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Il punto sul Covid – Carenza e inondazione di vaccini, contraddizioni del percorso

Di Erasmo Venosi

Nel giro di tre, quattro mesi potremmo essere inondati da una pluralità di vaccini. Gli elementi che potrebbero ostacolare un ritorno in tempi brevi a una situazione di normalità sono quattro: nuove varianti significative, vaccinazione globale, efficacia del vaccino a bambini ed adolescenti che dovrebbe arrivare per l’autunno.

Cinque giorni fa l’Autorità europea del farmaco l’EMA ha approvato il vaccino della Jhonson & Johnson che è il quarto vaccino approvato. Due su tecnologia mRna (Moderna e Pfizer) e due su un adenovirus (un virus a doppio filamento DNA) depotenziato cioè non in grado di replicarsi e sul quale è montata il gene della notissima proteina Spike attraverso la quale il coronavirus entra nelle cellule.

In tal modo il sistema immunitario svolge una sorta di esercizio di riconoscimento del coronavirus sviluppando una memoria immunologica che interverrà producendo anticorpi se dovesse in futuro presentarsi il coronavirus. Questo vaccino di J & J è estremamente vantaggioso per due motivi: una sola somministrazione e si conserva nella ordinaria catena del freddo.  L’efficacia di J& J? Dichiarata 66% e con possibilità di arrivare all’80% con la seconda dose somministrata dopo 12 settimane. Bisogna però osservare che l’efficacia del vaccino varia rispetto al Paese.

J & J in USA ha efficacia del 72% , in Sud Africa 57% infine mantiene un’efficacia vicina al 60% contro le varianti. Altri tre vaccini stanno arrivando in Europa: il CureVac e l’Italia ne ha firmati per 30 milioni di dosiùì. Gli altri due verso i quali l’Italia non ha alcun contratto d’acquisto sono lo Sputnik V che usa anche lui un adenovirus e il Novavax. Questo della Novavax è la terza diversa tecnologia di produzione dei vaccini. È quella delle proteine ricombinanti più adiuvanti. È iniettata la proteina Spike insieme alle sostanze adiuvanti che hanno la funzione di dare una mano al sistema immunitario per riconoscere il virus.  Il lato negativo, ma solo ai fini produttivi, è che ci vuole molto tempo per ottenere e purificare le proteine in laboratorio. Il grande lato positivo è che superato la prova dell’approvazione è facile produrre il vaccino. Sul piano logistico è il massimo! Gli impianti di produzione sono in grado di fornire grandi quantità di vaccini contrariamente alla biotecnologia mRna. Il mese scorso su The Lancet sono stati pubblicati i risultati del trial clinico condotto a Mosca su 22 mila partecipanti per il vaccino Sputik V . Titolo del lavoro su The Lancet “Sicurezza ed efficacia di un vaccino eterologo Covid 19 basato su vettori rAd 26 e r Ad5: un’analisi intermedia di uno studio randomizzato di fase 3 controllata in Russia”.

Il vaccino russo sviluppato da un prestigioso istituto il “Gamaleya Institute”, ha un’efficacia del 91,6%.  In estate è iniziata la somministrazione delle dosi ed è stato autorizzato in Argentina, Messico, Algeria, Bielorussia, Serbia, Ungheria, Iran ed Emirati Arabi Uniti. L’unico problema che richiede verifica è che il trial clinico di Sputnik V si è svolto tra settembre e novembre e quindi va verificata l’efficacia contro le varianti. Sempre il Gamaleya Institute sta lavorando su un vaccino a una sola dose.

  • professore associato Uni Sapienza, astrofisico

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