Presenti ai bordi della pista il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, oltre al comandante generale dell’Arma dei carabinieri e ai comandanti delle altre forze armate. Sull’aereo viaggiavano anche la moglie e le tre figlie dell’ambasciatore e alcuni dei congiunti del carabiniere.
È atterrato sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino l’aereo con ha portato in Italia le salme di Luca Attanasio, ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, e di Vittorio Iacovacci, carabiniere di scorta, uccisi ieri in un attacco armato a un convoglio del WFP dell’Onu sulla strada tra Goma a Rutshuru, nell’est del Paese africano.
Sull’aereo viaggiavano anche la moglie e le tre figlie dell’ambasciatore, che con lui vivevano a Kinshasa, e alcuni dei congiunti del carabiniere, che erano partiti appositamente da Sonnino (Latina)per assolvere a questo compito doloroso.
Ad accogliere sulla pista i due feretri un picchetto militare interforze, composto anche da carabinieri del 13^ reggimento Friuli Venezia Giulia, che fa parte della seconda Brigata mobile dell’Arma, di cui Iacovacci era componente.
Presenti ai bordi della pista il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, oltre al comandante generale dell’Arma dei carabinieri e ai comandanti delle altre forze armate.
Il messaggio del Papa
“Con dolore ho appreso del tragico attentato avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo, nel quale hanno perso la vita il giovane ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese Mustapha Milambo. Esprimo il mio sentito cordoglio ai loro familiari, al Corpo diplomatico e all’Arma dei carabinieri per la scomparsa di questi servitori della pace e del diritto“. Così Papa Francesco in un telegramma indirizzato al presidente Mattarella.
“Raccogliamo l’esemplare testimonianza del signor ambasciatore, persona di spiccate qualità umane e cristiane, sempre prodigo nel tessere rapporti fraterni e cordiali, per il ristabilimento di serene e concordi relazioni in seno a quel paese africano; come pure – continua il Pontefice – quella del carabiniere, esperto e generoso nel suo servizio e prossimo a formare una nuova famiglia”.
“Mentre elevo preghiere di suffragio per il riposo eterno di questi nobili figli della nazione italiana, esorto a confidare nella provvidenza di Dio, nelle cui mani nulla va perduto del bene compiuto, tanto piu’ quando e’ confermato con la sofferenza e il sacrificio. A Lei, signor Presidente, ai congiunti e ai colleghi delle vittime e a tutti coloro che piangono per questo lutto invio di cuore la mia benedizione”.
Le indagini sull’attentato
A 24 ore dall’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista nell’Est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) non si diradano le ombre sulle responsabilità dell’agguato al convoglio dell’agenzia Onu.
Sullo sfondo del rimpallo di accuse tra Kinshasa e ribelli hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda Fdlr-Foca (Fdlr), arriva anche il primo rapporto dell’intelligence italiana sull’accaduto: gli 007 non escludono il coinvolgimento delle milizie della Allied Democratic Forces (Adf), “di origine ugandese”, recentemente sospettato di adesione al jihadismo, ipotizzano una rapina come movente dell’attacco e sottolineano che la ‘Zona delle tre antenne’, teatro dell’assalto, è “ad alto rischio per la sicurezza”.
Le milizie del Nord Kivu
Il governo di Kinshasa aveva subito puntato il dito apertamente contro le Fdlr, attive nella zona di Nord Kivu dove è avvenuto l’assalto e dove operano però una miriade di altre milizie. Fdlr ha negato ogni coinvolgimento e ha anzi chiesto alle autorità congolesi e alla Monusco (la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Rdc) di “fare tutto il possibile per far luce sulle responsabilità dell’ignobile assassinio”.
Cure Ngoma, portavoce delle Fdlr, ha fatto notare che l’agguato è avvenuto vicino alla frontiera col Ruanda e a una postazione delle Fardc (le forze armate congolesi), su cui ha invitato a indagare. Lo scambio di accuse riflette il clima di forte tensione politica esistente tra le Fdlr da un lato e Kinshasa e l’esercito ruandese dall’altro.
Secondo il rapporto dell’intelligence italiana, non è escluso che l’attentato – che inizialmente è sembrato un tentativo di sequestro – avesse come scopo la rapina e che possa portare la firma dell’Adf, considerata vicina al movimento sunnita Tablighi Jamat e che si ritiene legata all’Isis, anche se l’affiliazione non è mai stata ufficializzata. “L’evento”, si legge nel rapporto degli 007, “si inserisce in un contesto securitario di estrema fragilità, che caratterizza l’area del Kivu del Nord negli ultimi 20 anni”.
Il sequestro del personale dell’Onu
Il ministero dell’Interno congolese, su cui ancora pendono i dubbi relativi alle mancate garanzie di sicurezza, ha tenuto a sottolineare che è stato il commando di rapitori, sette in tutto e armati di kalashnikov e machete, a uccidere Attanasio e Iacovacci, sparando loro a bruciapelo. Nell’imboscata di ieri sono state rapite tre persone, sempre parte del convoglio Onu, e che secondo voci non confermate ufficialmente sono state liberate.
Oltre alle responsabilità, rimangono poco chiare anche le ragioni per le quali – in un territorio come quello di Nord Kivu, che i nostri servizi hanno definito ad “alto rischio” – sia stato autorizzato il passaggio senza scorta del convoglio World Food Programme (Wfp), il Programma alimentare mondiale dell’Onu, su cui viaggiavano i due connazionali uccisi e anche un terzo italiano, rimasto illeso: Rocco Leone, vice Capo del Wfp nella Repubblica democratica del Congo.
La Farnesina ha invitato alla cautela sulla diffusione di ricostruzioni, mentre entro mercoledì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dovrà riferire in Parlamento.
A Roma un inviato del presidente congolese
Intanto, è atteso l’arrivo a Roma di un rappresentante del presidente congolese Felix Antoine Tshisekedi Tshilombo, che porterà una lettera personale del capo di Stato al primo ministro Mario Draghi. Kinshasa ha anche annunciato la partenza di una squadra per la città nord-orientale di Goma, dove è avvenuto l’attacco, con la missione di “sostenere le indagini in corso”.
Sul posto è atteso anche l’arrivo dei carabinieri del Ros, che dovranno acquisire i verbali delle testimonianze e verificare quali siano state le armi usate dai ranger congolesi che sono intervenuti durante il tentativo di sequestro, in cui è morto anche l’autista congolese dell’auto di Attanasio. La Farnesina ha chiesto e ottenuto di effettuare in Italia l’esame autoptico disposto dalla Procura di Roma che indaga per sequestro di persona con finalità di terrorismo. L’arrivo delle salme in Italia è atteso per questa sera, dove ad accogliere i feretri ci sarà Di Maio.
AGI – Agenzia Italia