Principale Economia & Finanza Europa, “velo” sull’ansia per le materie prime

Europa, “velo” sull’ansia per le materie prime

Col testa a testa tra Ue, Russia e Cina sale la preoccupazione nel vecchio continente circa i prezzi impennati e la disponibilità di metalli, petrolio e metano per il prossimo inverno. Ma c'è chi non vede il problema

Nuovo Regolamento UE

La partita economica tra Oriente ed Occidente è cominciata e le strategie internazionali in materia di approvvigionamenti e contro il caro-inflazione cominciano a delinearsi.

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Pare che il colosso energetico russo Gazprom, in vista dell’asta del gestore ucraino per il prossimo inverno – dal 1 ottobre 2021 al 1 ottobre 2022 – non avrebbe prenotato alcuna capacità supplementare per il trasporto di gas naturale verso l’Ue, nonostante abbia interrotto le forniture di luglio tecnicamente… «per manutenzione». Questa decisione, oltre a non dipingere un bell’orizzonte, avrebbe anche automaticamente comportato sin da subito un rincaro speculativo del prezzo della materia prima, proprio mentre la quotazione del barile di petrolio – che viaggia ai massimi livelli dal 2014 – sta producendo lo stesso effetto a causa di un mancato accordo nell’Opec.

Ci sarebbe un’ipotesi “contromossa”: al Cremlino potrebbe non essere andata giù la decisione del Consiglio Europeo di stralciare la proposta tedesca per l’apertura di un bilaterale con Mosca. In sede di Consiglio, infatti, la nazione più propensa al boicottaggio è stata la Polonia che ora sarà quella a pagare il prezzo più alto, in quanto la pipeline Yamal-Europe (RussiaBielorussia-Polonia-Germania) potrebbe essere nuovamente la prima a patire la scelta “politica” di Gazprom. L’infrastruttura polacca, in sostanza, resterà a secco di gas russo fino al 10 luglio – causa “lavori di manutenzione” decisi da Gazprom – mentre dal 13 al 22 sarà il turno dello stop alle consegne via Nord Stream.

Non è assurdo quindi pensare che una sorta di “guerra fredda” starebbe già mettendo radici, magari partendo proprio dall’isolamento energetico.

Ue, un Natale senza giocattoli per punire o farsi punire?

Ma “l’agenda atlantista” dell’Ue pare stia sortendo un pessimo effetto anche verso l’altro partner commerciale messo nel mirino: la Cina.

Aumenta infatti il livello di congestione dei container in uno dei principali hub del mondo, l’area del Outer Pearl River Delta (OPRD) fuori Yantian – nella Cina meridionale – e, con tutti i container fermi in attesa di entrare in porto, venire sdoganati e scaricati, i tempi che intercorrono tra prenotazione e consegna delle componenti elettroniche di base sarebbero saliti da 16 a 52 settimane ed/od oltre.

Di pari passo starebbero aumentando anche i costi per il trasporto di materiale dall’Est: pochi giorni fa la Giochi Preziosi lamentava infatti il rischio di un Natale senza i giocattoli proveniente dal Dragone, non solo per via del blocco ma anche dell’aumento delle richieste di denaro fatte da Pechino – circa cinque volte il prezzo pattuito prima della crisi nella catena di distribuzione -.

E sembrerebbe proprio questo uno dei danni maggiori compiuto dalla gestione della dichiarata pandemia a livello globale: la totale distruzione del principio di supply chain globalizzata dei mercati.

Tasse asiatiche VS la ricerca della stabilità

In aggiunta la Cina starebbe introducendo una tassa del 15% sull’export di acciaio, una decisione che rischia di aggravare la penuria di questa materia prima a livello globale e di imprimerle un ulteriore rialzo di prezzo.

Similmente Mosca – col dichiarato obiettivo di combattere l’inflazione interna – avrebbe deciso di porre alcuni dazi temporanei sull’export di nichel, alluminio, acciaio e rame. Risultato? Tra novembre 2020 e febbraio 2021 il prezzo dell’acciaio a livello globale è aumentato del 130% e l’intero comparto delle materie prime è schizzato alle stelle, con un aumento che negli ultimi mesi avrebbe raggiunto il 117%. E non va meglio per quel che riguarda i metalli non ferrosi, i quali già lo scorso anno avevano visto un rincaro del 52%, trainato in particolare dal rame.

Ma in Europa per il Commissario europeo all’Economia, l’italiano Paolo Gentiloni, l’obiettivo è quello della stabilità e “non semplicemente di un ritorno ai livelli pre-crisi”. Pare tutto sotto controllo, insomma, mentre c’è chi dice che servirebbe un miracolo e dubita che Gentiloni voglia o sappia o possa farlo…

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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