Principale Arte, Cultura & Società Taranto- Mostre, canti e balli in Città Vecchia

Taranto- Mostre, canti e balli in Città Vecchia

Taranto – Mostre, canti e balli in Città Vecchia
di Eleonora Vecchioli

Per le strade della Città Vecchia, in data 21 agosto, si è tenuta una mostra lungo via Paisiello e altri vicoli un po’ dimenticati, la cui tematica si è basata sulle tradizioni del tarantino.

Le strade sono state abbellite con sculture d’arte moderna, foto rappresentanti Taranto e il suo spirito e tanta, tanta musica popolare.

L’evento è stato organizzato dall’associazione Tarantìnidion con l’intento di far rivivere e ridare un po’ di luce a quelle zone tanto trascurate del Borgo Antico; a collaborare, anche l’associazione Artava, con sede nell’Antro della Sirena – gestito dalla suddetta –, facendo visitare l’ipogeo e la chiesetta paleocristiana all’interno del palazzo storico-nobiliare Barion.

All’iniziativa ha preso parte anche la pittrice Rosanna De Pasquale (portando con sé alcune opere da esporre), alla quale ho avuto il privilegio di fare qualche domanda, così come a Cinzia Pizzo (ricercatrice di tradizioni popolari tarantine e non) e a Vincenzo Ludovico (project manager e ricercatore di storia locale e cultura del territorio).



La prima intervista (Cinzia Pizzo e Vincenzo Ludovico)


Innanzitutto, lei come mai si è trovata qui, a partecipare all’evento?


Cinzia Pizzo: “Io sono Cinzia Pizzo e faccio parte dell’associazione Tarantìnidion, che ha organizzato questo evento. Abbiamo pensato di coinvolgere questi giovani talenti e recuperare questa via che è un po’ abbandonata e non viene mai presa in considerazione, nonostante sia la parallela di Via Duomo.
L’abbiamo ripulita completamente, togliendo tutte le erbacce, e abbiamo trovato di tutto e di più. E quindi, poi, abbiamo realizzato questa mostra e recuperare un po’ la strada.”

Vincenzo Ludovico: “Sì, diciamo che con l’evento di oggi, l’associazione Tarantìnidion ha voluto in un certo qual modo, riqualificare e recuperare quegli angoli con l’esattezza di Via Paisiello, quegli angoli un po’ dimenticati e caduti in disuso, diciamo.
L’obiettivo della mostra di questa sera è proprio questo, andare a riqualificare, ripristinare e valorizzare le finestre murate, le porte sbarrate, le mura fatiscenti e quant’altro.”



La tematica della mostra?


Vincenzo Ludovico: “Allora, diciamo che c’è quasi un mondo da dire sulla tematica, perché noi sostanzialmente, ci occupiamo anche di ricerca storica e diciamo che la punta di diamante di questa mostra è dedicata, è un omaggio a Francesco Troilo, sindaco di Taranto e considerato uno dei primi pionieri della fotografia di reportage della Città Vecchia e non solo; lui andava a prediligere la ricerca storica fatta sul momento, tra la gente e per la gente (lavoratori del mare, contadini e altri).
Perciò, abbiamo pensato come associazione, di analizzare anche l’aspetto artistico, contattando i ragazzi tarantini, gli artisti locali e non per creare una sinergia anche con i ragazzi stessi.”

Cinzia Pizzo: “Quindi, riempiremo la via di un po’ di musica, perché ci occupiamo anche di quello: il ripristino delle tradizioni, quindi anche della rivalutazione delle tradizioni e quindi porteremo un po’ di musica itinerante.”



E dato che Taranto è piena di tradizioni, tante cose caratteristiche della Puglia in sé e ha avuto tante influenze: come la risolleviamo? Come facciamo a far riemergere la sua storia e le sue bellezze?



Cinzia Pizzo: “Personalmente, sono più di vent’anni che mi occupo del recupero delle nostre tradizioni e quindi anche della nostra danza, della pizzica, la insegno e non solo: facciamo diverse ricerche storiche e a breve uscirà un docufilm sul tarantismo. Ci sono delle interviste che abbiamo fatto a degli anziani già dal 2005 e queste già rappresentano una memoria storica, quindi è un documento che vale la pena conservare; in più, facciamo anche degli spettacoli itineranti, che consistono nel portare in giro la gente, con la forma di una visita guidata, a tappe, e ogni volta proponiamo un canto o qualcos’altro della cultura tarantina.
Abbiamo anche ripristinato il “Carnevale di una volta”: da ricerche fatte, sono state scoperte delle maschere popolari risalenti alla metà dell’Ottocento, tipiche del tarantino.
È un cantiere aperto, diciamo, dato che noi ci dedichiamo molto a questo.”

Vincenzo Ludovico: “In aggiunta, diciamo che questa è una sorta di integrazione: il docufilm a cui stiamo lavorando verterà su un focus, ossia la differenza e la correlazione tra il tarantismo tarantino e quello salentino, date le differenze nelle origini. Il nostro è un antico rituale che deriva da altri antichi rituali magnogreci, quindi prettamente pagani: basti pensare che, da ricerche condotte, il tarantismo tarantino possa derivare da antichi culti o rituali come, ad esempio, i baccanali (le donne in preda a un momento di follia che cadeva in un dato periodo dell’anno – le menadi o baccanti – davano sfogo ai propri sensi e si divertivano).
Quindi, stando alle ricerche storiche, il nostro tarantismo sembra derivare da questi antichi culti magnogreci.”

Cinzia Pizzo: “Inoltre, in periodo natalizio, esponiamo dei presepi in bottiglia e attorno a questa mostra, costruiamo degli eventi: invitiamo gente a suonare e siamo aperti ad ogni forma di divulgazione culturale e tradizionale.”

Vincenzo Ludovico: “In sintesi, il cardine della nostra associazione è proprio questo: rispolverare e valorizzare tutte le tradizioni popolari che da sempre aleggiano intorno alla Città Vecchia, ma anche al Borgo Nuovo e attingiamo letteralmente dai testi antichi, ecco perché siamo sicuri di ciò che proponiamo.”


Per quanto riguarda le nuove generazioni: si dice che il futuro di Taranto sia in mano ai giovani e alcuni di loro sono interessati effettivamente al futuro della città e a risollevarla, altri un po’ meno. Come li avviciniamo?


Cinzia Pizzo: “Facendo queste cose, coinvolgendoli; in diversi hanno sposato questa causa e ne sono entusiasti, comprendendo tranquillamente il tema e creando delle opere proprio per l’occasione.”



Quindi, dobbiamo contare sugli eventi per mostrare che le tradizioni o le cose antiche non siano noiose come possono apparire alla mente tipica giovanile.



Cinzia Pizzo: “Sì beh, qui in meridione, a Taranto, è un po’ più difficile, ma a nord, ad esempio, la danza popolare spopola, appunto.”

Vincenzo Ludovico: “Viene trasmesso un messaggio fuorviante: Taranto ha una tradizione millenaria, basti pensare da chi deriva Taranto stessa. Perciò, non è propriamente arretrata, ha più avuto un momento di stand-by.
Il punto vincente di quest’evento è proprio la ricerca storica, proprio perché in base all’itinerario che noi facciamo, ci andiamo a documentare su ciò che verrà visitato, quindi studiamo l’ambiente e il contesto storico, andiamo a ricercare le tradizioni legate a quel determinato punto e poi rendiamo tutto tramite racconti, canti popolari e la pizzica che va a impreziosire il tutto. E forse è proprio questo il segreto vincente di quest’evento: la tradizione popolare che va ad abbracciare la musica locale anche con la stesura dei racconti totalmente inediti. ”



La seconda intervista (Rosanna De Pasquale)


Allora, vogliamo partire da chi è lei? Dalle basi?


“Sì, io sono Rosanna De Pasquale, ho frequentato il liceo artistico (Istituto di Istruzione Superiore Liceo Artistico “V. Calò”) tanti anni fa e quindi mi sono affacciata – grazie a una tecnica che ci fece vedere un professore dell’epoca – alla tecnica dello sbalzo. Quindi, una volta diplomata, ho fatto un lavoro molto diverso rispetto al mio diploma, però poi ho iniziato a partecipare a delle mostre, dei concorsi e ho portato avanti la tecnica dello sbalzo.
Naturalmente, non sono partita così: c’è stata un’evoluzione, ho fatto degli esperimenti fino ad avere una tecnica tutta mia. Alla fine, ho incontrato degli amici pittori e abbiamo formato un gruppo: ”L’impronta”, che opera da trent’anni. Facciamo mostre, eventi e ci organizziamo noi.
Poi faccio la mamma e la nonna a tempo pieno, ma riesco a trovare spazio per quest’attività che è principalmente un piacere perché dipingo per me stessa, mai faccio un quadro per gli altri.”



E l’ispirazione dove la trova?


“Io sono partita tanti anni fa dai soliti quadri, più meno realisti, però man mano li deformo. Ho fatto maggiormente quadri su temi sociali: sul lavoro minorile, sul razzismo, sull’inquinamento, sempre quadri tematici.
Difficilmente faccio un quadro senza pensarci su, tant’è che mi documento sempre con cura, prima di crearne uno.”



Anche le mostre sono tematiche?


“Sì, noi facciamo sempre eventi tematici, infatti l’ultima mostra l’abbiamo fatta al Castello Aragonese sul castello stesso perché è sempre stato una difesa per la città; abbiamo fatto la mostra sul centenario della seconda guerra mondiale, sull’Unità d’Italia. Abbiamo sempre un tema che studiamo e poi sviluppiamo.
Io, poi, tengo molto ai miei quadri e li faccio per me: non per far piacere agli altri, non per venderli, però è una scelta che fai.”



Quindi lei non commercializza le sue opere?


“Se qualcuno volesse un quadro mio, mi farebbe piacere, ma non creo un quadro con quell’intento, altrimenti mi baserei su altri generi: più paesaggi, palazzi, visi di santi, cose più commerciali che possono piacere di più.
Però ecco, io dipingo ciò che mi piace; se poi qualcuno apprezza il mio quadro, mi fa moltissimo piacere, ma non è quella la base.”



Parlando d’altro: quanto è vero il detto ”si stava meglio quando si stava peggio”?


“Sai cos’è? Prima le cose si conquistavano, c’era più comunicazione, più fantasia.
Mentre se guardi i giovani di adesso… Per me, sia il computer, sia il cellulare, hanno proprio rovinato molti ragazzi perché stanno sempre in casa a vedere sempre determinate cose. Non c’è più quella voglia di fare, di darsi da fare, di organizzare e incontrarsi: io li vedo tutti apatici, anche se ovviamente ci sono le eccezioni.
Il problema è l’uso sbagliato di cui se ne fa, specie darli in mano ai bambini, perché la mente si ammala. Inoltre, io vengo da un’altra generazione: ora tutto ti è dovuto e concesso, invece prima no, dovevi conquistare anche nei confronti dei genitori. Si è perso l’entusiasmo della conquista, perché non si fatica più per arrivare a un obiettivo.”

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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