Nascerà a settembre il progetto di ricerca della Dott.ssa Beatrice Luciani che avrà come obiettivo quello di migliorare gradualmente, nell’arco di dodici mesi, il programma informatico utilizzato da molti neurochirurghi durante il proprio lavoro in sala operatoria.
L’attenzione sarà sul riconoscere, con maggiore precisione e prima di “andare sotto i ferri”, il posizionamento dei network funzionali attivi nel cervello dei pazienti affetti da alcuni tumori cerebrali, costruendo in anticipo una mappa che possa evidenziare le correlazioni tra le zone della calotta cranica che permettono di parlare, vedere e muoversi.
La missione della Dott.ssa Luciani, giovane ricercatrice del CIMeC
La Dott.ssa Beatrice Federica Luciani, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva con laurea triennale a Milano e magistrale al Centro Interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) di Rovereto, si è specializzata sull’analisi dei tumori cerebrali e, nello specifico, sui meccanismi di influenza e mutazione delle connettività tra le diverse reti funzionali.
La giovane ricercatrice veneta, oggi più che mai, appare motivata e prontissima a lanciarsi verso la conquista di ulteriori traguardi: “L’obiettivo (della ricerca) sarà quello di aiutare i clinici nella preparazione dell’intervento chirurgico di rimozione dei gliomi, i tumori cerebrali più frequenti negli adulti. Per farlo vogliamo utilizzare le neuroimmagini che raccogliamo, attraverso una risonanza magnetica, per disegnare una mappa delle aree del cervello dove avvengono le funzioni cognitive, che possono essere linguistiche e motorie o più “alte” – come quelle che regolano il pensiero o il ragionamento – così da cercare di preservarle sia durante l’intervento chirurgico sia dagli effetti della patologia”, ha spiegato la dottoressa.
La Luciani collaborerà con il Prof. Jorge Jovicich, responsabile del Laboratorio di immagini di risonanza magnetica dell’UniTrento (MRI Lab) e con il Dott. Silvio Sarubbo, direttore dell’Unità operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, per affinare e dettagliare i dati a disposizione dei medici.
Un progetto positivo e dalla doppia utilità
Il progetto, finanziato grazie ad una donazione di circa 12mila euro da parte della roveretana Fondazione Paolina Lucarelli Irion, mira a efficientare la programmazione degli interventi neurochirurgici e le competenze sulle reazioni di plasticità cerebrale nei pazienti affetti da tumore al cervello (gliomi), mediante l’utilizzo di immagini funzionali avanzate della testa.
Secondo quanto dichiarato dal Prof. Jovicich “[…]gli scopi concreti della ricerca, che prendono le mosse dai risultati precedenti della nostra collaborazione, sono essenzialmente due: migliorare l’accuratezza con cui vengono identificate nel cervello le reti funzionali, così da evitarle durante l’intervento chirurgico e per studiare la loro riorganizzazione postoperatoria; fare in modo che il protocollo di neuroimmagini possa essere usato anche in altre situazioni. Per raggiungere questi obiettivi – ha aggiunto Jovicich, docente dell’Università degli Studi di Trento – è cruciale una collaborazione stretta fra ricercatori UniTrento e clinici dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS). Devo poi ringraziare la Fondazione Paolina Lucarelli Irion – ha sottolineato – perché ci ha permesso di aggiungere un altro mattone a questa collaborazione, trovando affinità tra il progetto della nostra giovane laureata e gli scopi previsti dal loro statuto. Collaboriamo dal 2015 con l’APSS e il team del Dottor Sarubbo – ha infine concluso il professore – con l’obiettivo di sviluppare ed utilizzare immagini funzionali avanzate del cervello per migliorare la diagnosi e la cura di patologie neuro-oncologiche cerebrali”.
Il progetto appare fattibile e stimolante, soprattutto per via del fondamentale contributo clinico che sarà apportato dagli stessi medici destinatari della ricerca. Anche l’APSS, ad esempio, ha entusiasticamente voluto porre l’accento sul concetto di “continuità“: stando alle parole del dottor Sarubbo, dirigente di Unità operativa complessa multizonale, “[…]Quello che Fondazione Paolina Lucarelli Irion rende possibile è il prosieguo della lunga collaborazione tra la Neurochirurgia APSS e il CIMeC. In questi anni abbiamo raggiunto risultati scientifici di rilievo e la definizione di un circolo virtuoso che lega ricerca, qualità e innovazione nell’assistenza. Tutto questo – ha aggiunto Sarubbo – con l’obiettivo di sviluppare il settore delle neuroscienze cliniche e della medicina di precisione in campo neuro-oncologico, un settore che vede il Trentino e la APSS come una delle realtà più vive del Paese e ben inserita nel contesto internazionale. I contributi alla ricerca come questo sono essenziali per portare avanti una delle lotte più complesse della medicina, quella alla patologia oncologica, e sono fondamentali per far crescere e trattenere nel territorio trentino giovani ricercatori preziosi e qualificati”, ha concluso il medico.
Fondazione Paolina Lucarelli Irion, una visione concreta
La Fondazione Paolina Lucarelli Irion è attiva dal 2003 con sovvenzioni utili a incrementare qualitativamente strutture e studi di ricerca scientifica oncologica. La presidente della fondazione, Vivian Jourdan, ha dichiarato che “[…]Il progetto è stato scelto perché guarda al futuro e perché coinvolge una giovane ricercatrice con grandi potenzialità. Abbiamo sempre finanziato programmi specifici, che avessero un inizio e una fine, e che potessero garantire un alto grado di tangibilità: per questo molte volte abbiamo comprato e donato apparecchiature o macchinari. Questa è la prima volta che sovvenzioniamo una ricerca e lo facciamo perché vi scorgiamo quelle caratteristiche di efficacia e concretezza che caratterizzano i progetti che abitualmente finanziamo”, ha specificato la Jourdan.
In sostanza da settembre si punterà a migliorare ed estendere un software sviluppato congiuntamente dai gruppi di Jovicich e Sarubbo, affinandone la precisione e creando modelli che possano essere presentati, in tutte le loro possibilità, ai neurochirurghi che dovranno poi utilizzarli. Queste possibilità, pare, saranno successivamente allargate anche ai dati raccolti con macchine di risonanza magnetica in altre strutture sanitarie.
Fonte: TrentoToday
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania