Il metodo Catalanotti, fiction dell’inossidabile Montalbano, frutto di quella straordinaria penna di Camilleri, riproduce sia nel cuore stesso dell’indagine, sia nella vicenda personale del commissario più amato dagli italiani, quel finto ardore giovanile dell’anziano verso la fanciulla.
Lo dice anche Camilleri, nell’intervista a Mollica prima del film, ardore amaro e pieno di incognite che stanno tutte nella frase che la giovane poliziotta della scientifica dice all’ammaliato Montalbano: “ti sei chiesto se una donna giovane vuole stare con tè”.
È forse uno degli ultimi romanzi di Camilleri su Montalbano, il vecchio commissario è stanco, si vede al capolinea e anche la storia con Livia è al tramonto. E’ come se i personaggi stessi ora chiedano di finirla. Come nel fantastico libro di Màrchez “Cent’anni di solitudine, sono i personaggi alla fine che determinano la fine del libro, come immagini che si accartocciano seguendo il filo della ricerca delle cose perdute, avendo la certezza che: ”Il segreto di una buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine.”
Un altro capolavoro è il racconto “Il Vecchio e la Fanciulla” di Italo Svevo, dove è lo stesso fervore della giovanetta che crea problemi all’anziano proprietario della agenzia tranviaria, provocandogli indirettamente la morte.
È tipico degli uomini restare bambini e cercare tra le proprie cose perdute l’ardore giovanile. Ma è una ricerca che non porta da nessuna parte. Forse la fine stessa.
E’ vero che qui la morte sarebbe quella del personaggio Montalbano; forse l’ultimo libro di Camilleri, quello a cui stava lavorando, sarà un dialogo tra lo stesso Montalbano e Camilleri e forse su questo metodo di scrittura creativa c’è molto da raccontare.
Roberto De Giorgi Corriere di Puglia e Lucania