Nessuno si inginocchia per Cuba
di Evelyn Zappimbulso
Nessuno si inginocchia per Cuba. Come mai tanti incarcerati, tanti desaparecidos, tante vittime sanguinanti delle repressioni nel residuo regime comunista di Cuba non destano alcuna apprensione?
Nessuna mobilitazione e alcun inginocchiatoio globale, come già è accaduto ad Hong Kong e in mille altri luoghi del mondo dove agiscono dittature comuniste o regimi radical-progressisti.
Non esistono casi Zaki da quelle parti? Non si vedono facce, non ci sono storie di repressione da raccontare. Perché non si raccontano violenze patite su cui indignarsi e far indignare a comando interi branchi di foche ammaestrate?
Dittature accettate col silenzio compiaciuto dei media global e nostrani. Mentre il Male per loro sarebbero le polizie occidentali o i governi come quello di Polonia e di Ungheria, votati dai cittadini in libere elezioni per realizzare quei programmi a tutela della famiglia, della scuola e dei minori, che vengono da noi esecrati.
Perché la difesa della civiltà, col consenso del popolo, deve passare per barbarie, e la barbarie delle repressioni antipopolari deve passare inosservata?
Forse una risposta si può trovare nel fatto che a sinistra, su Cuba, Fidel Castro e Che Guevara, si è costruito un racconto di “gesta eroiche”, nel quale fatti e personaggi risultano, per l’immaginario collettivo, se non alterati, perlomeno amplificati, dalla fantasia e dalla tradizione, in una duplice esigenza di esaltazione e di esemplarità. I fatti sono così diventati “leggenda” e i personaggi “miti” e come tali, si sa, sono difficili da contrastare e, men che meno, cancellare.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania