Dal prossimo 26 aprile in zona gialla si potrà tornare a pranzare e cenare nei ristoranti attrezzati con i tavoli all’aperto; in zona arancione sarà consentito solo l’asporto. Per pranzare al chiuso si dovrà invece attendere il primo giugno. Ad ogni tavolo potranno sedere quattro persone, potranno essere di più se conviventi.
Una soluzione che ha rincuorato solo una parte degli operatori: “Chiaramente – commenta Paolo Barivelo, presidente della categoria Bar di FipeConfcommercioTaranto – per le attività che non dispongono di spazi all’aperto il problema continuerà a persistere ancora per un mese e mezzo circa. Intanto chiediamo ai Comuni di ragionare sui dehors e sulla gestione degli spazi esterni a titolo non oneroso. Ci preme comunque trovare soluzioni alternative per le attività al chiuso, magari avvalendoci dei protocolli di sicurezza che ci sono possono essere implementati”.
Intanto ora il testimone passa alle amministrazioni comunali alle quali spetta il compito di dare per la concessione delle aree pubbliche risposte rapide e semplificate in termini di procedure.
“In vista della imminente stagione estiva il nostro appello alle amministrazioni comunali del territorio provinciale è di – dichiara Antonio Salamina, commissario della categoria Ristoranti – affrontare già da ora la problematica dei dehors al fine di definire quanto prima un quadro chiaro dei percorsi da attivare per poter consentire alle imprese di attrezzare in modo adeguato gli spazi esterni su aree pubbliche, attraverso procedure semplificate. Chiediamo inoltre la contestuale eliminazione della tassa di occupazione del suolo pubblico sino all’autunno prossimo anche in assenza di decisioni in merito da parte del Governo”.
Lo scorso anno l’emergenza Covid fu prontamente gestita con grande apertura e disponibilità dalla Amministrazione comunale del capoluogo jonico che venne incontro alle imprese concedendo a titolo gratuito (cioè senza esigere la tassa di occupazione) nuovi spazi pubblici da attrezzare. La delibera 124/20 fissava i criteri per l’occupazione, senza oneri, del suolo pubblico sino al 30 0ttobre 2020, stabilendo che era sufficiente inoltrare al SUAPla dichiarazione (con relativa planimetria per il posizionamento di sedie, ombrelloni e tavoli) per richiedere un incremento del 50% dello spazio rispetto all’autorizzazione precedente. Anche altri comuni della provincia seguirono lo stesso orientamento. Intanto Fipe nazionale preannuncia che la Federazione coinvolgerà l’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni) per ottenere dai sindaci più spazi all’esterno
“Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno, significa prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola non è dotato di spazi all’aperto e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città nei quali vigono regole molto stringenti. I sindaci mettano a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini. La data da sola non basta – conclude la Federazione – dobbiamo dare una prospettiva a tutti gli imprenditori”.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania