Principale Politica Diritti & Lavoro Per i servizi negli asili la Puglia spende quattro volte meno dell’Emilia.

Per i servizi negli asili la Puglia spende quattro volte meno dell’Emilia.

Il portavoce, Davide Giove: “Siamo sotto la media nazionale, con un gap pro capite di 1.500 euro per utente, nella regione modello spendono invece 6.600 euro. Se non ripartiamo da questo, non ne usciamo”.

ritardi nelle procedure in questi ultimi giorni e il disagio gravissimo in termini di incertezza economica e sociale sulle famiglie, gli educatori e i gestori dei servizi sono questioni che denotano come sia il caso di intervenire sulla natura stessa degli strumenti che sostengono la presenza e la fruizione degli asili e scuole dell’infanzia”. Il forum di Puglia del Terzo Settore lancia l’allarme sui ritardi burocratici in tema di buoni per la fruizione dei servizi aggiuntivi negli asili nido e chiede riorganizzazione e nuovi investimenti. Di mezzo ne vanno 500 strutture, 5000 operatori e 10 mila bambini in tutta la regionie molti dei quali a Bari e provincia. “La spesa pubblica in Puglia è di circa 30 milioni di euro –  spiega Davide Giove, portavoce del Forum – con un gap pro capite in termini di spesa di circa 1.500 euro per utente rispetto alla media nazionale. In Emilia Romagna, per fare un esempio, il servizio è garantito al quadruplo degli utenti, con 187 milioni di fondi pubblici e una spesa pubblica pro capite di circa 6.600 euro. Se non ripartiamo da questo, non ne usciamo”.

È lo stesso Forum a suggerire nuove fonti di finanziamento alla Regione, a partire dai fondi nazionali Fsc (Fondo per lo Sviluppo e la coesione) e il Pnrr (Piano nazionale di Ripresa e resilienza), cui aggiungere per il perfezionamento qualitativo dei servizi, i fondi strutturali 2021-27. “Noi però crediamo – sottolinea ancora Giove – che per pareggiare questi servizi rispetto almeno alla media nazionale servano 50 mln per un biennio, oltre all’adeguamento e sviluppo infrastrutturali. Come mantenere la spesa corrente successivamente? Sicuramente con l’aumento del Pil derivante dall’occupazione creata sia direttamente sul servizio sia per liberazione di tempo a carico soprattutto delle mamme”. La situazione sembra migliore a Bari città, grazie al Comune che integra con proprie risorse quelle messe a disposizione della Regione.  Ma al di là delle cifre è la precarietà, e di conseguenza la qualità del servizio, che preoccupa. Tra burocrazia e programmazione sembra si navighi a vista.

“Il problema che vogliamo sollevare – insiste Giove – riguarda il livello discussione, elevandolo rispetto dal piano burocratico, tra privato sociale e Regione. Va incentivato il sostegno alla domanda attraverso strumenti universalistici che coinvolgano maggiormente le famiglie e gli asili, creando altro fabbisogno che diversamente non ci sarebbe, in assenza dei servizi tutto graverebbe sulle famiglie. Diciamo quindi, a cominciare dal neo assessore regionale ai Servizi sociali: affrontiamo assieme alla radice il problema e prendiamo come modello le regioni più avanzate, noi possiamo dare il nostro contributo”.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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