Dall’inizio della pandemia, alcuni hanno addirittura iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti (9%), alcol (quasi 18%) e fumo (12%).
Tra chi faceva già uso di queste sostanze, inoltre, si è registrato un aumento netto del consumo di stupefacenti per il 10%, degli alcolici per il 6% e delle sigarette per il 16%. A cui si aggiunge chi confessa un aumento lieve (12% per quel che concerne alcolici e stupefacenti, quasi 20% per gli alcolici). Ma non è tutto: sono cambiate pure le abitudini alimentari, con il 50% degli adolescenti che dice di avere incrementato il consumo di cibo durante gli ultimi mesi di chiusura in casa.
E, ancora, se circa un terzo dei ragazzi (36%) dice di avere dormito più ore, il 44% ammette di dormire meno ore rispetto a quanto facesse prima della pandemia e della didattica a distanza.
Perché la scuola in presenza è anche un luogo dove si riesce meglio ad aprire la mente e i cuori delle persone, dove imparare a interagire con gli altri.
Lo dimostra il fatto che, durante la Dad, gli studenti oltre a percepire le lezioni poco coinvolgenti (lo dice più del 76% di loro) hanno messo in evidenza – nel 53,3% dei casi – che non hanno mai avuto spazi di condivisione del loro vissuto emotivo.
Questo aspetto non potrà che essere un problema per il ritorno in presenza. Chi, per esempio, ha subito atti di cyberbullismo durante la Dad – ed è successo nell’11% dei casi – ha dichiarato che ha iniziato a isolarsi volontariamente (nel 77% dei casi). “Molti ragazzi vittime di cyberbullismo con elevata probabilità avranno difficoltà a tornare sui banchi: se non interveniamo con un percorso di supporto studiati ad hoc per le scuole, assisteremo a un aumento dell’abbandono scolastico”, conclude Lavenia.