Di Daniela Piesco
Inserita tra l’Albania, Macedonia e Serbia, dal 2008, si trova la Repubblica del Kosovo. Stato dell’est Europa, abitato da circa due milioni di persone, che aspira a far Parte dell’Unione Europea. Alcuni Paesi dell’UE, però, non lo riconoscono ancora come Stato indipendente. Il piccolo Paese (10.800 Km2) registra una situazione economica precaria. Circa il 13% della sua popolazione è al limite dell’indigenza e l’emigrazione in UE non è favorita proprio a causa dell’intransigenza di certi suoi Stati membri. La popolazione è costituita dall’88% d’Albanesi, 7% da Serbi e il 5% da altre etnie balcaniche. Nella capitale, Pristina, non sono mancati scontri popolari nei confronti di un Esecutivo che, dopo l’indipendenza socio/politica, non è riuscito a garantire al piccolo Stato prospettive di concreto sviluppo e autonomia economica. Sembra che le maggiori responsabilità siano da ricercare nel sistema politico Kosovaro che non è stato ancora in grado d’assicurare un futuro internazionale alla piccola Nazione. Tant’è che anche l’economia del Paese resta critica. Non tutto, però, si presenta in negativo. I rapporti con i Paesi vicini si sono normalizzati. Pure con la Serbia i rapporti si stanno normalizzando. All’interno, si tenta di migliorare l’impegno scolastico e le principali infrastrutture d’interesse popolare. Però, il costrutto sociale del Paese è ancora lontano dai parametri UE. La stampa internazionale si occupa poco di questa Repubblica balcanica. Il Kosovo non fa notizia. Eppure, il Paese ha bisogno di un concreto intervento dell’Unione Europea per consolidare lo spirito di democrazia e d’indipendenza della quale, dopo tanta sofferenza, la gente Kosovara è fiera. L’opinione pubblica internazionale, dovrebbe essere più informata sulle vicende di uno Stato che ha scelto d’essere indipendente. Sarebbe un concreto passo avanti per allentare la sua emarginazione.
La sua voglia di indipendenza è oggi rappresenta da Vjosa Osmani , il nuovo presidente del Kosovo. Vjosa Osmani è considerata un simbolo di cambiamento, poichè rappresenta una parte dei giovani kosovari che guarda con favore all’Occidente ed è frustrata dal nepotismo e dall’inefficacia dei partiti tradizionali del Paese. Nel suo discorso appena nominata, il 4 aprile scorso , la presidentessa ha chiesto un dialogo volto a normalizzare i legami con la Serbia, ma ha aggiunto che Belgrado deve prima scusarsi e punire i responsabili dei crimini di guerra commessi durante la guerra del 1998-99 che alla fine ha portato all’indipendenza del Kosovo nel 2008. La pace , infatti,sostiene, sarà raggiunta solo con le scuse della Serbia e quando ci sarà giustizia per coloro che hanno subito i loro crimini.
Facciamo qualche passo di lato .
Vjosa Osmani, capo del parlamento, dallo scorso novembre esercitava ad interim le funzioni di Capo dello stato dopo l’arresto del presidente uscente Hashim Thaci, detenuto all’Aja con l’accusa di crimini di guerra.
In tale contesto, è interessante sottolineare che l’ex premier, Thaci, attualmente sotto processo al Tribunale dell’Aia, è considerato un eroe nazionale in Kosovo. Il 52enne, ex guerrigliero, è diventato il primo premier del giovane Paese nel 2008 ed è diventato presidente nel 2016. Sostenuto dagli Stati Uniti, Thaci aveva intrapreso la sua carriera politica dopo aver guidato la battaglia dell’UCK contro le forze del defunto presidente serbo, Slobodan Milosevic. I legami con l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si sono approfonditi quando il Kosovo e la Serbia hanno firmato, il 4 settembre, un accordo alla Casa Bianca per normalizzare le reciproche relazioni economiche.
Cosa è avvenuto il 14febbraio scorso?
Il Kosovo è andato alle urne per la quarta volta in sei anni, un voto anticipato frutto di una decisione della Corte costituzionale.Certo è che nessuno dei governi riesce a portare a termine il proprio mandato e anche gli ultimi due governi hanno avuto vita breve soprattutto con l’arresto di alcuni capi di Stato da parte del Tribunale speciale.
Il panorama politico,dunque, è stato fortemente scosso. Ma è un dato di fatto che dopo la dichiarazione di indipendenza si siano insediati ampi disaccordi tra entità politiche che derivano da malgoverno e mancanza di fiducia reciproca. Il Kosovo è una nuova democrazia e ha ancora bisogno di tempo per stabilizzarsi. Purtroppo, proprio questa mancanza di stabilità politica ha pesato sia nel dialogo con la Serbia che sullo sviluppo economico del paese.
E un tale ambiente non è attraente per gli investitori stranieri.
Un aiuto potrebbe venire dal rafforzamento delle relazioni con la nuova amministrazione Biden dopo una spaccatura in una certa misura tra il governo Kurti e l’amministrazione Trump. Un maggiore ruolo degli americani nei Balcani e il raggiungimento di un accordo finale con la Serbia, potrebbe concludersi con il riconoscimento reciproco.
L’amministrazione Biden, in collaborazione con i paesi dell’Ue, compresa l’Italia, Paese amico, potrebbe ridurre l’influenza russa nella regione, che si infiltra principalmente attraverso la Serbia. Dovrebbe infatti essere giunto il momento per la Serbia di non poter più mangiare con due cucchiai, sia con la Russia che con l’Occidente. Non dovrebbe essere accarezzata l’idea, ma dovrebbe essere chiara ,che senza il riconoscimento del Kosovo non ci può essere integrazione nell’Ue.
Del resto “La via dell’onore è la più difficile, ma è l’unica strada giusta per l’uomo. E chi ha lottato per l’onore, ha trovato l’onore ”
Jusuf Gërvalla
Daniela Piesco Vice Direttore www.progetto-radici.it
Ph foto di Nicola Cavallotti