Palmina amara terra mia – Grande teatro ieri sera a Lizzano, con Barbara Grilli attrice e Giovanni Gentile, nel ruolo di autore e regista, due artisti baresi, legati insieme dal teatro sociale.
Quello tosto che picchia duro sull’omertà.
Scrivono Barbara e Giovanni, nel loro sito, oltre a fare teatro, bene o male lo giudichi il pubblico, “promuovono e presenziano a manifestazioni contro le mafie, contro la violenza sulle donne
Loro dicono di essere: “il nemico pubblico di sindaci e assessori pigri perché si mettono a martello pneumatico per promuovere la verità, in tutte le sue forme”.
Il monologo, visto ieri in Piazza Matteotti a Lizzano, dopo 40 anni, affronta il caso umano, giudiziario, di Palmina Martinelli, 14enne fasanese bruciata viva perché non voleva prostituirsi.
Chissà perché osservando il cielo ieri lo scrivente aveva pensato a Maria Goretti, vissuta a cavallo del XIX e XX secolo, che a soli 12 anni viene uccisa dopo un tentativo di stupro.
A nostro avviso anche Palmina è una santa come la piccola Maria che la chiesa Cattolica venera come martire.
Fatta questa chiosa religiosa veniamo allo spettacolo di ieri
Barbara Grilli tiene bene la scena, fa suo il proscenio e affabula il pubblico con un testo che richiama in prima battuta il contorno della cronaca di quegli anni.
Siamo nel 1981, quarant’anni fa e cosa c’era negli anni 80? Non siamo ai ‘Migliori anni della nostra vita’. E’ qualcosa che ha a che fare con droga e prostituzione, in quella Fasano crocevia di tre province pugliesi.
Lo spettacolo di ieri punta il dito contro l’errore giudiziario
Nei tre gradi di giudizio si è passati dall’insufficienza di prove all’assoluzione perché il fatto non sussiste e questo nonostante il giudice Magrone abbia registrato l’accusa della giovane contro i suoi assassini.
Particolare toccante il riferimento al pubblico ministero Nicola Magrone che nell’approcciarsi all’intervista a Palmina riferisce di “un tronco fumante”.
La ragazza pur con ustioni del 2° e 3° grado sul 70% del corpo è rimasta vigile per 9 giorni dicendo continuamente i nomi dei suoi assassini.
Il caso della giovane fasanese è tornato alla ribalta dopo la recente decisione di non archiviazione da parte dei giudici della Cassazione.
I protagonisti
Giovanni Costantino, all’epoca diciannovenne e impegnato nel servizio militare, è il ragazzo di cui Palmina è innamorata: i due si scrivevano delle lettere d’amore.
Ma nonostante la giovane età Giovanni Costantino è già stato in carcere: insieme al fratellastro Enrico i due circuiscono ragazzine da avviare alla prostituzione.
Lo stesso destino toccato alla sorella di Palmina, Franca Martinelli
La sorella, dopo essere rimasta incinta di Enrico Bernardi era andata a vivere con lui in una chiesta sconsacrata e qui l’aveva costretta a prostituirsi dopo la nascita della bambina che portava in grembo.
Barbara Grilli ci porta dentro la cronaca e la scena dell’efferato delitto, citando gli sviluppi del caso giudiziario.
Palmina non si è suicidata
L’attrice tra tutti cita una perizia fatta dall’anatomopatologo Vittorio Pesce Delfino, docente nell’Università di Bari.
Utilizzando recenti tecniche di analisi di immagine computerizzata, nel laboratorio della Società Consortile Digamma, sulle ustioni di Palmina.
”Il volto di Palmina era protetto scrive tra l’altro Pesce Delfino – con entrambe le mani prima dello sviluppo della vampata e quindi dell’innesco dell’incendio.
L’incendio fu quindi provocato da altri”.
Che dire alla fine di questa cronaca estiva? Siamo andati via emozionati dopo più di un ora di spettacolo di forte intensità che scuoteva l’anima.
Il pensiero di questo volto di Palmina proposto tante volte a Chi l’ha visto, ci torna ora in modo diverso, quasi familiare, sublimato dal teatro.
Quello che rende lo spettatore protagonista della storia (il noi siamo…) in piena sintonia con l’artista. Ben fatto!