Di Erasmo Venosi
I numeri hanno come sempre la testa dura. Né ottimismo facile, ma nemmeno pessimismo preconcetto nel leggere la dinamica pandemica glocale.
Si glocale. Il concetto, che fa fatica a essere compreso e condiviso, è che una pandemia va sempre valutata su scala internazionale perché l’abbattimento dei rischi avviene solo quando l’epidemia tende a scendere ovunque. Se fosse fondata la “regola Vespignani”, che il reale numero dei contagiati, tenendo conto anche di asintomatici e pauci sintomatici, dovrebbe essere moltiplicata per 10, il numero degli infettati, Italia arriverebbe a 36,7 milioni e il Mondo sarebbe con un miliardo e trecento milioni di infettati. Sempre distanti dall’immunità di gregge globale fissata a 5 miliardi e 850 milioni !!
L’11 gennaio secondo i dati dello Johns Hopkins University si è verificato il picco più alto di contagiati pari a 740 mila nuovi casi in un solo giorno. Il 27 gennaio invece il più alto numero di morti pari a 17.395 secondo Worldmeters. Nel mese di febbraio nel mondo sono scesi sia nuovi casi che decessi. Il picco sembra sia stato raggiunto l’11 di gennaio, ma dopo febbraio la curva ha iniziato a crescere e l’ultimo dato di aprile ci consegna in un giorno 588.405 casi e l’inclinazione della curva suggerisce di non cantare presto vittoria. La risalita della curva dipende dai cosiddetti suscettibili, che sono quelli che non sono vaccinati ma anche quelli infettati per esempio a febbraio dello scorso anno cioè a inizio pandemia e che quindi non sono venuti a contatto con le nuove varianti soprattutto quella brasiliana. Da Nature apprendiamo in un articolo del 18 marzo “Has COVID peaked Maybe but it’s too soon to be sure “(IL COVID ha raggiunto il picco? Forse, ma è troppo presto per essere sicuri“) che la variante brasiliana (P.1) potrebbe eludere l’immunità preesistente e rilanciare il virus.
A Manaus tra aprile e ottobre il 76% della popolazione è stata reinfettata e l’immunità acquisita non è servita a nulla. Un comunicato di ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) afferma che, su 130,4 milioni d’infettati e 2,84 milioni di morti i casi di infezione di Covid 19 sono rari nei primi 7 mesi, ma che la variante sudafricana ( B.1.351) e quella brasiliana (P1) potrebbero far cambiare le stime sull’uscita dalla pandemia. Nel comunicato del 30 marzo scorso dell’Istituto Superiore di Sanità le varianti erano distribuite con queste percentuali: inglese 86,7% e la brasiliana al 4%. In Europa i contagiati sono 45,9 milioni su 446 milioni di abitanti quindi il 10,2% e quindi i suscettibili sono ancora tanti.
Questo è il motivo che giustifica una rapida vaccinazione partendo da fragili e ultrasettantenni nei quali in Italia si registrano 9 morti su 10.
La vergogna italiana è propria questa! Un Governo che delega alle Regioni la gestione del piano vaccini e queste arbitrariamente hanno gestito e stanno gestendo vaccinando oltre a medici e infermieri com’era giusto, anche i componenti delle lobby professionali come magistrati, avvocati, giornalisti, personale amministrativo degli ospedali, insieme a folle di parenti, infiltrati, passanti. Un Governo serio avrebbe dovuto imporre linee guida uniche, criteri vincolanti e non derogabili. Invece 11,5 milioni di dosi sono servite a vaccinare 4 milioni di over 70 e di questi 1 su 5 ha avuto le due dosi. Ininfluente per regioni. Governo e istituzioni sanitarie centrali e periferiche che 9 morti su 10 sono over 70. L’agghiacciante realtà che emerge da questa sempre più espressione geografica quale si sta rivelando l’Italia delle lobby è che tutto lo sforzo è puntato alle vacanze serene, al tutto come prima fregandosene dei decessi di anziani e malati.
Una neo eugenetica mercatista che non porterà a nulla tranne continuare la strage di anziani per irresponsabilità di chi avrebbe dovuto tutelarli Infatti siamo passati dai 207 morti del 7 marzo ai 482 del 2 aprile. Un altro dato ci porta a raffreddare gli ottimismi: la capacità produttiva annua di vaccini è 9 miliardi e sei sono stati acquisiti da un quinto della popolazione mondiale. Agli altri 4 su 5 si assegnano 2,5 miliardi di dosi. Insomma al di là dei facili entusiasmi l’immunità di gregge è lontana, molto lontana. Le ragioni? Non è chiaro se i vaccini impediscano le trasmissioni, il pericolo di nuove varianti, l’immunità potrebbe non durare per sempre e non esiste ancora il vaccino per minorenni. Numerosi esperti su Nature ritengono che questo virus diventerà endemico come quello dell’influenza. Diventa strategico quindi sperando che prima o poi entri nelle teste di decisori pubblici soprattutto del Governo centrale, saturi di cultura economica e finora incapaci di comprendere che i programmi di sorveglianza e sequenziamento del genoma dei virus presenti negli infettati è fondamentale e vitale per monitorare la diffusione delle varianti e la comparsa di nuovi focolai infettivi.
EV . già professore associato Uni Sapienza, astrofisico