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Pio e Amedeo: solo comicità, svago o nuovo modo di fare televisione ?

Le tre puntate andate in onda il venerdì per tre ore a serata su Canale 5 con il “Felicissima sera”, protagonisti i due anchormen Pio e Amedeo, foggiani doc, hanno inaugurato un nuovo modo di intrattenere il pubblico coinvolgente, dissacrante e diciamocela tutta “originale”.

Chi l’ha visto come me rimanendo incollato fino all’una di notte ha ritrovato qualcosa di grandi comici del passato ma farei torto a qualcuno citandone altri, non assimilabile al duo classico dove c’era un comico e la sua spalla. Qui la coppia segue il copione di una mente, Pio e di un interprete, Amedeo che a volte si scambiano i ruoli in maniera imprevedibile e attrattiva senza disdegnare incursioni nel dialetto foggiano che  è una lingua a sé, non assimilabile ad altri gergali.

Partiti da una intuizione del papà di Amedeo che pensò di portare in  scena la  grande amicizia tra i due, nata da due mamme e rispettive famiglie e raccontata al grande pubblico con la commozione dei sentimenti, ha evidenziato che i due davanti al video non hanno maschera, sono autentici guitti che enfatizzano i loro difetti caratteriali prendendosi in giro e coinvolgendo tutti coloro che lavorano con loro, rendendoli protagonisti, ognuno nel suo ruolo.

Sicuramente questo è merito di Mediaset che ha creduto nel progetto di rendere nazionale e popolare l’amicizia che può fare miracoli non solo nello spettacolo ma anche nella vita, contagiando di benessere settori finora oscurati e in crisi per la  pandemia come il corpo di ballo che ha costituito il corollario di ogni spettacolo fino agli anni ottanta. Pio e Amedeo non hanno avuto remore a acherzare non solo con “monumenti” viventi della musica leggera come Claudio Baglioni o Eros Ramazzotti ma anche con matematici quale Piergiorgio Odifreddi che avevano l’obbligo di stare al gioco e si sono trovati a loro agio oppure hanno reso fruibile e simpatico personaggi come Francesco Pannofino  grande doppiatore dei vip ma spesso tenuto nell’ombra. Altro fenomeno ereditato dagli anni ’80 è stata la “scoteca” coinvolgente con ragazze e ragazzi festanti che ballano accompagnate da neomeolidici campani.

Per non parlare della parodia delle feste di matrimonio dove le sale ricevimenti diventavano agorà delle performance dei protagonisti, sposi e parenti, accompagnati da uno straordinario Tommaso Paradiso, prestatosi in veste di cantante al pianobar. Simpatico anche il riferimento alla Rai “Raiuno non sei nessuno” che dovrebbe avere più coraggio e che riesce a trovare sprazzi di originalità in trasmissioni musicali ormai cult nel palinsesto quali Radiodue social club, relegato dal lunedì al venerdì sul Rai2 dalle 8,45 alle 10,00 e Tv talk trasmessa il sabato pomeriggio o Via dei Matti n.0 con Stefano Bollani e Valentina Cenni su Raitre, troppo poco per i giovani che hanno necessità di trovare contenuti attrattivi in orari più consoni.

E’ora che il servizio pubblico si dia una mossa,  ma quella vera che la macchina elefantiaca pubblica stenta a far decollare e che non può delegare al Fiorello di turno, avendo ben presente il motto del compianto Pippo Caruso : “le persone poco serie non ridono mai”. Un tocco di leggerezza unito a dissacrazione seria di stereotipi è necessario,doveroso e mai come ora rispetta l’intelligenza di un pubblico che ormai conosce lo schermo televisivo da oltre sessant’anni e continua a pagare il canone come tributo in senso tecnico e quindi obbligo, sperando che i primi in ordine di tempo tornino ad essere i migliori, grazie alla  concorrenza .

Dario Felice Antonio Patruno   

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