Principale Ambiente, Natura & Salute PNRR su Clima ed Energia obiettivi precari

PNRR su Clima ed Energia obiettivi precari

di Erasmo Venosi *

IL PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) è  impostato soprattutto sugli obiettivi della cosiddetta decarbonizzazione.

Il che vuol dire al 2030 devi ridurre l’uso di carbone, metano e petrolio, non sembra, per come è impostato, raggiungere gli obiettivi fissati.

Obiettivi quantificati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima al 2030.

Obiettivi diventati ancora più sfidanti, a seguito delle decisioni dell’UE di ridurre le emissioni di gas che alterano il clima del 55% rispetto alle emissioni del 1990.

Questo equivale a un taglio delle emissioni di circa 185 milioni di tonnellate di gas serra, espressi in termini di diossido di carbonio equivalente.

Un’impresa titanica perché le emissioni complessive diventano 233 milioni di tonnellate e che, negli ultimi 30 anni, il taglio è stato di 100 Mt CO2 equivalente.

Bisognerebbe quindi che l’Italia tagliasse  a una velocità annua  5,6 volte superiore a quella del trentennio 1990/2020.

Le azioni del PNRR riguardano  trasporti, industria, residenziale e commerciale e agricoltura.

L’obiettivo italiano di produzione di energia da fonti rinnovabili, fatto proprio dal PNRR è quello del PNIEC pari al 30% , ma tale obiettivo è collegato a una riduzione delle  emissioni del 40% e non al nuovo obiettivo del 55%!

Tra il 1990 e il 2020 le emissioni sono calate del 19%, mentre dal 2020 al 2030 dovrebbero calare del 36%,  per rispettare l’obiettivo del 55% fissato dall’U.E.

In 10 anni aumentare per due volte  la riduzione delle emissioni avvenute in 30 anni

Riformate le procedure di autorizzazioni con il decreto del 31 maggio definito di semplificazione.

Uno degli ambiti d’intervento è il cosiddetto agro – voltaico cioè l’installazione di pannelli fotovoltaici ,per fornire energia elettrica alla produzione agricola.

IL PNRR destina 1,1 miliardi , a tale fine con l’installazione di 2 milioni di KW di potenza con produzione di 2500 milioni di KWh.

O l’idrogeno è verde oppure con gli altri “colori” si configurano  pratiche di greenwashing perché è prodotto diossido di carbonio.

  • Idrogeno blu, partendo dal metano e intrappolando la CO2 di scarto nel sottosuolo 
  • grigio ottenuto dal petrolio, dal gas naturale o dal carbone senza che la CO2 di scarto sia intrappolata;
  • viola usando l’energia nucleare.

Le aziende premono affermando, che la CO2 si può stoccare nel sottosuolo invece siamo lontanissimo dalla possibilità di “ interrare” la CO2.

Tutti i progetti di stoccaggio della CO2 di grandi dimensioni nel mondo sono andati incontro, a fallimenti.  Uno in Texas e uno in Australia recentemente..

Quindi la prospettiva dell’idrogeno blu non c’è al momento, e chissà  ci sarà  mai

Le FER coprono il 38% della domanda elettrica, ma dovremmo moltiplicare per 5 per avere un eccesso di energia elettrica e produrre idrogeno.

IL PNRR italiano assentito da Bruxelles ,per la coerenza con la ripartizione dei fondi e la identificazione dei settori di intervento mostra tre notevoli limiti.

Fissa solo i criteri generali di allocazione delle risorse e non i progetti specifici su cui poter esprimere una valutazione.  

La cosa è ancora più grave ,se solo si considera la mancata costituzione di un organismo tecnico, che potremmo chiamare della Transizione Ecologica.

La seconda delle sei Missioni in cui è organizzato il PNRR tratta della “ Rivoluzione verde “ e “ transazione ecologica”

Dando seguito al European Green Deal che ha come obiettivo il taglio al 2030 come ricordato e l’azzeramento delle emissioni nette al 2050.

Noi siamo realisti perché consapevoli che nella lotta alle emissioni conta il taglio globale più che le emissioni locali.

Altrettanto consapevoli che le nostre emissioni incidono globalmente per l’1% e un taglio del 55% equivale a una incidenza globale delle emissioni italiane dello 0,005 %.

Questo però dovrebbe indurre a utilizzare al meglio le risorse trasferite dall’UE che comunque dovremo restituire per il 90%.

Utilizzarle al meglio vuol dire rivoluzionare il sistema energetico, economico, industriale, sociale del nostro Paese.

E’ scritto nel PNRR ,che sarà disegnato un “nuovo modello di sviluppo”

Motivi questi sufficienti alla nomina di un comitato tecnico scientifico RIGOROSAMENTE INDIPENDENTE con componenti indicati,  per esempio

dalla Conferenza dei Rettori,

dall’Accademia dei Lincei ,

da rappresentanti di ISPRA, ENEA , CNR c

he indicano alla Politica le soluzioni di breve e medio termini , le innovazioni tecnologiche di lungo termine in grado di massimizzare la riduzione delle emissioni minimizzando i costi.

Insomma chi indicherà le scelte prioritarie?

Solo un Comitato Tecnico Scientifico INDPENDENTE potrebbe individuare punti di sintesi tra problemi ambientali, economici, energetici e trasferirli come pareri consultivi alla cabina di regia.

Diversamente non solo non sarà saranno centrati i target fissati dall’UE, ma sì, rinuncerà forse all’ultima chance per sottrarre il Paese da drammatici effetti di natura sociale, ambientale ed economico.

  * già professore associato Uni Sapienza Roma

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.