“Con il triste epilogo dello scorso campionato, il “progetto triennale” dichiarato nel 2018 dalla presidenza (salto dalla D alla B entro il 2021) ha visto il suo fallimento. Abbiamo voluto dare un’ultima chance alla società in questo avvio di stagione, nonostante – a distanza di tre anni dagli annunci del presidente Luigi De Laurentiis – a Bari non ci sia ancora ombra di progetto, tecnico e sportivo. Allo stesso tempo, speravamo che gli errori del passato potessero essere di aiuto alla SSC Bari per comprendere che i campionati non si vincono privandosi dei migliori giovani (tra l’altro, in assenza di un vero vivaio) e comprando giocatori a fine carriera; non si vincono nemmeno cambiando sei allenatori in tre anni, o sostituendo tre Direttori Sportivi nello stesso lasso di tempo (con l’aggravante di aver affrontato il girone di ritorno dello scorso campionato senza un DS). Il tutto, senza mai programmare nei tempi la stagione e nell’approssimazione più totale. Il mercato delle ultime ore, a costo zero e affidato alle sole abilità del DS attuale, è l’ennesima prova di quanto scritto sopra. La SSC Bari, ad oggi, più che una società di calcio si è dimostrata una società di Marketing di basso profilo, rivolta alla tutela della propria immagine piuttosto che impegnata a lavorare per quegli obiettivi annunciati davanti ai microfoni con una sciarpa al collo, o in diretta streaming durante la presentazione di un’anonima maglia verde. Abbiamo sopportato anche prestazioni imbarazzanti da parte di calciatori che raramente hanno onorato la maglia, talvolta subendo sconfitte in campi di cui ignoravamo l’esistenza.
Ma adesso la nostra pazienza è finita ed anche in virtù delle nuove norme riguardanti la “multiproprietà”, riteniamo opportuno prendere una posizione e fare un po’ di chiarezza: crediamo che sia giunta l’ora per la famiglia De Laurentiis di passare la mano. Avete avuto la vostra possibilità; ora date a noi la nostra. ? Con il Bari contro questa Presidenza”.
Così recita il comunicato diffuso ieri parte dei tifosi della curva nord che, contemporaneamente, hanno apposto uno striscione, la cui eloquenza fa invidia a Cicerone, contro la presidenza del Bari, rea di non aver mantenuto la promessa che prevedeva di portare la squadra in B in tre anni.
Tutto legittimo, per carità, ognuno ha il sacrosanto diritto di criticare, di contestare (civilmente come hanno fatto i tifosi in questione) e di protestare verso tutto e tutti, e noi siamo pure d’accordo su qualche punto, due su tutti: pochi giovani in rosa e poco sudore per la maglia da parte di qualche senatore. Però. E si, c’è un “però” su cui vorremmo soffermarci.
Noi vogliamo solo limitarci a fare qualche considerazione oggettiva. Lungi da noi prendere le difese di nessuno, men che meno dei tifosi e dei De Laurentiis che, come ben sapete, abbiamo spesso criticato soprattutto per la scelta scellerata di rivoluzionare la squadra lo scorso anno, colpe ammesse anche dallo stesso presidente ad una nostra precisa domanda in fase di conferenza stampa, tuttavia riteniamo che questa contestazione sia intanto prematura (le contestazioni, in genere, si fanno a campionato inoltrato quando, magari, le cose non va bene), e poi riteniamo che sia fuori luogo e anche un tantino sospetta. Intanto appare curioso il fatto che in occasione della partenza della squadra per Potenza, gli stessi tifosi abbiano salutato con estremo affetto, cori, fumogeni e quant’altro, i giocatori: 48 ore dopo hanno contestato tutti, perché la contestazione è rivolta anche a quei giocatori svincolati. Strana questa cosa. Non crediamo abbia influito il pareggio a Potenza. No, Non vogliamo crederlo. Sarebbe un’offesa all’intelligenza.
Poi ai De Laurentiis gli si è data una sola chance dopo appena due anni di C. E già, perché qualcuno di buona volontà ci deve spiegare come mai con la presidenza Giancaspro, i tifosi della nord, non hanno mai preso posizione, nemmeno per gli F24 e le tasse non versati il cui atto umiliante, se vogliamo, è ancora peggiore della resa negativa della squadra, e poi, soprattutto, sempre lo stesso qualcuno di buona volontà deve spiegarci come mai in epoca Matarrese dove i parassiti travestiti da supporter erano tantissimi, i tifosi non hanno mai contestato i mancati investimenti scaturenti dagli ingenti ricavi provenienti dalle svendite di Protti, di Cassano, di Zambrotta, di Tovalieri, di Maiellaro, di Bigica, di Amoruso e di tanti altri giocatori che a Bari hanno lasciato il segno. Strana pure quest’altra cosa.
Evidentemente qualcosa non quadra. Non sarà, mica, che si contesta per qualche favore negato? Per qualche biglietto non concesso? Per qualche notizia in anteprima non fornita a chi di dovere affetto da disturbo narcisistico della propria personalità, e che ha la necessità di mostrarsi “primo” nella divulgazione di notizie perché così fa più “figo”? Cosa che è accaduta sistematicamente con le precedenti presidenze? Probabilmente le cause sono da ricercarsi proprio qui.
I De Laurentiis, è noto, sono particolarmente allergici alla diffusione di biglietti omaggio, sia a Napoli dove – ma guarda un po’ – anche lì sono contestati, che qui a Bari, e questo, con ogni probabilità, dà fastidio ad una certa frangia della tifoseria che non sopporta questa distanza tra loro e la presidenza e che vive da parassita e da “cliens” travestendosi da tifoso per scopi personali, per ambizione spasmodica e non perché amante dei colori biancorossi.
Insomma, il sospetto è che questa contestazione sia figlia di una incapacità di sopportare e accettare queste condizioni che, invece, venivano regolarmente concesse con le precedenti gestioni.
Si incolpano i De Lautentiis di aver ceduto i due giovani Mercurio e Mane: ma, diamine, siamo sicuri che quei due giovanotti appena maggiorenni, non ancora ruspanti, che avrebbero dovuto dimostrare ancora tutto, per giunta chiusi da giocatori più esperti, sarebbero stati fondamentali per la promozione in B? Cerchiamo di essere obiettivi.
E’ vero, anche noi riteniamo che in questa campagna rafforzamento si sia badato, colpevolmente, più all’esperienza che ai giovani che, forse, sarebbero stati essenziali non fosse altro per il cuore, per la corsa e la fame che avrebbero messo in campo tutte caratteristiche che, forse, qualcuno degli attuali non potrà dare, però, oggettivamente, non crediamo che quei due potessero essere fondamentali per la promozione, obiettivo dichiarato ed imprescindibile: suvvia, siamo seri e parliamo con cognizione di causa e non con la pancia. E poi, in fondo, sono stati dati in prestito, mica ceduti. Del resto, è cosa normale per il Bari, da sempre, cedere i giocatori del vivaio. Matarrese insegna. De Laurentiis non sarà né il primo, né l’ultimo. Matarrese sopravviveva di questi affari. Ma siccome lo fanno i De Laurentiis che chiudono i rubinetti a tutti, bisogna contestarlo. Perché questo è il punto.
Ne deve mangiare la società del Bari, a prescindere dalle presidenze ricche o meno ricche, di pane duro prima di potersi permettere di trattenere giovani in odor di carriera.
E allora, sempre laicamente e da persone super partes, riteniamo che quei tifosi che hanno legittimamente e civilmente contestato, siano quanto meno ingrati oltre che, forse, in mala fede. Del resto, l’ingratitudine umana è pari alla misericordia di Dio.
E si, perché, in fondo, se ci facciamo caso, l’attuale gestione ha sbagliato solo lo scorso anno: la serie D l’ha vinta a mani basse, nel primo anno di C per un soffio non ha conquistato la promozione per colpa di un gol regolare annullato ad Antenucci e dell’infortunio di Simeri (siamo curiosi di sapere come sarebbe finita se Simeri non si fosse fatto male e se il gol di Antenucci sarebbe stato convalidato: se avesse centrato la promozione sarebbero stati tutti osannati così come lo sono stati fino al primo tempo di Reggio Emilia, invece con la sconfitta son stati tutti crocifissi e passati per bidoni assoluti), due campionati gestiti con le sinergie napoletane (per fortuna: come sarebbe finita senza il supporto napoletano? Perché questo nessuno se lo chiede) e guidate da quel dirigente prestato al calciomercato che, offensivamente, è stato etichettato, ingratamente, come “quello che, oggi, alza i tabelloni dei minuti a Napoli” e che invece ha dato al Bari quella dignità perduta vincendo un campionato e sfiorandone un altro, dunque non si può parlare di fallimento totale. Occorre parlare coi fatti e con le prove alla mano, poi le si possono pure discutere, si può anche non essere d’accordo, ma si deve parlare con i dati di fatto alla mano e non con le suggestioni o in modo prevenuto.
De Laurentiis ha solamente sbagliato lo scorso anno quando si è fidato di un DS assolutamente inadeguato che ha colpevolmente rivoluzionato la squadra, sbagliando clamorosamente, dunque, senza dolo. Per questo riteniamo che tale contestazione, per quanto legittima, sia profondamente ingiusta e, ripetiamo, figlia, probabilmente, di qualche mal di pancia di qualcuno che sta vivendo una vita grama, senza favoritismi.
Capiamo che “parturient montes, nascetur ridiculus mus” (ovvero che, forse, per ora, la montagna ha partorito il topolino) ma non sanno, costoro, che questo savonarolismo, questo gattopardismo, questo “cancel culture”, questo hic et nunc verso la presidenza nuocciono a tutto l’ambiente?
Alternative? Ci sono? E allora che vengano fuori, che si facciano avanti. Presto. Imprescindibili, però, tanti soldi da spendere e non ritirando la manina dal portafogli, perché per portare avanti una squadra prestigiosa come il Bari che deve stazionare in serie A, con qualche fisiologico salto all’indietro in B (ma anche per vincere la C), occorrono soldi, tanti soldi, soldi a fondo perduto altrimenti anche noi, che non siamo meno di zero, possiamo fare i presidenti magari appoggiati da qualche sponsor locale di mozzarelle o di ferramenta che garantirebbero si e no un quarto di stipendio mensile (manco annuale) ad un solo giocatore preso, peraltro, in prestito genuflettendosi al cospetto di qualche società che mostra pìetas cristiana verso il Bari.
E allora se c’è qualcuno pronto, prego si accomodi pure in Via Torrebella. Noi ne saremo felici. Però, in compenso, volete mettere? Si avranno notizie in anteprima tramite i social, biglietti omaggio a go-go e favori. Non sapete che gioia! E così saremo sempre in serie A. Anzi in Champions.
La certezza è che, diceva Samuel Beckett, “Ho provato, ho fallito, non importa riproverò. Fallirò meglio”.
Massimo Longo