La sconfitta della politica che perde la gestione di asset strategici passati nelle mani di quattro tecnici scelti e coordinati da Draghi. I politici gestiranno i dossier più spigolosi e la “quintina” tutte le risorse del Recovery Fund o Next Generation EU. Colao, Giovannini, Cingolani e Franco coordinati dal miglior tecnocrate Mario Draghi.
Centoventisette miliardi di prestiti più 82 miliardi di trasferimenti che netti diventano 32 se si considera il contributo che l’Italia dovrà sborsare la quota di debito comune (i 390 mld) e che è legato alla incidenza del PIL italiano sul PIL comunitario (13%).
Restituiranno gli italiani seppure a tassi bassi quanto si voglia 159 miliardi di euro. Sarebbe tutto positivo se il Presidente Draghi si attenesse nella riedizione del PNNR sia alla distinzione debito buono/debito cattivo relativamente alla realizzazione di “infrastrutture cruciali per la produzione “e che “bisogna valutare se un progetto è utile o no. Se supera certi test che riguardano il suo tasso di rendimento sociale, come anche nell’istruzione o nel cambiamento climatico, oppure è semplicemente il frutto di una convenienza politica e di clientelismo“.
IL PNNR del Conte 2 coerentemente con gli obiettivi comunitari si fondava su tre ambiti strategici, transizione ecologica, digitalizzazione e innovazione, inclusione sociale. Tre le priorità Mezzogiorno, donne e giovani. La composizione del governo Draghi è fatta di ministri del Nord e del Centro e nessuna presenza di ministri a Sud di Roma la qual cosa potrebbe non voler dire nulla se il Mezzogiorno troverà conferma come priorità trasversale nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Centotrentatre progetti di Renzi e Delrio nessuno dei quali sottoposto ad alcuna analisi costi benefici. Nemmeno ad analisi di valore aggiunto (o moltiplicatore), che si basano sul costo-opportunità dei fattori produttivi, e sull’occupazione generata.
I supertecnici comunque avranno di fronte un compito arduo perché il Recovery Plan, secondo la visione della Commissione Ue, ha forti condizionalità nell’erogazione dei fondi, proprio in funzione della capacità di raggiungere determinati obiettivi. Inoltre solo il 10 per cento dei fondi del Recovery Plan sarà erogato entro fine 2021, per avviare la cantierizzazione dei primi progetti. Il rimanente 90 per cento sarà condizionato al raggiungimento degli obiettivi economici stabiliti in partenza (tra governo e Commissione Ue). Obiettivi da raggiungere in sei anni. Supertecnici che comunque dovranno utilizzare un’amministrazione pubblica che non sempre, vedi fondi strutturali, è stata in grado di gestirli in maniera efficiente. Nel periodo 2014-2020 dei 44,8 miliardi di fondi strutturali ne sono stati spesi intorno ai 17 miliardi. Le condizionalità del Recovery Plan riguardano varie riforme e in primis quella della pubblica amministrazione. Apriranno le porte a esperti di data science, di statistica perché per impiegare i fondi del Recovery Fund al meglio, ci vuole soggetti con capacità di analisi dei dati, programmazione ingegneristica, competenza statistica ed economica i quali sono molto privi dell’amministrazione pubblica? Sulla transizione ecologica voglio solo fare l’esempio, la revisione della Direttiva Red II per promuovere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030. -Obiettivo che richiede di elevare la quota di produzione elettrica da fonti rinnovabili dal 32 % attuale al 65 %. Spero che si possa modificare con questo governo un sistema che dal 1991 a oggi ha perso 32 punti di PIL. IL PNRR di Conte individuava sei obiettivi e 48 linee di intervento. Vedremo come sarà riscritto. Vedremo anche se sarà confermata la scelta precedente di spese sostitutive di investimenti pubblici già previsti che evidentemente limitano fortemente l’impatto sulla domanda aggregata. Infine bisognerà che tutto si realizzi rispettando il Regolamento sul Recovery Resilience Fund che prevede il rispetto delle raccomandazioni formulate dalla Commissione ai singoli stati circa le riforme da fare per un risanamento strutturale. IL PNRR sarà approvato dalle Autorità UE entro luglio congiuntamente alla erogazione del 10%. Una ultima osservazione riguarda i gravi dossier che saranno gestiti per competenza da chi non fa parte della “cinquina del Pnrr”. Verifica del reddito di cittadinanza, Alitalia, ex-Ilva più altre 120 crisi aziendali, gli sbarchi nel Mediterraneo, l’ordine pubblico conseguente a licenziamenti e fallimenti aziendali, la chiusura di teatri e cinema, la questione Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, lo sblocco dei licenziamenti. Il tempo è galantuomo e presto verificheremo gli effetti prodotti da questo governo nella consapevolezza che una trascuratezza programmatica nei confronti del Mezzogiorno potrebbe rilevarsi esiziale per l’intero paese.
Erasmo Venosi