Principale Ambiente, Natura & Salute Covid, giovani varianti e vaccini il nostro approfondimento

Covid, giovani varianti e vaccini il nostro approfondimento

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato qualche settimana fa, la prima relazione tecnica sulla variante inglese del coronavirus.

È presente in 80 paesi nel Mondo, Italia compresa. Questa variante presenta 17 mutazioni, che interessano la arcinota proteina Spike, “l’artiglio “ o la “chiave” con la quale il sars cov 2 entra nella cellula. Hanno identificato la specifica mutazione chiamata N501Y, responsabile dell’aumentata trasmissibilità quantificata a un più 60% del virus.

Una seconda mutazione che corrisponde all’eliminazione “di pezzo di Rna“ (una delezione nella posizione 60-70 che elimina due aminoacidi) ha come conseguenza che. fatto un test diagnostico, si può verificare un falso negativo. Uno studio poi di Harward compiuto negli USA su atleti di basket ha verificato che la variante inglese allunga i tempi dell’infezione. Inoltre in Inghilterra sono state individuate altre varianti come quella di Bristol e poi di Liverpool, che rendono il virus meno aggredibile da parte degli anticorpi. Questa mutazione, E484K della quale abbiamo parlato nel precedente articolo è presente anche nella variante brasiliana e sudafricana.

Nei confronti di questa mutazione sia il vaccino AstraZenica, che Pfizer sono poco efficaci. Un’altra mutazione rilevata di recente sempre, in Inghilterra collegata e per questo chiamata “variante nigeriana” è stata identificata a Napoli al Pascale. Il Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità redatto in collaborazione con la Fondazione Kessler, il Ministero della Salute e 82 laboratori di 16 regioni si concentra sulla variante inglese del Kent. Analizzando il genoma dei pazienti, il Rapporto arriva alla conclusione che la variante inglese è presente in 18 regioni con una diffusione pari al 17,8% di tutte le infezioni da Sars Cov 2.

Nella relazione si legge che è necessario continuare a monitorizzare con grande attenzione”, poiché “la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non sono adottate misure di mitigazione adeguate”. La variante brasiliana invece è stata rilevata, in provincia di Perugia. L’ISS. rispetto alla variante inglese, scrive che “è prevedibile che questa nelle prossime settimane diventi dominante nello scenario italiano ed europeo”.

La variante inglese preoccupa anche perché colpisce i bambini. Verifica questa fatta in Israele, dove si è registrato un aumento d’incidenza del virus tra bambini e adolescenti con 50 mila infezioni in un solo mese ( a gennaio). L’incidenza del virus è aumentata tra i bimbi con meno di 10 anni del 23%. Importante rilevare che in Israele pur alla presenza di un elevato livello di vaccinazioni Pfizer non si è deciso di riaprire tutte le scuole. A Corzano, nel bresciano,  circa venti giorni fa è stata infettato in un solo giorno il 10% degli abitanti con la variante inglese e 6 infettati su 10 erano bambini della scuola elementare e materna dei quali molti erano asintomatici. Zero complicazioni rilevanti.

Un Rapporto del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) riporta però, che rispetto alla variante inglese: “I bambini, in particolare i bambini più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la variante B.1.1.7”. Dati tratti da uno studio inglese nel quale viene rilevato che l’incidenza del virus è minore nei bambini sotto i 10 anni rispetto ai giovanissimi tra 10 e 19 anni.

Sempre nel Rapporto di ECDC si legge rispetto alle nuove varianti “aumenta la probabilità d’insorgenza di casi di COVID-19 in ambiente scolastico (…) Questo crea la possibilità di ulteriore trasmissione a scuola prima e successivamente in ambiente domestico, specialmente in assenza di appropriate misure di mitigazione all’interno delle scuole”.  fonte: SARS-CoV-2 – increased circulation of variants of concern and vaccine rollout in the EU/EEA, 14th update 15 February 2021). È giunta l’ora di trovare un vaccino che protegga anche quelli che hanno meno di 18 anni considerato che i vaccini sperimentati e autorizzati riguardano chi ha più di 18 anni.

Erasmo Venosi

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