Tutto ebbe inizio nel Seicento con l’insediarsi della dominazione spagnola dopo la sconfitta degli aragonesi; tra i tanti cambiamenti imposti dalla nuova corte spagnola uno riguardò l’arte che con i nuovi dominatori assunse nuove forme abbandonando l’antica forma classica.
Il nuovo stile aveva lo scopo di sorprendere, di stupire e di stimolare l’immaginazione e la fantasia. La fioritura dell’arte barocca a Lecce avvenne a partire dal 1571, quando, con la battaglia di Lepanto, fu definitivamente allontanata la minaccia delle incursioni da parte dei turchi ed ebbe inizio un periodo di pace che determinò sviluppi positivi nel campo della nuova cultura e dell’arte.
La corrente artistica raggiunse il suo momento topico e di massima fioritura nella seconda metà del XVII° e perdurò per buona parte del Settecento. Essa si diffuse in tutta Puglia favorita oltre che dal contesto storico, anche dalla qualità della pietra locale impiegata; la pietra leccese, un calcare tenero e compatto dai toni caldi e dorati adatto alla lavorazione con lo scalpellino.
Lecce, che fino alla fine del Cinquecento costituiva una città fortificata raccolta attorno alla mole severa del Castello di Carlo V, conobbe così un periodo di intenso sviluppo artistico e culturale che riguardò anche le attività commerciali ed economiche. Fu dalle autorità religiose, a cominciare dal vescovo Luigi Pappacoda, che giunse un impulso fortissimo alla costruzione degli edifici e dei monumenti che, nell’arco di quasi duecento anni, plasmarono l’immagine della città.
Il nuovo stile chiamato barocco in un primo momento interessò solo gli edifici sacri e nobili, ma successivamente le esuberanze e le estrosità scultoree barocche, i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi trionfarono anche nell’architettura privata, sulle facciate, sui balconi, negli androni e sui portali degli edifici. Nel riadattare le chiese alle nuove liturgie post-tridentine, molti edifici di costruzione medievale furono “rinnovati”, mediante abbellimenti con stucchi, marmi e decorazioni varie, che fecero assumere a queste l’aspetto di chiese barocche.
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Alla nascita ed allo sviluppo del barocco leccese contribuirono, inoltre, vari altri fattori: un periodo di pace e stabilità politica come detto, la presenza in città e nella sua provincia di ordini religiosi della Controriforma, una mentalità ed un gusto “spagnolo”.
La ricchezza di elementi decorativi agricoli e floreali è metafora naturalistica e solare della “grazia di Dio”. Tra i frutti più rappresentati nelle decorazioni scultoree si incontrano la pigna, simbolo di fertilità e di abbondanza; la mela, simbolo della tentazione ma anche della redenzione; il melograno, simbolo della Resurrezione, della Chiesa (i semi sono i fedeli), della fertilità; la vite, attributo di Cristo, simbolo eucaristico, sangue di Cristo nella sua passione. Oltre alla città di Lecce numerosi altri centri del Salento, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Settecento, furono investiti dalla nuova corrente architettonica che prevedeva fasti, una ricchezza di particolari e ricami architettonici, fregi e sculture sulle costruzioni più importanti: chiese in primis, ma anche su altri monumenti, porte cittadine, palazzi nobiliari e quant’altro. Quella che allora era più nota come Terra d’Otranto si arricchì così nel corso di due soli secoli di inestimabili tesori che ancora oggi conferiscono uno straordinario valore artistico e culturale ai centri storici e rappresentano il vanto dei loro residenti.
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La fastosità delle decorazioni ha fatto sì che questa corrente artistica prendesse il nome di barocco, nello specifico locale caratterizzato dalle lavorazioni su questo tipo di pietra e tutte nello stesso stile è ancor più noto come “barocco leccese”. Lecce è così diventata nel tempo la “capitale del barocco” e ad essere pignoli “capitale del barocco leccese”, la punta di diamante di questi fasti architettonici consegnando alla storia monumenti barocchi decisamente belli e spettacolari tanto da attirare l’ammirata attenzione non solo di studiosi ed esperti dell’arte ma di una quantità veramente esponenziale di turisti provenienti da tutto il mondo.
Quando si parla della Puglia o si programma un viaggio in Puglia questo ormai inizia dal Salento, dal sud della penisola, riconosciuta come detentrice di un patrimonio architettonico, paesaggistico, artistico e culturale veramente unico che affascina e stupisce, insomma da sindrome di Stendhal. Basterebbe fermarsi a guardare i turisti che con il naso in su restano fermi ore ed ore per ammirare fregi, sculture e ricami architettonici aiutandosi magari una pregevole ed una documentata guida artistica; ed il barocco finisce pe fare la differenza tra l’area ionico-salentina ed il resto del mondo grazie alla incomparabile bellezza dei suoi monumenti. Insomma per molti la Puglia è il Salento.
Un itinerario nella Lecce barocca non può che iniziare dalla Chiesa di Santa Croce, forse l’esemplare architettonico più pregevole (o comunque uno dei più noti) dell’intera città.
Francesco Zimbalo è ricordato come l’autore di questo primo esperimento dell’originale espressione barocca leccese, noto soprattutto per la grandiosa facciata superiore, dove una fila di cariatidi che strizzano l’occhio all’arte ellenica sorregge la balaustra dove si sollazzano figure di putti.
Il rosone, cuore della composizione e dallo straordinario impatto scenografico è il fiore all’occhiello della facciata di Santa Croce: un raffinato esemplare di delicatezza attorniato da foglie d’acanto e affiancato da due sottili colonne che lo incorniciano. In tutto il resto della facciata, figure antropomorfe ed animali sembrano agitarsi in un complesso equilibrato: si possono riconoscere fiere, frutti, alberi e fiori, angeli e stemmi.
Le tre navate interne sono un inno alla grandiosità e il soffitto a cassettoni dorati dona un tocco di preziosità ad un’opera molto amata dalla popolazione leccese. La visita fra le striature barocche di Lecce prosegue verso il contiguo Palazzo dei Celestini, struttura annessa alla Chiesa e che comporta anche un convento. Il complesso così come appare oggi è stato costruito nel 1549, ma è nel 1600 che i lavori subiscono un incremento artistico notevole, grazie al già citato Zimbalo e a Giuseppe Cino.
I fregi delle numerose finestre che si aprono sul prospetto ricorda infatti lo stile della Chiesa di Santa Croce mentre il portale principale è attorniato da un fregio di putti festosi e di Il centro del barocco leccese si trova a qualche passo da Piazza Oronzo, precisamente nel complesso del Duomo cittadino. Sono numerosi i monumenti presenti nel luogo: dalla cattedrale ai Palazzi dei Vescovi, dal seminario all’antico campanile.
Il Duomo sorge curiosamente in una posizione insolita rispetto alla piazza, a cui mostra il lato sinistro e non l’ingresso principale, motivo per cui è proprio la zona mancina ad essersi sviluppata maggiormente dal punto di vista artistico. Edificato nel 1144 e ristrutturato nel corso del 1200, il Duomo fu terminato nel 1670 con tanto di edificazione del maestoso campanile adiacente.
La statua di San Oronzo sorge sulla cima della cattedrale attirando l’attenzione dei visitatori e dei fedeli, sormontando uno dei più esemplari scorci dell’architettura sacra barocca del salentino. L’ingresso principale del Duomo risulta invece essere quello più sobrio e meno elaborato dal punto di vista artistico, pur rimanendo molto pregevole nelle finiture e nei dettagli. Al suo interno sfoggia una serie di tele molto pregiate dipinte da Antonio Niso, raffiguranti scene bibliche quali la storia di Noé, o ancora l’Assunzione della Vergine Maria.
Il campanile adiacente, alto ben 72 metri, è il simbolo dell’egemonia della città sul territorio del Salento. La struttura, che si compone di cinque piani in pietra leccese, è sormontata da una cupola che sfoggia l’effige del santo protettore della città e della piazza.
La collocazione del campanile non è casuale: esso si trova in quella posizione per dare un impatto maggiore nel visitatore della piazza. Sulla destra della Cattedrale si trova il Palazzo del Vescovado, chiamato anche Episcopio, edificato sulle rovine di un edificio del 1400. La struttura, a forma di “L”, ha tre piani e un ingresso monumentale.
Originale anche il Seminario, situato nella parte della Piazza che un tempo ospitava le botteghe cittadine; opera di Cino, questo pregevole esemplare di barocco leccese era considerato, all’epoca in cui fu costruito, una delle meraviglie del mondo conosciuto. Il perché non è certo un mistero: le sue linee armoniose e raffinate, la cura della scelta dei marmi e delle pietre lo rendono un edificio davvero apprezzabile e ben conservato. L’atrio nasconde a primo acchito elementi interessanti, come il piccolo pozzo, opera particolarmente ricca di elementi barocchi fra cui putti, frutti e fiori.
Oggi all’interno del palazzo si trova il Museo Diocesano di Arte Sacra. Non mancano fra le pieghe più nascoste della città esempi lodevoli di arte meno noti, come le Chiese minori realizzate dal genio di Cino e altre piccole espressioni di creatività che hanno contribuito a rendere la città salentina maestra nel tema dell’architettura barocca.
È una fase prematura dove il barocco non è ancora distinguibile come una corrente unica che più tardi la definirà “leccese”, mentre quando Lecce assumerà anche il controllo del polo economico e culturale del Salento, gli altri centri salentini tenderanno a guardare alle sue costruzioni rendendo così unitario il barocco dalla seconda metà del Seicento.
È proprio a questo periodo che risale il rifacimento della facciata della Chiesa di Santa Croce, che diventa così come la possiamo ammirare oggi, ultimata nel 1656 dal lavoro di Cesare Penna.
Fu però Giuseppe Zimbalo l’architetto che si occupò della realizzazione delle maggiori opere barocche di Lecce: su tutti assumeranno importanza centrale nella fisionomia barocca di Lecce la Cattedrale del Duomo e il Palazzo dei Celestini con il relativo convento, che si affianca alla Chiesa di Santa Croce come se fosse la sua naturale prosecuzione. Molto particolare è il complesso di Piazza Duomo, che vede la grande opera barocca non soltanto nella Cattedrale, ma anche lungo tutto il perimetro del grande Palazzo Vescovile e del Seminario, sovrastati dal Campanile, per una struttura complessiva unica che la fa diventare la piazza più bella d’Italia realizzata in stile barocco.
All’opera di Giuseppe Zimbalo, che realizzerà lavori anche in altri centri salentini come vedremo più avanti, si affianca quello di altri architetti tra cui il più rilevante è Giuseppe Cino, dalla cui fantasia e maestria verranno fuori opere importanti come la Chiesa di Santa Chiara e la Chiesa del Carmine.
Oggi la chiesa di Santa Chiara sorge nell’omonima piazzetta adiacente a Piazza Sant’Oronzo e sorveglia ogni sera la movida giovanile. Sempre per volere dello Zimbalo venne issata in Piazza Sant’Oronzo la Colonna del Santo, con capitello barocco a sorreggere la statua.
In questa piazza si possono ammirare altre opere barocche come il Sedile del 1592 (antica sede dell’amministrazione, dotata di un grande portale trasparente, perché questo era il concetto di “trasparenza” pubblica del tempo) e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del 1590. Galatina, città forse meno nota di Lecce ma ricca di storia e di pregevoli opere d’arte, custodisce diverse opere barocche, tra cui la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo con una bellissima facciata tipica dall’inconfondibile stile barocco.
Ma la vera perla della cittadina è la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, del trecento con i suoi meravigliosi affreschi. Grazie a questa basilica, Galatina è definita l’Assisi del sud. Nel centro storico della cittadina è possibile ammirare le case con delle straordinarie facciate in stile barocco. Passeggiando per Galatina, soffermati ad ammirare i suoi bellissimi palazzi come il Palazzo Venturi, Il Palazzo Congedo e il Palazzo Ducale di arte barocca. Anche nella cittadina di Nardò (il secondo centro abitato più grande della provincia di Lecce) è possibile ammirare palazzi e chiese realizzate in stile barocco.
Il centro storico della città è ricco di testimonianze dell’arte barocca; in Piazza Salandra , nel cuore della città, è possibile osservare il Palazzo della Pretura, nella cui facciata è integrata la Torre dell’orologio, il Sedile, il quale fu costruito nel momento della costituzione dell’Università di Nardò.
Con uno stile rinascimentale e barocco, la Guglia della Immacolata Concezione, collocata nel centro della piazza e alta circa 19 metri, desiderata dai cittadini come forma di devozione.
A Galatone troviamo un’importante testimonianza del periodo barocco con il Santuario del Santissimo Crocifisso della Pietà, il miglior esempio barocco della città e tra i più importanti del Salento. La chiesa risale al primo barocco, essendo stata costruita verso la fine del Seicento nel corso di un decennio. Fu realizzata per gli aspetti caratteristici decorativi da Giuseppe Zimbalo. Custodisce un’immagine del Crocifisso del più antico periodo bizantino cui si attribuivano diversi miracoli. Sulla facciata il portale principale è sovrastato da una statua di Gesù in vita accompagnato da alcuni angeli.
Ai lati, sono ben in mostra le statue dei quattro evangelisti, due per parte. Sulla parte superiore, in alto, si distinguono infine le statue di San Pietro da un lato e di San Paolo dall’altro. All’interno, l’altare principale è realizzato in pietra leccese, decorato e sfarzoso come vuole la tradizione barocca e dove dei bassorilievi mostrano ai più attenti le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
Le chiese di Nardò sono tante circa trenta, tutte molto belle ed eleganti e con stili architettonici diversi a testimonianza delle diverse influenze che hanno attraversato questa città. Le più importanti sono: la Chiesa di Sant’Antonio, la Chiesa di San Domenico, Chiesa di San Trifone e la Basilica Santa Maria Assunta. Quest’ultima è considerata la perla dell’arte barocca. La Basilica fu costruita nel 1090 ad opera dei monaci Benedettini. Inoltre nella cittadina di Nardò è possibile visitare numerosi altri Palazzi storici ed il castello degli Acquaviva.
Segue II° parte.
Giacomo Marcario
Comitato di Redazione de Il Corriere Nazionale