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Il misterioso ‘balletto di cifre’ tra Moratti e il suo dg su chi rifiuta Astrazeneca

L’assessore al Welfare e il suo direttore generale forniscono percentuali molto diverse, irrisorie per lei, preoccupanti per lui.

In quanti rifiutano AstraZeneca in Lombardia? Difficile dirlo se l’assessore al Welafare e il direttore generale dello stesso Assessorato forniscono percentuali contrastanti. “Fino a ieri il 15% della popolazione, che aveva prenotato il vaccino, essendo AstraZeneca l’ha rifiutato. La sensazione è che sia una percentuale in crescita, ma il 15% è un dato acquisito” è la prima comunicazione a essere diffusa, in ordine di tempo, dal direttore generale dell’assessorato al Welfare della Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, nel corso di un’audizione in commissione regionale Sanità.

Il dato viene poi nettamente modificato al ribasso dalla vicepresidente e assessore al Welfare della Regione, Letizia Moratti. “Nessun ‘allarme-rinunce’ in Lombardia per AstraZeneca – è la sua rettifica – perché a oggi è meno del 5% dei cittadini che sarebbero vaccinati con questo vaccino a rifiutare effettivamente la somministrazione. Una conferma della fiducia risposta nella scienza e nei medici da parte dei nostri concittadini che stanno aderendo in modo esemplare alla fase vaccinale volta a combattere e vincere la pandemia”.

Moratti parla di rinunce “irrisorie” precisando che invece “sono in aumento considerevole le domande di approfondimento e di spiegazione sul vaccino”.

Le opposizioni, così alimentano la disinformazione

Immediate le crtiche dalle opposizioni. Per il consigliere regionale dem, Samuele Astuti, è “l’ennesima  confusione nell’informazione, che non può che creare ulteriore incertezza nei cittadini, che hanno già vissuto i gravissimi disagi di una campagna partita molto più in ritardo che in altre aree del Paese. Dalla Regione ci aspettiamo di sentire una sola voce univoca e certa”.
Sulla stessa linea il commento del capogruppo del M5s in Regione, Massimo De Rosa: “Confusione, caos e disorganizzazione rappresentano anche oggi l’unico modello che i vertici regionali in grado di proporre. Dovrebbero governare il piano vaccinale ma, a quanto pare, non sanno di cosa parlano, smentendosi l’uno con l’altro. In questo modo altro non fanno se non alimentare la confusione, la disinformazione e la paura dei cittadini. Quando invece dovrebbero convincere con informazioni corrette e rassicurare con un’organizzazione funzionante. Evidentemente non sono in grado di garantire né l’uno né l’altra”.

AGI

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