Viviamo in un’epoca dove sono nate e nascono ogni giorno diverse idee che possono anche contribuire al progresso tecnologico, o che possono semplicemente soddisfare bisogni comuni maturati nella quotidianità, ma non sono mai ampiamente utilizzate.
La storia fornisce esempi di numerosi inventori che hanno creato varie soluzioni che hanno superato ciò che la società contemporanea conosceva, eppure le loro invenzioni sono state dimenticate o non hanno ricevuto il successo che meritavano, questo anche perché non tutte le invenzioni cambiano il mondo (o almeno non lo fanno immediatamente).
Non è colpa del destino o dell’incapacità della società di apprezzare l’idea: affinché l’invenzione diventi una svolta deve diventare innovazione.
Questo il concetto dell’innovazione: non si parte sempre da qualcosa di completamente nuovo, ma bisogna armarsi di ideazione, attuazione, creatività e capacità di correre insieme al progresso, ma allo stesso tempo di sapere quando fermarsi per poter pensare e dunque riflettere.
“Una persona che vede un problema è un essere umano; una persona che trova una soluzione è visionaria; e la persona che esce e fa qualcosa al riguardo è un imprenditore.” Naveen Jain
È un processo che parte da un grande progetto, con a valle i clienti e a monte i fornitori e dove frequentemente si verifica una dicotomia tra un genio e un creatore, per cui l’innovazione non va confusa con quella che è l’invenzione.
A volte è la stessa persona, dunque si parla di inventori-imprenditori come Mimmo Ialeggio e Corrado Ferrara, Co-Founders della Geolumen S.r.l.
D. Quali sono gli obiettivi della Geolumen?
R. La nostra “vision” aziendale è quella di dotare ogni lampada LED di un’antenna intelligente attraverso la quale fornire servizi smart a cittadini e Aziende nel rispetto della sostenibilità ambientale e sociale.
L’obiettivo principale però è quello di lavorare in sinergia con il territorio, concorrendo a consolidare i rapporti scuola-università-impresa, perché non esiste ricchezza personale senza benessere diffuso.
D. Quando avete cominciato a svolgere questo lavoro e qual è stato il vostro percorso di studi?
R. Dopo la laurea in Scienze Giuridiche (Mimmo) ed Economia e Commercio (Corrado) e diverse esperienze nella consulenza aziendale, circa 13 anni fa abbiamo iniziato a collaborare con un laboratorio di ricerca privato per il quale ci occupavamo di sviluppo di nuovi business. Geolumen è il frutto di un progetto di ricerca a cui abbiamo lavorato.
D. Da quante persone è composto il vostro team?La vostra azienda mira ad assumere i giovani del territorio?
R. Lo zoccolo duro della Geolumen è attualmente composto da 4 persone ma intorno all’azienda ruotano varie competenze che nel corso del tempo ci hanno portato a raggiungere un numero complessivo di cica 20 collaboratori. Grazie al consolidato rapporto con istituti tecnici ed università, Geolumen spesso seleziona nuove figure professionali da inserire in organico. Prediligiamo, laddove possibile, la filiera formativa territoriale. Siamo orgogliosi che le risorse chiave della Geolumen sono tutte locali, e hanno saputo dimostrare le proprie competenze sul campo, entrando in organico sempre con un progetto scolastico od universitario.
D. All’inizio del percorso avete fatto affidamento esclusivamente su voi stessi oppure c’era qualcuno che vi supportava e vi motivava nel proseguire con l’idea?
R. Abbiamo avuto la fortuna di aver già una discreta esperienza nel mondo del “fare impresa” per cui abbiamo fatto affidamento solo sulle nostre forze non senza esserci misurati con le difficoltà tipiche di un Paese malato di burocrazia e di poca propensione alla valorizzazione delle giovani iniziative imprenditoriali.
D. L’azienda crea un ambiente che incoraggia l’innovazione? In che modo la vostra azienda finanza l’innovazione?
R. Geolumen non esisterebbe se non facesse dell’innovazione il proprio carattere distintivo. Come ogni giovane realtà, per poter competere, deve mantenere un elevato standard innovativo. Quotidianamente le nostre forze sono concentrate nella ricerca di nuove applicazioni dei nostri sistemi anche mediante la collaborazione con partner qualificati con i quali investiamo regolarmente in attività di ricerca e sviluppo.
D. La vostra azienda è più orientata verso le invenzioni o le innovazioni? Dunque si concentra di più sull’introduzione di nuovi aspetti o sul miglioramento di quelli già presenti?
R. Non c’è innovazione senza creatività e spesso ci divertiamo a trovare nuove soluzioni a problemi ancora irrisolti. Migliorare i nostri prodotti spesso si traduce nel raggiungimento di una soluzione del tutto nuova. Crediamo che ogni Azienda deve lavorare necessariamente su entrambi i fronti per soddisfare appieno le richieste dei propri Clienti.
D. Che impatto ha avuto la pandemia sulla vostra azienda?
R. Ci ha offerto la possibilità di misurarci con un evento ignoto ed inaspettato e di verificare la nostra resilienza. Non è stato facile anche perché abbiamo perso diverse commesse a causa dello stop forzato. Abbiamo, però, imparato che la crisi porta progresso, come dice Albert Eistein, e riteniamo di esserne usciti più forti di prima, come tutti quelli che non si arrendono alle difficoltà.
D. Cosa suggerireste ad un neo-diplomato/neo-laureato che si introduce per la prima volta nel vostro settore lavorativo? Quali sono i primi passi che dovrebbe compiere?
R. Il modo del lavoro richiede formazione, serietà, spirito di sacrificio. L’approssimazione di tanti che pensano di poter affrontare il mondo, non solo quello del lavoro, senza però conoscerne le dinamiche, le criticità e le potenzialità, spesso (quasi sempre) si traduce in un fallimento. Ognuno deve trovare il proprio posto nel mondo e sicuramente seguire le proprie passioni o interessi è il primo consiglio che ci sentiamo di dare, unitamente al mantenere sempre accesa la fiamma della curiosità, che ti porta ad aumentare costantemente le tue conoscenze e competenze, non solo nel campo lavorativo. Non si finisce mai di studiare.
D. Secondo voi come si potrebbe diventare imprenditore?
R. L’imprenditore ha una naturale vocazione all’organizzazione e una propensione al rischio, ponderato sulla base delle competenze, diversa dal “semplice” lavoratore. Fare impresa significa guardare oltre ciò che appare ovvio o scontato, accettare di avere la responsabilità della vita di altre persone che, lavorando per e con l’imprenditore, affidano il proprio futuro e quello di propri cari alla visione un leader che riesce a tradurre in azioni efficaci ed efficienti le proprie suggestioni. Per essere un imprenditore bisogna essere un “folle visionario” ma con la serietà e l’affidabilità di un padre di famiglia. Non si deve dimenticare che fare “impresa” non è facile, altrimenti si sarebbe chiamata “passeggiata”.
Enza Cappabianca