Principale Ambiente, Natura & Salute Restituire alla comunita’ il bosco di Monteferraro: un bene di tutti

Restituire alla comunita’ il bosco di Monteferraro: un bene di tutti

Stefano de Carolis

Da qualche mese, grazie all’impegno di alcune testate giornalistiche e alle tv locali, si sono accesi i riflettori sulla annosa questione del bosco di Monteferraro, un sito di straordinaria importanza dal punto di vista archeologico, storico e naturalistico. Un territorio da preservare dai continui scempi posti in essere da incauti lavori agricoli,

in particolare con l’invasione dei tendoni di uva da tavola.

La porzione di bosco, ubicato tra i comuni di Turi e Conversano, è quello che ne rimane dei trecento ettari pertinenti all’antico feudo di Monteferraro.

Di recente, l’associazione culturale ETS “Rizomi” con Gianni Signorile, sta procedendo ad una raccolta fondi per l’ eventuale acquisto dei 6,5 ettari del bosco di Monteferraro, oggi di proprietà privata.

Il bosco di Monteferraro, pur essendo situato nel territorio di Conversano, è un luogo molto amato e conosciuto dai cittadini turesi. Infatti, nei giorni scorsi diffusasi la notizia del ambizioso progetto, numerosi cittadini di Turi, hanno risposto

all’appello contribuendo con la donazione di quote da 100 euro. Alla nobile iniziativa stanno aderendo anche diversi turesi residenti in Lusseburgo, Bologna, Cogne, Milano. Inoltre all’iniziativa stanno aderendo anche persone residenti nel nord Italia che non hanno mai visto il bosco di Monteferraro. Gente sensibile e fortemente intenzionata a mettere in salvo questo immenso patrimonio naturalistico e culturale della nostra Puglia.

È doveroso ricordare che il bosco di Monteferraro è un luogo ricco di biodiversità, coperto di alberi d’alto fusto, arbusti, piante erbacee con numerose specie vegetali, flora diversificata con alcune specie rare di orchidee; e la presenza di fauna selvatica come la volpe, la donnola ed il tasso; e di diverse specie di volatili. Nella scorsa primavera alcuni volontari di associazioni ambientaliste, nel bosco hanno rinvenuto alcune tracce riconducibili al lupo.

Sempre di recente, il grande fragno che si erge vicino l’antica cisterna, è stato sottoposto alla tutela, ed è stato inserito nella lista degli alberi monumentali di Puglia.

Nel mese di Agosto grazie ad alcune segnalazioni di esperti conoscitori del territorio di monteferraro, sono state rinvenute ben due calcare.

Le calcare erano delle apposite fornaci dove venivano cotte le pietre per la produzione della calce. Queste strutture, scavate nella terra, sono di straordinaria importanza sia dal punto di vista antropico che come testimonianza dei monumenti dell’archeologia industriale.

Il Calcarolo, era l’addetto alla calcara, un antico mestiere che con tecniche millenarie e tanta esperienza cuoceva le pietre per la produzione della calce.

Le pietre utilizzate dovevano essere idonee alla cottura, e dovevano contenere grandi quantità di carbonato di calcio.

Per la loro cottura nella calcara, la quantità di legna necessaria doveva essere pari alla quantità di pietre messe nella fornace. Basti pensare che una calcara in media poteva contenere circa duecento quintali di pietre.

Per ottenere una calce di buona qualità, il fuoco doveva essere continuo e con una temperatura costante che oscillava tra gli 800 e 1000 gradi centigradi. Dopo aver trascorso 7-10 giorni di cottura, quando dalla calcara fuoriusciva un fumo di colore giallo chiaro significava che le pietre erano cotte per produrre la calce.

Le due calcare scoperte di recente nel bosco di Monteferraro si trovano avvolte in una folta vegetazione e sono ubicate a settanta metri di distanza l’una dall’altra. Alla base della stesse sono presenti tane di volpe. Le strutture misurano un diametro di circa 15 metri ed hanno una camera di combustione con un diametro di 4 metri. Il terrapieno circolare misura 4 metri e sulla sommità della calcara sono ben visibili gli sfiati della calcara (fumarole).

Entrambe le calcare non sono state mai censite, ne tantomeno studiate.

Si è ritenuto necessario avviare la procedura di segnalazione di bene di interesse storico da sottoporre alla tutela ai sensi del decreto legge nr.110 del 22 luglio 2014 (ex1089/39). La segnalazione inviata alla soprintendenza sarà corredata da fotografie, con le relative misure delle strutture e la loro posizione topografica.

Si spera che quanto prima la soprintendenza regionale avvii la necessaria procedura di vincolo e tutela del bene.

Se il progetto di acquisto del bosco condiviso andrà in porto, si realizzerà un saggio che racconterà il bosco e la sua biodiversità. Inoltre nella pubblicazione saranno citati tutti i nomi di coloro che hanno contribuito al progetto.

Stefano de Carolis  

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