Accade durante la replicazione del virus nelle nostre cellule e in genere non produce effetti significativi. Il virus di questa pandemia è dotato di un meccanismo di correzione degli errori ma malgrado ciò il Consorzio Britannico Genomics che sequenzia il virus ha identificato 4000 mutazione che riguardano la proteina spike.
Il coronavirus è composto di 30 mila “lettere” (nucleotidi). Sequenziare tutte le 30.000“ lettere“ del genoma dell’RNA consente ai ricercatori di rilevare errori di ortografia e altre mutazioni che potrebbero dare al virus nuove capacità, come diffondersi più facilmente, e infettare le persone o eludere i vaccini.
Due varianti la Sudafricana e Brasiliana, ad esempio, possono sfuggire agli anticorpi indotti dai vaccini. A Settembre scorso un articolo di Nature riportava che il virus apparso per la prima volta a Wuhan era stato quasi completamente eliminato da una mutazione (D614G) rapidamente diffusa in Europa e poi negli Stati Uniti, al punto da essere presente in quasi tutti i campioni virali di tutto il mondo. L’articolo di Nature approfondiva le caratteristiche di questa mutazione spiegando che riguarda la proteina spike ed era tale da aiutare le particelle virali a penetrare nelle cellule. Questa mutazione aiutava il virus a diffondersi velocemente. La velocità di replicazione del virus era di 10 volte superiore al virus originario.
Ora il mondo si trova di fronte ad altre tre preoccupanti varianti la sudafricana, la brasiliana e l’inglese. L’istituto Superiore di Sanità ha comunicato che un nuovo infettato su quattro è portatore della variante inglese che nel giro di quattro settimane potrebbe diventare la variante dominante. Presente anche se pur in misura molto minore la variante inglese. I vaccini oggi in campo sono 5 e prodotti con tecnologie diverse più due quello cinese russo non ancora autorizzati in Occidente.
Il vaccino AstraZeneca usato in Italia è stato sospeso in Sudafrica perché non protegge da forme lievi o moderate prodotte dalla variante sudafricana e quindi non blocca la diffusione del contagio. È un vaccino prodotto con la tecnologia virale (un adenovirus inattivato trasporta un gene del coronavirus in grado di sollecitare la risposta immunitaria). La sospensione è avvenuta a seguito di risultati di trial clinici su 2000 persone e dove si è appurato che l’efficacia del vaccino era del 10%. Il vaccino Johnson & Johnson, basato come quello di AstraZeneca su un adenovirus ma che richiede una sola somministrazione invece che due.
Ha un’efficacia del 72% negli Stati Uniti e del 57% in Sud Africa e del 66% In Brasile, dove è presente la variante brasiliana Sale all’85% la protezione verso le forme gravi e sembra per tutte le varianti.
Negli Stati Uniti è stato richiesto l’uso emergenziale e il prossimo 26 febbraio, la Food & Drug Administration si esprimerà. Gli Usa hanno comunque firmato un contratto con J & J per 100 milioni di dosi.
La Novavax produce un vaccino fondato su una terza tecnologia quella delle proteine ricombinanti più adiuvanti. È iniettata una proteina, la famigerata “Spike” insieme a composti adiuvanti che danno una mano al sistema immunitario per riconoscere il coronavirus.
Questo vaccino agisce in maniera percentualmente diversa come efficacia verso le varianti. Rispetto a quella inglese l’85%, precipita sotto il 50% verso quella sudafricana. Verso il primo virus quello arrivato dalla Cina l’efficacia è del 95,6%. I due già noti prodotti con la biotecnologia del mRna messaggero cioè Moderna e Pfizer ne abbiamo parlato in un altro articolo. Infine i due vaccini russi e cinese. Lo Sputnk V russo i risultati sono stati pubblicati su The Lancet è un vaccino ad adenovirus al quale è stata tolta l’informazione genetica ed è stato inserito un pezzettino di Rna del coronavirus Sars Cov 2 che codifica la proteina Spike. Ha un’efficacia del 91,6%.
È usato in Argentina, Messico, Algeria, Bielorussia, Serbia, Ungheria, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Nulla si sa dell’efficacia verso le nuove varianti essendo stata fatta la sperimentazione (trial clinico) a settembre scorso). Nel Regno Unito stanno sperimentando anche la somministrazione di due vaccini diversi. I vaccini di Pfizer e AstraZenica: quello a mRNA molto efficace nello stimolare la produzione di anticorpi, quello di AstraZeneca agisce con grande efficacia sulle cellule T della memoria immunitaria a lungo termine. I risultati si conosceranno però non prima della seconda parte dell’anno. Molti scienziati sono convinti che bisogna “riprogettare” i vaccini esattamente come viene fatto fa con i virus della influenza.
J&J ma anche Moderna stanno lavorando ad aggiornare i propri vaccini sulle varianti. Come noto con il vaccino mRna è somministrato un “pezzettino” della informazione contenuta nel genoma del virus e che corrisponde alla sequenza genica che “porta” alla produzione della proteina Spike . Tale procedura stimola la cellula a produrre essa stessa la proteina Spike e solo questa e in tal modo stimola il sistema immunitario a produrre gli anticorpi. Moderna proprio a causa delle mutazioni sta progettando un vaccino che inietti il pezzetto d’informazione virale che contiene a mutazione sudafricana.
In breve appurata la sicurezza e l’efficacia bisogna ottenere l’autorizzazione. Moderna sta studiando, anche se una terza somministrazione consente di avere una più efficacia risposta immunitaria. Infine il vaccino cinese “Sinopharm” e “ Sinovac” usato oltre che in Cina in Turchia, Indonesia e in Brasile dove mostra un’efficacia del 50%. La variante inglese secondo il Ministero della Salute è presente nei nuovi infettati nella percentuale del 17,8 %. Quella brasiliana solo in Umbria mentre quella sudafricana “ferma” tra Tirolo e Francia”.
Prof Erasmo Venosi