Matteo Salvini attacca il ministro della Salute, ma frena sulla richiesta di dimissioni.
I dem, con in testa il segretario Enrico Letta, fanno quadrato intorno al ministro Roberto Speranza, bersaglio del fuoco delle destre. A sparare sul ministro della salute è soprattutto il leader della Lega, Matteo Salvini, che prende spunto dalla prossima uscita del libro di Speranza sull’anno di Covid, ma anche dalle mancate ‘riaperture lampo’, una bandiera della Lega, per accusare il ministro.
“C’è un libro”, sono le parole del leader leghista, “che non ha avuto la diffusione che meritava, parlo del libro del ministro Speranza di cui abbiamo solo la copertina. Doveva uscire il 22 ottobre, poi il 26 ottobre il governo di cui faceva parte il ministro ha chiuso tutto. Però lui quattro giorni prima di chiudere tutto era pronto ad andare in libreria spiegandoci che stavamo guarendo. Non so se altri ministri della Salute abbiano avuto lo stesso tempo libero, la stessa sfortuna. Penso che scrivere che la pandemia è occasione storica per la sinistra sia di una volgarità e arroganza che non meritano commenti”.
Poi, interpellato dai cronisti, Salvini frena sulle dimissioni: “La richiesta di dimissioni del ministro Speranza? Io lavoro per la squadra e per le riaperture. Non mi occupo del destino dei singoli”.
La miccia, tuttavia, è innescata e dal Partito Democratico si parla apertamente di “attacco politico. Ma vi pare”, ragiona un dirigente dem di primo piano, “che in piena pandemia si possa pensare di attaccare il ministro della Salute per farlo dimettere?”. Non solo. La fonte dem ricorda che “è stato lo stesso Draghi, qualche giorno fa, a ricordare che Speranza l’ha voluto lui. E’ come se durante una battaglia decisiva si chieda al generale di dimettersi”, viene sintetizzato.
La risposta che arriva dal vertice del Nazareno è ancora più netta: Enrico Letta vede Roberto Speranza e, poco dopo, twitta: “Ho incontrato Roberto Speranza. Abbiamo fatto il punto su campagna vaccinale e piano di riaperture in sicurezza, in pieno accordo sull’analisi della situazione e la linea da tenere“. Dunque, la linea del ministro è anche quella del Pd.
Una blindatura contro attacchi che il responsabile Enti Locali del partito definisce “folli”. Francesco Boccia non usa mezzi termini nel definire il leader leghista e le sue parole. “Salvini è un irresponsabile e un leader politico che continua a pensare che si possano prendere in giro gli italiani alimentando lo scontro. Era un irresponsabile un anno fa, quando diceva che il Covid era poco più di una influenza e lo è adesso”, sottolinea riferendosi alla richiesta di Salvini si procedere immediatamente alle riaperture “mirate”.
“Abbiamo un grande ministro, una persona seria che sta difendendo la salute degli italiani, ed è folle immaginare che possa dimettersi. Io sono sicuro che Roberto Speranza non rischia. Qualsiasi cosa può essere chiarita, da qui a mettere in discussione il ministro ce ne passa”, conclude Boccia. In ogni caso, il Partito democratico non intende lasciare il tema delle riaperture alle destre. L’imperativo, uscito nel corso dell’ultima segerteria, è “riaprire il prima possibile”, ma “in sicurezza e in modo irreversibile”.
Condizioni che la propaganda di Salvini, per il Pd, non garantisce in alcun modo. Ciò nonostante, il tema delle riaperture, alimenta anche il dibattito interno al Pd, con il governatore campano, Vincenzo De Luca, ad annunciare un piano alternativo a quello del commissario Figliuolo e basato, prima ancora che sull’età, sulle fasce economiche e sociali, ovvero con priorità a quelle categorie che di più stanno subendo l’impatto delle misure anti Covid. “Il Commissario Figliuolo e il governo hanno gli strumenti per impugnare i provvedimenti, per intervenire. Ma non credo sia necessario perchè De Luca fa alcune provocazioni, poi segue quanto arriva dalla Conferenza Stato-Regioni”.
AGI