“Non è possibile rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate”. Alessandro Di Battista dà voce ad una fronda ampia di parlamentari che non ritiene più possibile dialogare con Renzi, neanche di fronte ad un sì per un ‘Conte ter’.
Le chat dei parlamentari sono lo specchio della tensione interna al Movimento. E non è solo l’ala ortodossa a minacciare lo strappo. “Anche con Conte, Renzi rimarrebbe un elemento di instabilità, avrebbe vinto lui”, taglia corto un altro senatore. Ma un conto sono i mal di pancia, un altro è il voto. Di fronte alla possibilità che si riesca ad arrivare ad un ‘Conte ter’ con Renzi, il Movimento 5 stelle perderebbe pezzi, sia alla Camera che al Senato.
“Ma si tratterebbe di pochi senatori”, spiega un ‘big’ M5s. Il rischio di una vera spaccatura, invece, si potrebbe materializzare qualora il presidente del Consiglio dimissionario dovesse uscire di scena. Ma i rosso-gialli puntano dritti al ‘Conte ter’, si sta lavorando ad un patto di legislatura con il leader di Iv a partire dai programmi.
Con il Movimento 5 stelle che ha spiegato di voler mettere da parte i temi divisivi, come la riforma della prescrizione ma anche il Mes. L’unico ‘piano B’ contemplato dalla maggioranza dei Cinque stelle al ‘Conte ter’ sarebbe quello di un governo del presidente, un esecutivo che porterebbe avanti un programma per il bene del Paese – dal ‘Recovery plan’ al piano vaccini – ma una parte del Movimento punterebbe comunque al voto, far sì che non nasca alcun governo.
Ora sarà il presidente della Camera Fico a valutare la composizione delle squadre in campo. Ma se il Conte ter non dovesse avere i numeri, un’altra opzione politica avrebbe margini esigui; la prospettiva di un esecutivo del presidente o di un governo tecnico potrebbe, invece, avere più ampio respiro, anche se trovare degli ostacoli proprio a palazzo Madama. In ogni caso è il ‘caso Dibba’ a dividere oggi il Movimento 5 stelle.
A farsi portavoce del malessere è l’ex ministra Lezzi. Chiede che ci sia un voto degli iscritti del Movimento a pronunciarsi sulla linea decisa dai vertici M5s. Sulla stessa lunghezza d’onda c’e’ un fronte più ampio ma che di fronte ad una ricomposizione del quadro politico potrebbe rientrare. “Il problema non è votare Conte ter oppure no ma poi avere a che fare con Renzi per la formazione di un governo”, si lamenta uno dei pentastellati.
“Come si fa a decidere sui ministeri? E sul programma?”, gli interrogativi emersi tra chi non nasconde le proprie perplessità sull’eventualità di un’intesa. I vertici del Movimento si sono confrontati con il presidente del Consiglio dimissionario prima di dare l’ok al dialogo con Italia viva. “Abbiamo voluto ribadire – spiega un esponente pentastellato – che M5s è responsabile, guarda agli interessi del Paese”.
Ma ‘Dibba’ ne fa una questione politica, un cambio di linea che a suo dire non è concepibile. Parla in prima persona, non vuole aggregare consensi sulla sua posizione, ma è chiaro che il suo post su facebook ha creato divisioni. “Ogni coltellata di Renzi – ha sostenuto – sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta.
L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”. “Così affondi Conte”, gli hanno spiegato. Potrebbe partire una sorta di resa dei conti, un’onda lunga degli Stati generali, anche sulla questione della piattaforma ‘Rousseau’. Anche perché spiega un altro esponente M5s “è ormai chiaro che i vertici del Movimento hanno deciso di siglare un patto con il Pd e Leu anche per il futuro e diversi di noi non potremmo esserci”, osserva un altro deputato.
AGI- Agenzia Italia