I sindaci della Rete Recovery Sud chiedono alla Von Der Leyen di apporre il vincolo di destinazione ai finanziamenti del Next Generation EU assegnati all’Italia, distribuendoli nella misura del 70 per cento al Mezzogiorno d’Italia.
La lettera alla presidente della Commissione europea segue altre missive già inviate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Alla Presidente della Commissione europea i primi cittadini rappresentano tutte le iniquità nella distribuzione delle risorse nazionali che hanno penalizzato in questi anni il Mezzogiorno, minando il principio di coesione che proprio l’Europa raccomanda ai suoi Stati membri di rispettare. E richiamano, a tal proposito, proprio le parole di Draghi.
I Sindaci del Recovery Sud dunque “ripongono fiducia nell’Unione Europea, anche per recuperare Unità nazionale compromessa dai ripetuti discrimini verso il Sud, che potrebbero soffiare sul fuoco ed alimentare di un non auspicabile Sud-exit che codesta Commissione deve scongiurare, tutelando i territori ed i giovani del Sud che potranno emigrare solo per scelta e non più per necessità”.
“Questa Rete di circa 500 Sindaci del Sud, nata per creare condizioni favorevoli di protagonismo territoriale in ordine agli investimenti ingenti previsti dal Fondo in parola, non può nascondere che alcune forze politiche parlamentari, come effettivamente accade da oltre un ventennio, cercano di invertire, attraverso artifizi e raggiri, lo stato di necessità di finanziamento di opere e spesa corrente al Sud Italia. Questo avviene attraverso interpretazioni arbitrarie come quelle del finanziamento dei Comuni in considerazione della spesa storica, avvantaggiando i municipi del Nord Italia, pur essendo previsto da un articolato legislativo un sistema di finanziamento diverso che si basa sulla valutazione dei LEP (Livelli essenziali delle Prestazioni).
Con la continua applicazione di tale sistema, i Governi di ogni schieramento che si sono succeduti, hanno minato la solidità di un’Unità Nazionale che negli anni ’80 del precedente millennio era molto più sentita, ancorché la ripartizione finanziaria fosse solo di poco più equa.
Oggi, invece, si registra da circa 15 anni anche il blocco della ripartizione del Fondo Perequativo statale di cui all’art. 119 della Carta Costituzionale Italiana, a scapito dei Comuni del Sud che però hanno vinto i ricorsi giudiziari in merito davanti al TAR Lazio e al Consiglio di Stato.
Ancor più grave è il sistema di investimenti pubblici sbilanciato quasi nella totalità al Nord dell’Italia come accertano importanti Istituti di ricerca e statistica. Un sistema che realizza Grandi Opere come la TAV Torino-Lione, Trafori trans-alpini, il MOSE (Venezia), Milano Expo 2015, Rete Autostrade del Nord, Alta Velocità Ferroviaria, Olimpiadi, Debito bancario, eccetera (solo alcuni esempi), che costituiscono la quasi integrale somma del debito pubblico italiano, pagato anche con fondi dei lavoratori del Sud che purtroppo non usufruiscono del benessere di queste Grandi Opere.
Il Sud paga per le infrastrutture del Nord e soffre nel vedere la ripresa dell’emigrazione giovanile che desertifica i nostri territori, a tal punto da precludere in breve tempo anche le possibilità di poter dare le consegne storiche generazionali, mentre il Nord Italia gode del lavoro dei nostri giovani e dei servizi.
Questo sfruttamento radicale e subdolo ha portato la nostra Rete dei Sindaci “Recovery Sud” a considerare anche un sistema di Livelli Essenziali per le Infrastrutture che possa quantomeno attenuare il fortissimo divario attualmente riscontrato. Un gap che si aggiunge a quello della discrepanza di Pil pro capite, che varia da 46.000,00 € di Basiglio (MI) al Pil dei piccoli paesi molisani che superano a malapena i 10.000,00 €.
Il Sud dell’Italia può essere competitivo a livello mondiale ma ha bisogno di una nuova Green Economy basata, per esempio, anche sulla riduzione di inquinanti prodotti dall’enorme flotta mercantile internazionale che solca il Mediterraneo, bypassa i nostri porti, per una autolesionistica e scellerata scelta politica nordcentrica, finalizzata a favorire la commercializzazione in Europa da parte di ditte o società presenti nel Nord Italia, discriminando oltremodo il Sud, che oggi deve reagire.
Il Nord Italia, invero, da anni ha scelto la commercializzazione alla produzione ed ha trasferito la produzione industriale finanziata con risorse pubbliche italiane, in Stati in cui il regime fiscale ed il costo di lavoro è più basso (globalizzazione selvaggia) oltre alle minori garanzie per i lavoratori; tale dislocazione di aziende molte volte è associata anche ad un trasferimento di sedi legali in Paesi Europei, come l’Olanda. Questo di fatto completa un quadro di dubbia consistenza giuridica, consentendo alle aziende italiane del Nord addirittura di moltiplicare a dismisura i lodo guadagni, a danno del Sud Italia.
Ancora peggio è successo quando si sono ricapitalizzate aziende multinazionali americane che, con i medesimi fondi hanno addirittura comprato intere fabbriche concorrenti italiane (INDESIT) per ridurne la concorrenza e prenderne la fetta di mercato.
Per evitare il ripetersi di quanto sinteticamente riportato, pur nella consapevolezza dei principi per i quali l’Italia è stata beneficiata di 209 miliardi di euro che denotano, da parte di codesta Spett.le Commissione Europea presieduta dalla S.V., un’approfondita conoscenza dei problemi della sperequazione italiana, il nostro Gruppo dei Sindaci del Meridione, che unisce ormai circa 500 Comuni, intende vigilare sulla ripartizione territoriale delle risorse finanziare in questione; ripartizione che non può che essere del 70% al Sud e del 30% al Nord, per evitare di minare la pace sociale, ma soprattutto per consentire quel minimo di rispetto della coesione che si deve obbligatoriamente perseguire, come ha dichiarato lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Mario Draghi, in una video conferenza il giorno 23/03/2021, con la collaborazione della Ministra per il Sud Mara Carfagna.
Il Sud ha bisogno di infrastrutture digitali, stradali, portuali, aeroportuali, che consentano ai mercantili di approdare nei nostri porti, avendo collegamenti adeguati, che oggi mancano, per l’interscambio con i vari territori del Sud e la rete europea.
Queste infrastrutture consentono di recuperare tutta la capacità del mondo produttivo del Sud che non può più subire ulteriori scippi finanziari.
I territori e le risorse idriche del Sud inoltre, potrebbero produrre energia da fonti rinnovabili, soprattutto grazie all’esposizione solare ed ai venti; tale produzione purtroppo è ostacolata dalla vetustà e dall’insufficienza delle linee elettrica per il trasporto dell’energia prodotta.
Per contestualizzare tutti gli interventi infrastrutturali si rende necessario un massiccio piano straordinario di assunzioni di personale tecnico e amministrativo, posto che, per le ragioni di cui sopra, taluni nostri Comuni sono in dissesto finanziario, mentre la maggior parte soffre di carenza di personale e, addirittura, si registra una fortissima carenza dei Segretari Comunali.
La nostra Rete dei Sindaci “Recovery per il Sud”, sente la necessità di comunicare alla S.V. le proprie preoccupazioni in merito alla ripartizione parlamentare dei fondi, anche per la circostanza, non certo casuale che fino a questo momento i Sindaci del Sud sono stati volutamente estromessi da tutte le sedi della programmazione e concertazione degli interventi da realizzare con il Recovery Fund di cui al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; pertanto propongono all’Unione Europea di trasferire i finanziamenti all’Italia dopo la presentazione di adeguata documentazione di rendiconto come per il sistema APQ (tanta ormai è la diffidenza), nel rispetto della percentuale di ripartizione precedentemente espressa, ottenuta sulla scorta dei dati della popolazione, del Pil pro capite e, soprattutto, della percentuale di disoccupazione.
I Sindaci – affiancati dal mondo delle Associazioni, dei movimenti storici, culturali e politici, dalle curie vescovili, dalle organizzazioni di categorie, da taluni sindacati – sono pronti al confronto programmatico, purché nel rispetto dei criteri dettati dalla Commissione Europea, che in questa occasione deve considerare oltremodo le esigenze finanziare delle donne all’interno del tessuto produttivo.
Eurispes, un importante istituto di ricerca e di studi politici, economici e sociali, ha scoperto che l’ingiustizia dei governi che si sono succeduti dal 2000 al 2020 in Italia ha dirottato alle Regioni più ricche del Nord ben 840 miliardi di euro destinati al Sud Italia che, osserva lo studio, “è molto più europeista del Nord, non fosse per la speranza della UE in favore di un intervento di giustizia sociale nei confronti di tutti quei cittadini europei emarginati e discriminati dai propri Governi”.
Una scelta diversa non porterebbe alla riduzione del gap negativo tra Nord e Sud Italia, mentre tutte le analisi economiche dimostrano che un Sud Italia dotato di infrastrutture alla pari con il resto del Paese e nella media europea, sarebbe un formidabile acceleratore dello sviluppo nazionale e continentale, anche per la sua posizione geografica (e climatica) al centro del Mediterraneo.
I Sindaci del “Recovery Sud” ripongono fiducia nell’Unione Europea, anche per recuperare Unità nazionale compromessa dai ripetuti discrimini verso il Sud, che potrebbero soffiare sul fuoco ed alimentare di un non auspicabile Sud-exit che codesta Commissione deve scongiurare, tutelando i territori ed i giovani del Sud che potranno emigrare solo per scelta e non più per necessità.
Chiediamo tutela per evitare l’innesco di eventuali fenomeni di protesta clamorosa, dato che ancora una volta il Ministero per lo Sviluppo Economico è guidato da un esponente di un partito del Nord che tante volte ha utilizzato impropriamente i fondi europei per finanziare Leggi e piani straordinari di opere pubbliche.
Chiediamo pertanto di apporre il vincolo di destinazione agli interventi del Sud sempre nel rispetto delle percentuali 70 SUD, 30 NORD, da rendicontare con modalità contabili semplificate cosiddette “SPECIALI” al fine di ridurre i tempi di esecuzione e di pagamento delle opere.
In attesa di adeguato riscontro.
Cordialità
Salvis iuribus
La Rete dei Sindaci per il “Recovery Sud”