“Questa è la storia di quattro persone chiamate “Ognuno”, “Qualcuno”, “Ciascuno” e “Nessuno”. C’era un lavoro estremamente importante da fare, e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto, ma Nessuno lo fece”. E sapete com’è finita? Che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe dovuto fare”.
Questo “apologo” rappresenta bene la storia del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 delle Nazioni Unite, un progetto ratificato da circa 200 Paesi per il raggiungimento di 20 obbiettivi, solo alcuni raggiunti, però, anche se in modo parziale. Col risultato che la tutela della biodiversità, proprio “quel lavoro estremamente importante” della favoletta, resta ancora una chimera, una diversità a tutt’oggi ancora in pericoloso declino a ritmi sempre incalzanti, questo nonostante alcuni successi conseguiti in questi ultimi anni. Uno di questi obbiettivi, il più fondamentale, è costituito dalla sensibilizzazione riguardo ai valori della biodiversità, o diversità dei viventi, per la quale, anche in tempi di Coronavirus, diventi della massima urgenza riaffermare vigorosamente la stretta interdipendenza esistente tra sviluppo (oggi “sostenibile”), salvaguardia dell’ambiente, equità sociale e formazione a stili di vita a ridotto impatto ambientale.
Ribadiremo sempre, e sino all’ultimo respiro ( Covid 19 permettendo…), che la diversità dei viventi costituisce un valore assoluto e indefettibile, perché alla base della stabilità degli ecosistemi da cui dipende – udite, udite – la stessa sopravvivenza dell’Uomo, che tanto “sapiens” sinora non ha proprio mostrato di essere.
Ritornando alla sensibilizzazione relativa ai valori della biodiversità, proprio a tal fine ho avuto il piacere di realizzare un museo naturalistico, il Museo laboratorio della Fauna Minore sul Parco Nazionale del Pollino, col benestare del suo vicepresidente dott. Franco Fiore, un piccolo e coraggioso “esperimento” ben riuscito, a detta dei più, che si propone appunto di mettere in relazione la nostra stessa vita con la complessità ecologica del Parco, che è insieme genetica, di popolazioni, di specie e di ecosistemi : stessa cosa potremmo realizzare per il Parco della Terra delle Gravine e per la nostra stessa Città, quando Minerva, Dea della Saggezza e della Arti, illuminerà le menti dei nostri conterranei e delle relative Amministrazioni comunali.
Forse non tutti sanno che il nostro Paese è un vero e proprio scrigno di biodiversità che l’Europa intera c’invidia, ed è un patrimonio che abbiamo avuto in dote dall’evoluzione che ha agito per millenni a favore di tale preziosa varietà : ne consegue che questa cosa la potremmo raccontare al meglio proprio con l’istituire musei di scienze naturali e ambientali a valere per scuole, turisti e cittadini tutti.
Perché siamo “straricchi”, ma non ce ne rendiamo conto né lo apprezziamo, abbiamo in Italia più d’un terzo del patrimonio faunistico europeo con 1176 specie di vertebrati, fra i quali 198 specie di mammiferi, 473 di uccelli e 479 di pesci, per non parlare dell’enorme quantità di specie di rettili, anfibi, molluschi e dei miei amati insetti ( senza contare le decine e decine di specie a volo crepuscolare e notturno che si sono purtroppo estinte a causa dell’allegra e spensierata diffusione di luci notturne un po ovunque!). Ugualmente ricca e variata la flora italiana, con ben 5599 specie che adornano complessi e ricchi sistemi di paesaggi costituiti da ben 48 tipologie, tra le quali, importantissime, le zone umide ( non sto qui ad elencarle tutte, sono tantissime e presenti anche in Puglia) e le nostre foreste, attualmente in incremento, che sono espressione di alta diversità, a partire dalle foreste mediterranee (leccio e sughera), fino alle faggete e ai boschi di conifere ( abete rosso sulle Alpi e abete bianco sugli Appennini). Finisco ( ma la “varietà” in Italia non finisce mai…) col ricordare gli ambienti costieri, che anche se ridotti in superficie e spesso maldestramente antropizzati, presentano ancora lungo certi tratti una diversità di vita relativamente intatta, con gran numero di pesci, intere colonie i uccelli marini e di invertebrati acquatici.
A mio sommesso avviso, di queste cose sino ad ora se ne è parlato poco e noi non siamo riusciti appieno a superare quella visione sostanzialmente utilitaristica della Natura, che va di pari passo col processo di semplificazione (e distruzione) dei sistemi naturali che sta portando alla tale dolorosa perdita di biodiversità e alla comparsa di devastanti pandemie. Oggi, purtroppo, ne stiamo subendo le conseguenze.
Per rispondere alle emergenze del presente e del futuro, occorre prima d’ogni cosa un nuovo progetto che sia soprattutto culturale; qui si tratta di modificare nel “profondo” la nostra immagine della Natura che diventi una nuova cultura delle relazioni tra noi e l’ambiente, ottenuta con un più ampio ed intelligente coinvolgimento della sfera emotiva e cognitiva dei nostri contemporanei. Promuovere molti più programmi di sensibilizzazione, educazione, e formazione rivolti a tutte le fasce di popolazione e, in particolare, al mondo della scuola. E qui i media, oltre alla scuola e ai musei naturalistici, potrebbero fare la parte del leone!
Parte da queste considerazioni un’ultima provocazione : tutto il denaro del mondo, a mio sommesso avviso, va speso per risanare gli ecosistemi che incoscientemente e maldestramente stiamo continuando ad inquinare, stiamo parlando dell’aria, del territorio ma soprattutto dei mari, ove quotidianamente andiamo a sversare plastiche, microfibre e microplastiche che poi anche noi ingeriamo con gli alimenti; tutto il denaro del mondo, compreso i milioni di euro che si spendono per le conquiste spaziali, dobbiamo investirlo per ricostruire quel Pianeta magico e biodiverso di cui noi “vecchietti” abbiamo goduto nel nascere, nonostante le due guerre.
Infine, non dobbiamo trascurare l’invito all’azione concreta, perché, dopo il percorso di comprensione della realtà si passi all’adozione di comportamenti più attenti e consapevoli nei confronti dell’ambiente e del territorio, preparando anche per i più giovani, e soprattutto per loro, l’alba dorata d’un ritrovata riappacificazione tra Uomo e Natura.
Valentino Valentini