Siamo nel 2021, lontani da una visione ottocentesca della fabbrica. Eppure oggi accade che in Italia, la patria dello Statuto dei Lavoratori, che tra poco compirà 41 anni, licenziano un operaio, reo (sic!) d’aver pubblicato un post su FB sulla fiction con la Ferilli.
Accade all’acciaieria Mittal di Taranto, ex Ilva, già Italsider di Stato.
La doccia gelata del licenziamento cade sull’ignaro Riccardo Cristelli, da oltre vent’anni operaio prima e tecnico ora, sempre diligentemente al servizio di quella fabbrica.
Le sue giuste parole di sconforto sono quelle di un padre che si sente un semplice numero dopo vent’anni di onorato servizio, colpito ingiustamente solo per aver espresso un’opinione.
Quindi un reato d’opinione? Ma è possibile? Siamo in Italia o nell’Ungheria di Orban?
È possibile licenziare un dipendente dopo 20 anni di servizio per un’opinione espressa pubblicamente senza, tra l’altro, ledere l’immagine della propria azienda.
Ci sembra d’assistete ad un’opera del teatro dell’assurdo!
Occorre subito una forte presa di posizione di tutte le Istituzioni, personalmente all’indomani della contestazione già mi sono pubblicamente espresso condannando tali condotte da “padrone del vapore”.
Serve anche una presa di posizione del Governo centrale.
Non si può stare zitti e accettare supinamente queste sopraffazioni.
Dobbiamo farlo per Riccardo, che deve essere riassunto, ma anche per tutelare tutti gli altri operai.
Mino Borraccino
Consigliere del Presidente della Regione Puglia
per l’attuazione del Piano per Taranto.