Restano invariati i protocolli per le aree arancioni e gialle. Crisanti: “Siamo alle prese con la mancanza di dati”.
Scuole, di ogni ordine e grado, da chiudere nelle zone rosse, anche quelle presenti nelle regioni gialle. E protocolli invariati nelle aree arancioni e gialle con la didattica in presenza al 50% nelle scuole superiori. Con la possibilità di prevedere però restrizioni ulteriori, prescindendo dal colore, quando viene superata una determinata soglia di incidenza: si balla tra i cento casi di contagio settimanali ogni 100mila abitanti rispetto agli attuali 250. È quantovalutato dal Cts in una riunione il cui verbale è stato trasmesso ai ministri competenti.
Gli esperti suggeriscono una modulazione delle misure, differenziando tra Comune o Provincia in base all’andamento della curva dei contagi su base territoriale e non più a livello regionale.
Sull’eventuale chiusura delle scuole si pronuncia anche il virologo Andrea Crisanti: “Per quanto riguarda la scuola siamo di fronte a una totale mancanza di dati. Io sono fondamentalmente contrario alla didattica a distanza, è chiaro però che per averla in presenza abbiamo bisogno di dati, altrimenti facciamo tutto al buio e rischiamo di sbagliare”.
Crisanti, intervenendo alla trasmissione televisiva ‘Stasera Italia Weekend’ in onda su Rete4, spiega che “a quasi un anno dall’inizio della pandemia ancora non si conosce l’ impatto che ha la dimensione della scuola e il pendolarismo. Stiamo prendendo – aggiunge – tutte decisioni al buio. Senza contare che la variante inglese sembra attaccare molto più frequentemente i giovani. Detto ciò – conclude il microbiologo – la scuola rimane una grandissima priorità, perché tenere a casa i ragazzi è un danno per i più deboli e per quelli economicamente più svantaggiati”.
AGI – Agenzia Italia