Come già accaduto ieri al Senato, anche in questo caso i voti di fiducia ottenuti dall’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, non raggiungono il record incassato dal governo di Mario Monti, che ottenne 556 sì a Montecitorio. Draghi si posiziona al terzo posto dietro anche il governo Andreotti IV (del 1978) che ottenne 545 sì.
Mario Draghi incassa la seconda fiducia. Numeri ampi per il governo dell’ex numero uno della Bce anche alla Camera: i sì sono stati 535, i contrari 56, gli astenuti 5. I voti favorevoli sono stati dunque 219 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta.
Il numero dei dissidenti M5s cresce rispetto a palazzo Madama, ma non è l’emorragia che i vertici pentastellati temevano. In tutto, tra voti contrari, astensioni e non partecipazione al voto,la ‘fronda’ non sfonda la trentina.
Come già accaduto ieri al Senato, anche alla Camera i voti di fiducia ottenuti da Mario Draghi, pari a 535, non raggiungono il record incassato dal governo di Mario Monti, che ottenne 556 si’ a Montecitorio. Draghi si posiziona al terzo posto per voti favorevoli al suo governo, dopo Monti e il governo Andreotti IV (del 1978) che ottenne 545 sì.
L’Aula di Montecitorio riserva al premier una accoglienza più ‘calda’ rispetto a ieri: Draghi – come già avvenuto al Senato – assiste al lungo dibattito che precede il voto, poi interviene per poco meno di 15 minuti per le repliche e pone l’accento sulla lotta alla corruzione, la semplificazione della macchina della Pubblica amministrazione, le carceri, lo sport e il turismo e anche la giustizia, dove serve garantire la giusta durata dei processi.
Si ‘congeda’ con un grazie, che l’emiciclo accoglie con una standing ovation e l’applauso della maggioranza. Solo i deputati di FdI non muovono un muscolo.
Venerdì per Draghi la ‘prima’ internazionale al G7 con Biden. Il premier parteciperà al tavolo ‘virtuale’ che anticipa il summit di giugno a Carbis Bay in Cornovaglia. Sempre domani, il presidente del Consiglio sarà alla cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario della Corte dei Conti.
Ma se il governo si appresta a entrare nel vivo dei primi dossier, forte della ‘blindatura’ dei numeri in Parlamento, la neo maggioranza che lo sostiene già vive i suoi primi tormenti, scossa dal terremoto interno ai 5 stelle con l’espulsione dei 15 senatori dissidenti che hanno votato no alla fiducia, a cui si aggiungono almeno altri 15 deputati (si dovrà decidere anche per la sorte degli assenti non giustificati).
Una situazione incandescente che costringe il garante Beppe Grillo ad intervenire nuovamente, invocando l'”unità” come “unica strada” e tornando a blindare Draghi: “I grillini non sono più marziani”, scrive sui social.
Ma a mettere a dura prova la neo maggioranza è anche il malessere che serpeggia nei partiti per il puzzle dei sottosegretari e viceministri ancora da comporre e che difficilmente soddisferà i vari ‘appetiti’ di chi finora è rimasto a bocca asciutta.
Una maggioranza attraversata inoltre dalle perplessità, soprattutto in casa dem, sull’intergruppo nato al Senato solo due giorni fa tra M5s, Pd e Leu con l’obiettivo, “a partire dall’esperienza positiva del governo Conte II, di promuovere iniziative comuni sulle grandi sfide del Paese, dalla emergenza sanitaria, economica e sociale fino alla transizione ecologica ed alla innovazione digitale”, e già ridimensionato.
AGI – Agenzia Italia