Un’organizzazione che portava in Italia migranti ritenuti molto pericolosi è stata smantellata dalla squadra mobile della questura di Cagliari. Il trasporto avveniva con una barca a vela che è stata sequestrata
“Uomini di potere” potenziali “bombe per l’Europa”. Così venivano definiti dagli organizzatori di un traffico migranti dal Nord Africa i loro ‘clienti’. È quanto emerso dalle intercettazioni della squadra mobile della questura di Cagliari che ha smantellato l’organizzazione e arrestato Murad Zaouli, tunisino di 62 anni, e Gustav Peinkert, tedesco di 26, ritenuti ai vertici dell’associazione criminale. Il veliero ‘Corto Maltaise’ di 17 metri, utilizzato per il trasporto di migranti, è stato sequestrato. L’imbarcazione, battente bandiera olandese, è stata abbordata a circa due miglia a largo della spiaggia di Piscinnì, nella costa Sud Occidentale della Sardegna.
L’operazione è stata decisa dopo che dalle indagini era emerso come l’organizzazione si apprestasse al trasporto in Italia di migranti magrebini ritenuti altamente pericolosi. Le misure cautelari emesse dal gip di Cagliari sono state eseguite su disposizione della Dda di Cagliari, con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia. Il veliero, dopo aver fatto scalo un giorno in Tunisia e due giorni a largo delle coste algerine, è stato poi localizzato a 50 miglia a Sud della Sardegna, dopo sei giorni di missioni di ricerca, da un velivolo Atr42 della Guardia Costiera. Quando è scattato l’abbordaggio da parte du due motovedette della Guardia Costiera, con a bordo gli uomini della Squadra Mobile a bordo non vo arra alcun migrante.
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Cagliari, erano state avviate un anno fa, dopo lo sbarco a Capo Malfatano, in provincia di Cagliari, di cinque tunisini e due tibetani. I migranti furono avvistati da alcuni bagnanti mentre scendevano a terra dal tender partito dal veliero e fermati dai carabinieri, chiamati dal gestore di un chiosco, per poi essere portati nel centro di accoglienza di Monastir (Cagliari). Dopo quello sbarco la Squadra Mobile ha attivato intercettazioni telefoniche e ambientali. È stata così scoperta l’organizzazione con ramificazioni internazionali, in grado di trasportare in Italia decine di stranieri provenienti dal nord Africa e dai paesi asiatici (Tunisia, Algeria, India, Cina, Taiwan, Vietnam).
Il prezzo per i viaggi verso la Penisola variava dai tremila ai seimila euro a persona: era compreso il successivo trasporto in auto verso altri paesi dell’Unione Europea. Gli stranieri venivano prelevati dalla Grecia o dalle coste della Tunisia e dell’Algeria, “da dove si poteva partire senza subire controlli”, come gli stessi indagati affermano nei dialoghi intercettati. Alcuni migranti viaggiavano con documenti autentici, ma all’occorrenza, l’organizzazione era in grado di fornirne anche falsi.
Le indagini hanno anche documentato come i due arrestati avessero organizzato il trasporto sulle coste siciliane 19 stranieri, di origine vietnamita e di Taiwan, che prima erano stati fatti transitare attraverso la Turchia e poi imbarcati in Grecia. In quella occasione, il veliero aveva stazionato nella rada del porto di Siracusa per tre giorni. La segnalazione della Squadra Mobile di Cagliari, sotto il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia, aveva consentito alla Questura di Siracusa d’intervenire e di bloccare tutti i migranti a bordo, dopo il loro sbarco in una parte nascosta dello scalo marittimo.
Con la perquisizione del veliero, i poliziotti hanno ritrovato dei fogli, in diverse parti della barca, con scritte in inglese alcune istruzioni a cui i migranti avrebbero dovuto attenersi per evitare di essere scoperti: “non parlare mai con il Capitano”; “non entrare nella stanza del Capitano e nel bagno dell’equipaggio”; “non fare nessuna foto”; “non gettare in mare la spazzatura”; “non salire mai in coperta durante le ore del giorno”; “non prendere cibo se non autorizzati ma solo acqua”; “pulire ciò che viene sporcato”; “non fumare nelle cabine”. Le istruzioni terminavano con un quasi ironico “benvenuti a bordo”.
AGI