La lettera alla ministra della Giustizia: “Mia madre ha 65 anni è in carcere per un vizio procedurale. Da tre settimane in totale isolamento”.
Una donna di 65 anni, positiva al Covid, è da un mese in isolamento in una cella del carcere romano di Rebibbia, senza la possibilità di vedere nessuno, con soltanto una branda e un wc a disposizione. Una situazione che per la famiglia è tanto piu’ drammatica in quanto la donna, Giuseppina Cianfoni, “ha preso il Covid in carcere, dove si trova reclusa da due mesi per un vizio nel ricorso in appello presentato dal suo difensore tre giorni dopo la scadenza prevista“.
A raccontare la storia all’AGI è stata la figlia di Giuseppina Cianfoni, Rossella Anitori che oggi scrive alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. “Gentile Ministra della Giustizia Marta Cartabia, mi chiamo Rossella Anitori e sono la figlia di una persona attualmente detenuta. Mia madre si chiama Giuseppina Cianfoni ed è una delle oltre 70 persone ristrette in regime di isolamento a causa del Covid nel carcere femminile di Rebibbia. Sono ormai tre settimane che mia madre è chiusa in una cella“, spiega la figlia della donna nella lettera.
“Sono tre settimane che non respira una boccata di aria fresca. Che non alza gli occhi al cielo per vedere le nuvole. Che non si fa una doccia calda. Sono tre settimane che mia madre non incontra nessuno. E’ sola per 24 ore al giorno e non esce mai. Mia madre non e’ socialmente pericolosa”.
Rossella riferisce, quindi, i dettagli della vicenda giudiziaria che ha riguardato sua madre: “Dieci anni fa era dirigente dell’Ufficio della Conservatoria di Velletri ed incappata in una spiacevole parentesi giudiziaria che purtroppo non è stato possibile chiarire ed è stata condannata in base all’articolo 319 quarter a 3 anni di reclusione. Dopo la laurea, quando ho studiato per l’esame da giornalista, ho appreso che le pene vengono irrorate secondo il principio del male minore e che anche i detenuti hanno dei diritti. E allora mi chiedo cosa ci fa mia madre in carcere e che fine hanno fatto i suoi diritti e quelli del resto delle donne e degli uomini internati con lei in queste condizioni”.
Rossella ricorda infatti che “l’isolamento è un regime di detenzione estremamente duro e gravemente, restrittivo della libertà personale che si utilizza come ultima ratio, come l’ultimo dei provvedimenti disciplinari, proprio perché è in grado di fiaccare anche gli animi più vigorosi. A causa del Covid mia madre ha trascorso più di un mese in isolamento, dove è tutt’ora. Come possiamo lasciare che questa tragedia per lei ed altre detenute si compia? Come possiamo accettare in deroga ad ogni legge che un essere umano sia trattato in questa maniera? La nostra Costituzione dice che ‘le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devo tendere alla rieducazione del condannato'”.
“Abbiamo dimenticato questi principi? Quale valore stiamo dando al tempo e alla vita di queste persone e quale considerazione ci aspettiamo che possano avere del sistema che li reclude e li tortura? Quale risorsa il carcere rappresenta oggi per la società? Perché non possiamo rinunciarci? Anche quando diventa ingiusto e inumano, quando l’applicazione della pena va oltre il precetto? Gentile Ministra chiedo l’immediata scarcerazione di mia madre, l’estensione delle misure alternative alla detenzione per quanti più detenuti e detenute possibili, che oggi più che mai si vedono privati dei loro diritti fondamentali e la fine di un carcere inutile, ingiusto e disumano. Rossella Anitori La figlia di Giuseppina Cianfoni, una persona detenuta in isolamento da oltre un mese nel carcere di Rebibbia”.
AGI