 40,3%. Un salto di qualità lo fanno invece le forze di opposizione che non fanno parte del centrodestra, ossia Più Europa e soprattutto Azione (al cui “boom” si deve quasi interamente questo balzo) che toccano insieme, per la prima volta nel corso di questa legislatura, il 6%.
Questi numeri sono importanti perché rafforzano ulteriormente – visto l’ampliarsi del divario tra il centrodestra e le forze di Governo – la previsione che emerge dalle nostre simulazioni basate sulla legge elettorale Rosatellum applicata al Parlamento dopo il referendum costituzionale che ha ridotto il numero di deputati e senatori. In altre parole, se da quelle simulazioni una vittoria del centrodestra è emersa come esito più probabile di un ritorno anticipato alle urne in tempi brevi, i sondaggi più recenti sembrano confermare e dare ancora più forza a questa previsione. La qual cosa, però, potrebbe paradossalmente contribuire a far rientrare la crisi in corso, inducendo le forze di maggioranza a non lasciare nulla di intentato pur di prolungare la legislatura.
Come può essere letto invece il 3,9% di Azione? Come si è detto, si tratta di un valore mai raggiunto prima dal partito di Carlo Calenda, che è sempre stato all’opposizione del Governo Conte ma da posizioni radicalmente diverse rispetto al centrodestra a trazione sovranista. Una possibile spiegazione è che l’attuale crisi di Governo “certifichi” il fallimento di un esperimento – la convergenza tra PD e 5 Stelle – a cui l’ex ministro dello Sviluppo Economico non ha mai creduto e a cui si è sempre opposto con decisione, al punto da uscire dal partito con il quale era stato eletto al Parlamento europeo solo pochi mesi prima.
Se questa ipotesi fosse vera, la dinamica sarebbe simile (fatte le dovute proporzioni) a quella che portò al “boom” di Fratelli d’Italia dopo la caduta del primo Governo Conte, che si fondava invece sull’alleanza tra M5S e Lega: in quel caso, fu Giorgia Meloni ad avvantaggiarsi del fatto di essersi sempre opposta all’accordo Salvini-Di Maio, ed è da quel momento che il suo partito ha iniziato a guadagnare i maggiori consensi (al momento della nascita del Governo Conte bis, FDI valeva “solo” il 7,4%), come evidenzia il grafico con l’andamento storico della Supermedia in questa legislatura.
Sempre a proposito di crisi di Governo, non possiamo non dar conto dell’opinione degli italiani a riguardo. I dati di Ipsos sono piuttosto emblematici: quasi metà degli elettori (il 46%) dichiara di non aver capito le ragioni di questa crisi. Nel dubbio, però, prevale nettamente la convinzione che Matteo Renzi stia perseguendo degli interessi di parte (i suoi o quelli del suo partito): la pensa così il 73% degli intervistati, contro un 13% che invece ritiene che Renzi agisca mosso dalla convinzione di fare l’interesse del Paese. Di conseguenza, non stupisce che, a domanda secca, il 55% degli italiani dichiari di preferire Conte a Renzi (indicato in questo caso solo dal 10% dei rispondenti).
Di tenore simile sono le rilevazioni di EMG. Secondo l’istituto diretto da Fabrizio Masia, il 60% degli italiani ritiene che una crisi di Governo in questo momento sia sbagliata, quasi il doppio di quanti (31%) ritengono invece che sia giusta. Significativo, da questo punto di vista, è il fatto che sono gli elettori di Lega (74%) e FDI (64%) quelli che giustificano maggiormente le “turbolenze” innescate da Matteo Renzi.
Una convinzione che rispecchia – com’è evidente – non solo l’orientamento politico, ma anche le speranze dei diversi elettorati: gli italiani che oggi voterebbero per i partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono infatti anche quelli che in misura maggiore (circa 7 su 10) sperano che la crisi di Governo abbia come sbocco finale le elezioni. Un esito indicato come il più giusto solo dal 37% degli elettori del M5S e da una percentuale ancora più piccola (7%) di quelli del PD. A conferma del fatto, come abbiamo visto tante volte, che i giudizi degli italiani sulle questioni dell’attualità risentono molto della loro “appartenenza” politica e ideologica.