“Il video di Beppe Grillo in cui cerca di difendere il figlio Ciro accusato di stupro” – ha commentato Sabrina Pontrelli, Presidente della Commissione e della Consulta alle Pari Opportunità della Provincia di Taranto – “ha lasciato tutti sgomenti. E’ molto difficile, di fronte a tanta veemenza, riuscire a replicare in modo pacato. In pochi minuti quest’uomo è stato in grado di mandare all’aria anni di battaglie e di conquiste nel campo della violenza sulle donne. Ancora oggi è un tema di grandissima attualità nonché una emergenza sociale, aggravato dalla pandemia e tutti noi stiamo cercando di fare, ognuno nel proprio campo, qualcosa che aiuti le donne ad uscire dall’anonimato, superare la vergogna e denunciare gli episodi di violenza. Non è ammissibile alcuna giustificazione nei confronti di un comportamento così scomposto, come quello avuto dall’ex comico nonché esponente politico, perchè se è comprensibile il senso di protezione nei confronti di un figlio non lo è certo il rumore mediatico che ha voluto sollevare sulla vicenda nel tentativo tanto goffo quanto vano di difenderlo a tutti costi e, approfittando, peraltro, della sua notorietà.
Quello che abbiamo ascoltato è il solito schema maschilista di difesa di un presunto stupratore che mira a stravolgere e spostare il focus della questione su un altro piano e rendere la vittima carnefice. Perchè bisogna dirlo con forza: se il ragazzo è un presunto stupratore, la ragazza è sicuramente una vittima, anche nel caso si riuscisse a dimostrare che fosse consenziente. Nessuno ha il diritto di violare la privacy e la dignità di una donna con quegli atti che, forse, ma non tocca a noi dirlo bensì alla magistratura, potrebbero anche non essere sfociati in una violenza ma che restano ugualmente deplorevoli in quanto compiuti a danno di una ragazza, in stato di ebrezza e quindi non lucida, in quel momento puro oggetto di dileggio di quattro scalmanati. Il dolore di un padre non giustifica l’aggressione verbale nei confronti di una ragazza che denuncia la violenza subita e nei tempi che le sono stati necessari per farlo, così come previsto dal Codice Rosso. Per una donna dovrebbe essere sempre possibile poter denunciare un episodio simile, non è facile superare l’idea delle possibili conseguenze e la vergogna di vedere in piazza vicende che riguardano la propria intimità.
Questa vicenda ci spronerà come Commissione e Consulta – ha infine concluso la Pontrelli – a lavorare con maggiore impegno in questa direzione. C’è ancora tanta strada da fare se ancora oggi, nel 2021, assistiamo a vicende che denotano una mentalità machista ancora profondamente radicata nella nostra società.”
Redazione Corriere di Puglia e Lucania