Non ci sarebbe il rischio di un crollo della facciata esterna ma potrebbero verificarsi alcuni cedimenti interni, si apprende in ambienti giudiziari. È ancora prematuro ma quando saranno svolti tutti gli accertamenti strutturali sarà anche valutata l’ipotesi di demolire l’intera Torre del Moro.
Sono ancora al lavoro sul grattacielo di via Antonini a Milano le Squadre dei vigili del fuoco. In alcuni punti del palazzo i pompieri stanno ancora spegnendo le fiamme divampate domenica pomeriggio mentre procedono le verifiche in ogni singolo appartamento della torre di 18 piani.
Non ci sarebbe il rischio di un crollo della facciata esterna ma potrebbero verificarsi alcuni cedimenti interni, si apprende in ambienti giudiziari. È ancora prematuro ma quando saranno svolti tutti gli accertamenti strutturali sarà anche valutata l’ipotesi di demolire l’intera “Torre del Moro”.
Ci sarebbe il cosiddetto fenomeno dell”effetto camino’ tra le concause del rogo. È questa una delle prime ipotesi elaborata dagli investigatori e degli inquirenti al lavoro: le fiamme si sarebbero propagate con maggiore forza sfruttando l’aria che circola in un’intercapedine tra i pannelli che ricoprono la facciata del grattacielo e la struttura del palazzo. Al momento le ipotesi di reato al vaglio del dipartimento Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro della Procura di Milano sono quelle di disastro o incendio colposo.
Il dolore di chi ha perso tutto
Uno a uno, i volti segnati dalla notte in bianco e dal dolore per avere perso la propria casa, i residenti della ‘Torre del Moro’ si recano al banchetto allestito dalla Protezione Civile per lasciare le loro chiavi in un apposito contenitore. “Le chiavi – spiega uno degli uomini della Protezione civile – servono ai vigili per aprire gli appartamenti con più facilità”. C’è chi cerca cani o gatti, chi seduto sul marciapiede con la testa tra le mani osserva quello che resta del palazzo, uno scheletro incenerito dalla furia delle fiamme. Qualcuno piange, la maggior parte non ha voglia di parlare. Un amico cerca di consolare un ormai ex abitante del grattacielo e nel congedarsi si raccomanda: “Fammi sapere di qualsiasi cosa hai bisogno, anche delle mutande”.
“Abbiamo perso tutta la nostra vita ‘materiale’, il frutto dei nostri risparmi, delle nostre scelte. Dov’è il Comune? Deve fare subito un piano d’azione, cercarci degli alloggi per il futuro”. Mirko è uno degli sfollati dal palazzo di via Antonini e si fa portavoce delle richieste degli ormai ex residenti. “Parlo a nome di tutti. La situazione è molto grave, è inimmaginabile. Ieri ero uscito da poco di casa quando mi ha chiamato un vicino di casa per dirmi che stava bruciando tutto – racconta – sono tornato indietro e ho visto che stava bruciando la facciata con una velocità inspiegabile se il materiale era davvero ignifugo, cosa che a questo punto ritengo non fosse. Nel giro di pochissimo, bruciava tutto, sono scoppiati i vetri, le fiamme sono entrate negli appartamenti”.
Ora le sue preoccupazioni sono al domani immediato: “Il Comune ieri ci ha aiutato a trovare un alloggio, ma oggi dov’è? Qui non c’è nessun rappresentante del Comune oggi e noi abbiamo bisogno di certezze. Siamo a Milano, nella capitale economica d’Italia. Vorrei che si trovassero al più presto delle soluzioni per noi”
Cosa fa il Comune di Milano
“La magistratura è già al lavoro per chiarire la dinamica” dell’incendio, “il mio auspicio è che le responsabilità siano accertate con rapidità. La Torre del Moro è stata costruita poco piu’ di 10 anni fa e non è accettabile che un edificio così moderno si sia dimostrato del tutto vulnerabile” ha scritto il sindaco di Milano Giuseppe Sala su Facebook. “Le cause dell’incendio sono ancora in via di accertamento – ha aggiunto – Quello che però è apparso chiaro sin da subito è che il rivestimento esterno del palazzo è andato in fiamme in modo fin troppo rapido, in una dinamica che ha ricordato da vicino l’incendio della Grenfell Tower di Londra di qualche anno fa”.
“Abbiamo assistito le famiglie che non avevano una sistemazione per la notte, offrendo loro una collocazione in hotel. Nelle prossime ore lavoreremo per garantire ai residenti tutto il supporto necessario” ha assicurato Sala sui sociale, “Appena sono stato messo al corrente di quello che stava accadendo mi sono recato sul posto e ho seguito le operazioni di spegnimento dell’incendio e di messa in sicurezza dello scheletro dell’edificio da parte dei Vigili del Fuoco, che come sempre hanno operato in modo encomiabile in una situazione di estremo rischio personale, avendo dovuto lavorare allo spegnimento dell’incendio dall’interno e mettendo in sicurezza un piano per volta”.
“Sono rimasto lì fino a sera inoltrata – continua Sala – quando si è avuta conferma della notizia più importante: fortunatamente non ci sono vittime né feriti”. Un elogio infine a chi abitava nello stabile che “ha mostrato grande senso di responsabilità, bussando alle porte dei propri vicini per informarli di ciò che stava accadendo e per accertarsi che tutto fosse sotto controllo, prima di abbandonare l’edificio”.
Il racconto di Morgan
“Cadevano i pezzi della facciata e c’era tanto fumo, oltre all’incendio. È stata una scena allucinante, le fiamme erano altissime. Ci siamo spaventati e siamo scappati” ha raccontato al Corriere della Sera, il cantante Morgan, che si è trasferito da poche settimane, con la sorella e il nipote, in un loft adiacente all’edificio. “Noi stiamo nella casa di fianco. Sono scappato subito appena ho sentito il calore in casa, in un attimo è divampato il fuoco nel palazzo”, ha aggiunto Morgan in una storia pubblicata su Instagram. “Mi devo trasferire su Marte”, ha chiosato con amarezza.
“È troppo presto per fare una stima dei danni” dice Augusto Bononi, l’amministratore del condominio “Ai soliti residenti che dicono ‘abbiamo perso’, li conforto rispondendo che per fortuna tutto è successo in un pomeriggio d’estate”, aggiunge concludendo che all’interno del palazzo ormai “dovrebbero esserci solo cani e gatti”.
Quando il grattacielo di Londra bruciò come un cerino
Le mille pagine del rapporto sul rogo della Grenfell Tower, passato alla storia come l’incidente in cui hanno perso la vita piu’ persone a Londra dalla Seconda Guerra Mondiale, inchiodarono i responsabili della ristrutturazione dell’edificio, fatta in violazione delle norme di sicurezza.
Ultimata nel 2019, due anni dopo l’incendio in cui morirono anche due giovani italiani – Gloria Trevisan e Marco Gottardi – l’inchiesta stabilì che il motivo principale per cui le fiamme si erano propagate così velocemente erano i pannelli prodotti dalla Arconic e fatti di alluminio composito. In particolare “lo scioglimento e sgocciolamento del polietilene che bruciava tra due fogli di metallo”.
Ma l’ex giudice della Corte Suprema Martin Moore-Bick, puntava il dito anche contro “la preparazione e pianificazione” da parte vigli del fuoco londinesi, molto inferiore a quanto ci si aspettasse. Il personale non aveva la formazione adeguata per gestire un incidente su larga scala con un gran numero di chiamate e i vertici della London fire brigade si dimostrarono “indifferenti” e “misero a rischio la stessa istituzione” per la loro incapacità di ammettere i propri errori e di imparare la lezione da quanto accaduto.
AGI
Redazione Corriere di Puglia e Lucania