Principale Politica Diritti & Lavoro  Kids in need of defence

 Kids in need of defence

Avv. Giovanna Barca

Le Avvocate Italiane

L’opera, vincitrice del premio Design of the Year in Londra, raffigurante una decina di aste di metallo conficcate nel muro anti-migranti eretto al confine tra Usa e Messico e sopra i seggiolini che consentono ai bimbi di dondolarsi, rende perfettamente l’idea della sofferenza vissuta da milioni di genitori e dei loro bambini che, al momento del loro arrivo nel territorio statunitense, vengono separati in applicazione della normativa migratoria vigente negli Stati Uniti.

Questo muro, impregnato del pianto e delle lacrime dei bambini e bambine, è testimone di tristi vicende umane fatte di distacchi, allontanamenti ed abusi che stanno scrivendo una triste pagina della politica americana.

Secondo un recente studio presentato dalla American Civil Liberties Union (ACLU), un’associazione che si occupa dei diritti dei migranti, negli Stati Uniti, ci sono ancora 545 bambini figli di migranti che non sono mai stati restituiti ai genitori, dopo essere stati separati da loro alla frontiera, secondo le politiche di tolleranza zero messe in atto dall’amministrazione Trump negli scorsi anni.

La “tolleranza zero” prevedeva che i migranti che entravano illegalmente dal confine sud degli Stati Uniti fossero incriminati e messi in arresto in attesa di giudizio e quelli che portavano con sé i propri figli (tantissimi) sarebbero stati separati da loro.

Questi bambini, parecchi di età di meno di 5 anni, venivano alloggiati in centri d’accoglienza, il più delle volte, in pessime condizioni, oppure affidati ai cosiddetti “sponsor”, cioè a persone residenti negli Stati Uniti che hanno accettato di accoglierli, e che quasi sempre sono parenti o amici di famiglia.

Nel frattempo, capitava quasi certamente che i loro genitori fossero stati espulsi dal paese, con successiva difficoltà di rintracciarli, allontanandoli definitivamente dai loro figli.

Secondo l’ACLU, nel novembre 2020, i genitori di 545 bambini non sono ancora stati rintracciati. L’associazione ha rivelato questo dato nel corso di un procedimento giudiziario in un tribunale della California. Nel documento depositato dall’ACLU, si legge che il tribunale ha nominato una commissione con il compito di rintracciare i genitori di 1.030 bambini, ma è stato impossibile farlo per 545 di essi.

Per questi motivi, le Corti americane sono quotidianamente investite di ricorsi da parte di associazioni che si occupano della tutela degli immigranti e dei bambini che si trovano illegalmente sul territorio americano e che chiedono asilo e protezione, ma contrastanti sono le pronunce in merito.

La Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto della Colombia, nella causa Pjes V. Wolf,  causa collettiva promossa dall’American Civil Liberties Union, Texas Civil Rights Project, Center for Gender & Refugee Studies e Oxfam, a difesa di un ragazzo di 16 anni scappato dal Guatemala per sfuggire alla violenza di bande del posto che utilizzano i minori in traffici illegali, che voleva ricongiungersi con il padre  che si trovava negli Stati Uniti, in data 18 novembre 2020, ha emesso un’ordinanza che sospendeva l’esecuzione  del Public Health Service Act, rientrante nel titolo 42 del codice degli Stati Uniti, secondo il quale l’amministrazione può emettere una espulsione di non cittadini che si trovano negli Stati Uniti, e l’allontanamento di bambini entrati illegalmente nel territorio degli Stati Uniti per tutelare la salute pubblica, anche  in tempo di pandemia.

Al contrario, in data 29 gennaio 2021, la Corte di Appello federale a Washington DC, nel caso Pjes V. Pekoske,  ha revocato un’ordinanza del tribunale di grado inferiore che vietava al governo degli Stati Uniti di respingere i minori migranti non accompagnati dal confine ai sensi di una direttiva sulla salute pubblica COVID-19.
affermando che l’amministrazione aveva “soddisfatto i severi requisiti per una sospensione in attesa di appello”.

I ricorsi delle associazioni rivendicano non solo i principi costituzionali, ma anche le disposizioni  previste dal Protection Reauthorization Act del 2008 (“TVPRA”), e l’accordo transattivo del 1996 in Flores v. Meese,  secondo le quali,  il governo federale, in particolare l’ Ufficio per il reinsediamento dei rifugiati (“ORR”), all’interno del Dipartimento della salute e dei servizi umani, il Department of Homeland Security (“DHS”) e le sue sotto unità, comprese le dogane statunitensi eBorder Protection (“CBP”) e l’Executive Office of Immigration Review (“EOIR”) all’interno del Dipartimento di Giustizia, si devono attenere quando i bambini sono coinvolti nel processo di immigrazione.

In primo luogo, devono assicurarsi che a tutti i bambini venga fornito un ascolto significativo ed equo nel pieno rispetto dei loro tempi entro le 48 ore e che tutti i bambini abbiano tempo sufficiente per rielaborare l’accaduto e l’opportunità di consultarsi con un consulente legale.  È importante sottolineare che questa protezione impedisce ai minori non accompagnati dall’essere espulsi tramite qualsiasi tipo di rimozione semplificata, come l’allontanamento accelerato o la partenza volontaria pre-udienza.

Inoltre, sia il TVPRA che il Flores Settlement prediligono l’affidamento dei bambini con membri della famiglia o della comunità, piuttosto che strutture di detenzione, che, in ogni caso, devono essere dotate di wc e lavandini e di un adeguato controllo della temperatura e ventilazione. Ai bambini detenuti devono essere forniti cibo, acqua e assistenza. Inoltre, il governo deve supervisionare adeguatamente qualsiasi strutture di detenzione per garantire che i bambini siano protetti e, ove possibile, ospitati separatamente dagli adulti non imparentati.

Nonostante queste previsioni di garanzia e tutela, questi bambini, lontano dai propri genitori, nella realtà, sono esposti al rischio di sfruttamento ed abuso. Inoltre, queste separazioni traumatiche dalla loro famiglia provocano sui bambini ed adolescenti un terribile stress emotivo, che può avere conseguenze profonde sul loro sviluppo ed aumentare il rischio di malattie psicologiche fino all’età adulta.

Per non parlare delle strutture che ospitano i minori: Human Watch Rights ha denunciato le condizioni detentive in cui si trovavano i bambini in Clint, Texas o di Homestead in Florida, paragonate a quelle delle strutture dove viene praticata la tortura: “Temperature fredde estreme, luci accese 24 ore al giorno, nessun accesso adeguato a cure mediche, servizi igienici di base, acqua o cibo”. I bambini completamente abbandonati e trascurati.

In base al diritto internazionale, i minori non dovrebbero essere posti in detenzione se non in circostanze estreme e gli stati sono comunque obbligati a perseguire il migliore interesse del minore: i minori non possono restare in custodia per un periodo superiore di 20 giorni, oltre al quale o vengono affidati ad un cosiddetto “sponsor” per i minori o riaffidati ai loro genitori.

La situazione è veramente tragica e bisogna assolutamente prevedere una rapida e celere soluzione a questo orrore di cui sono vittime milioni di bambini che hanno il diritto di vivere con i propri genitori in condizioni dignitose ed umane.

Non si può voltare la faccia dinanzi a questa crudeltà!

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