Principale Arte, Cultura & Società Palermo, il Co.Vi.D./19 non ferma Via D’Amelio

Palermo, il Co.Vi.D./19 non ferma Via D’Amelio

Nonostante le restrizioni pandemiche molte personalità illustri hanno commemorato il luogo della strage a Palermo nel giorno della memoria

In foto: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, XXVIII anniversario delle stragi di Capaci e via d'Amelio

Palermo, domenica 19 luglio 1992, ore 16:58.

Una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di Semtex-H, telecomandati a distanza (probabilmente da dietro un muretto in fondo alla strada o da un condominio in costruzione nelle vicinanze), venne fatta esplodere all’altezza del civico 21 di via Mariano D’Amelio. Persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio). L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, che al momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.

Palermo non dimentica, Palermo commemora. Ed è così che al grido di  “fuori la mafia dallo Stato” in tanti sono voluti essere presenti nel luogo della strage, a distanza di quasi trent’anni e nonostante le restrizioni contro il Co.Vi.D./19. Non solo per testimoniare affetto, cordoglio e vicinanza, ma anche per chiedere con forza Verità e Giustizia laddove, dopo troppo tempo, purtroppo ancora non ci sono.

I giorni della “memoria indelebile”

Tra i partecipanti alla commemorazione molti parenti delle vittime, i rappresentanti di svariate associazioni per la legalità, alcune personalità del panorama politico italiano, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, l’ex pm Roberto Tartaglia – oggi Vice Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) -, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, il giudice Leonardo Guarnotta (tra gli istruttori del Maxiprocesso), Don Luigi Ciotti e tanti ancora.

Anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha preso parte alla cerimonia con un video messaggio inviato a distanza, diffuso durante la manifestazione organizzata dal centro studi intestato al magistrato e alla sorella Rita, in cui ha sottolineato come “la strage di via D’Amelio è una ferita ancora aperta e uno dei fatti più bui della nostra storia”. “Borsellino”, ha aggiunto Sassoli, era un giudice che aveva il senso dello Stato, un magistrato scrupoloso, coraggioso nell’applicazione delle leggi, un esempio su come si deve amministrare la giustizia. Con il suo amico e collega Giovanni Falcone ha incarnato pienamente l’impegno rispetto ai valori della legalità. Ricordare le stragi del 1992 vuol dire anche valorizzare la professionalità e la straordinaria umanità di questi servitori dello Stato animati da principi etico-morali, due persone che amavano la vita, consapevoli dei rischi. Le loro strategie investigative e il loro metodo di lavoro”, ha sottolineato il presidente, “continuano a rappresentare un modello virtuoso della lotta alla criminalità organizzata. Sconfiggere le mafie”, ha concluso Sassoli, “è possibile con scelte appropriate: l’Europa ha riconosciuto, per esempio, l’importanza della normativa italiana sulla confisca dei beni e sul loro utilizzo in favore della collettività”.

Toccante è stato soprattutto il pensiero espresso da Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni ucciso a Capaci e presidente dell’omonima Fondazione ad honorem del fratello1, che ha voluto manifestare la propria gratitudine a Borsellino omaggiando la sua famiglia e tutta la città di Palermo con un dipinto murale – opera di Andrea Buglisi – che ha completato “La Porta di Giganti” raffigurando vicini gli sguardi dei due magistrati, colleghi e amici: “Per chi ha vissuto quei giorni la memoria di quell’orrore è indelebile, ma conforta che il ricordo delle vittime resti vivo a dispetto del tempo passato e che sia diventato patrimonio di tutti, anche di chi quel giorno non era nato. Con Paolo Borsellino, che rimase al suo posto pur sapendo di rischiare la stessa sorte di Giovanni Falcone, non ricordiamo solo l’uomo, le sue grandi qualità, il suo coraggio, ma soprattutto i suoi valori, quel senso di giustizia e di libertà che deve ispirarci tutti”.

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Via D’Amelio, tra tanti dubbi e poche certezze

Per l’anniversario della strage è stato allestito un fascio di luce tricolore che ha avvolto e abbracciato l’albero di ulivo piantato in via D’Amelio in memoria del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. L’impianto di illuminazione artistica, proposto da Salvatore Borsellino – fratello minore del magistrato ucciso dalla mafia – e realizzato da AMG Energia Spa, è stato anche fortemente voluto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha presenziato all’accensione dei led lunedì 19 luglio alle ore 21:00: “Accendiamo l’Albero della Pace, simbolo di cambiamento di una città non governata più dalla mafia, per fare memoria e chiedere giustizia”, ha dichiarato Orlando. “Per non dimenticare i troppi depistaggi orditi da uomini di Stato che hanno allontanato la verità per troppo tempo. È anche un messaggio di impegno e di futuro nel rispetto della legalità del diritto e della legalità dei diritti di tutti e di ciascuno, senza discriminazioni e violenze”.

Come ogni anno, a pochi passi dall’albero divenuto simbolo e nell’ora esatta dell’esplosione, sono stati scanditi i nomi di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi.
Spontanei e dovuti gli applausi dopo il minuto di silenzio.

La celebrazione di quest’anno è stata un’occasione per dar voce a chi non è sempre sotto la luce dei riflettori, come gli agenti delle scorte sopravvissuti o gli stessi familiari delle vittime di mafia.
Ma sono ancora troppi i misteri che circondano la strage di via d’Amelio: chi ha veramente ordinato la morte di Borsellino e perché? Come mai il gotha di Cosa Nostra accelerò il progetto di attentato e cosa aveva scoperto? Chi ha preso l’agenda rossa dall’auto in fiamme? E chi si aggirava in maniera occulta in via d’Amelio negli attimi immediatamente successivi all’esplosione?
Un incontro, moderato dal giornalista Paolo Borrometi, tra i magistrati Sebastiano Ardita, Roberto Scarpinato, Giovanni Spinosa e l’avvocato Fabio Repici ha cercato risposte ad alcune di queste domande.

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Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

Note di riferimento:

  1. La Fondazione Falcone è stata costituita a Palermo il 10 dicembre del 1992 con l’impegno principale di promuovere, attraverso attività di studio e di ricerca, la cultura della legalità nella società, in particolare nei giovani.

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