Superare la prova dell’Aula del Senato e poi aprire il confronto con la maggioranza per un patto di legislatura con l’auspicio che possano arrivare i ‘Responsabili’. La strada di Conte è tracciata ma dipenderà dalla votazione di oggi. Il presidente del Consiglio ritiene il passaggio fondamentale non tanto sulla consistenza dei numeri, conta – questa la sua tesi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari – la differenza tra i no del centrodestra e le astensioni di Iv e i voti della maggioranza. Ma per il presidente del Consiglio, sostengono le stesse fonti, non ci sono alternative. La porta a Renzi è chiusa, il Paese non capirebbe e il Movimento 5 stelle si spaccherebbe, il suo ‘refrain’. Poi dopo si potrà discutere anche del ‘Conte ter’. Il premier è disponibile, secondo quanto viene riferito dalle stesse fonti, perché il quadro è cambiato. Di Renzi non si fidava, temeva che potesse accoltellarlo, altra cosa è aprire il dialogo con forze che vogliono arrivare al 2023. Il suo convincimento è che questo sia l’unico percorso, non c’è un altro scenario. Disposto anche ad andare a casa, perché più di così non posso fare, il ragionamento secondo chi gli ha parlato in queste ultime ore. Il premier ha avuto diversi contatti nella maggioranza. Ha parlato, tra gli altri, con Bettini, incontrato Franceschini e gli altri ministri e a tutti ha ripetuto che occorre compattezza per superare lo scoglio. Sul piatto ha messo la legge elettorale di tipo proporzionale e la delega che andrà ad una persona di sua fiducia. Se le forze di maggioranza vogliono ricucire con Renzi lo possono fare ma non nel mio nome, il suo ragionamento. Il premier non intende perdere credibilità, le sue aperture le ha fatte. Ora – ha detto nel suo intervento di replica alla Camera – la scelta tocca ai parlamentari, è in gioco il futuro del Paese. Una crisi sarebbe incomprensibile ma se non si arrivasse ad avere una maggioranza che possa andare avanti il rischio è che si scivoli nel voto, prospettiva che soprattutto nel Movimento 5 stelle non viene considerata possibile. Sul tavolo ci sono i ministeri della Famiglia e dell’Agricoltura ma non solo. Se le forze di maggioranza riuscissero a mettersi d’accordo nascerebbe anche un ‘Conte ter’. Il premier non chiuderebbe. Un nuovo governo con alcuni cambi che per Conte sarebbe potuto nascere anche in precedenza, se Pd, Iv e M5s fossero riusciti a trovare una soluzione. Ma ora la porta ad Italia viva è chiusa. Conte punta ad un unico risultato oggi nell’Aula di palazzo Madama, ovvero che non c’è bisogno di Iv per andare avanti. Si vedrà oggi se ci riuscirà. I voti restano ballerini. Fonti parlamentari Pd non escludono che Nannicini possa astenersi, mentre Cerno sarebbe rientrato ed è possibile che arrivi anche l’ok di Giarrusso. La Lega ‘marca’, invece, Forza Italia, l’Udc e gli ex pentastellati. Proprio tra gli ex M5s potrebbero arrivare dei no alla fiducia. “I centristi ora non rompono e anche gli azzurri si sono blindati”, spiega una fonte ‘lumbard’. I vertici Pd e M5s fanno argine su Conte ma nei gruppi parlamentari aumenta la preoccupazione che si vada verso un vicolo cieco. Sullo sfondo c’è pure lo spettro del voto, anche se chi lo evoca lo fa per solo per pura tattica. Per i dem il sentiero è stretto. Sarà importante capire se ci sarà la costituzione di un gruppo nuovo, se i centristi aderiranno nei prossimi giorni, altrimenti – sottolineano nel Pd – c’è il rischio che si vada a sbattere. Renzi ai suoi continua a ripetere che la maggioranza non andrà oltre i 155 voti. Oggi la prova di verità.
Fonte: AGI